Temi e protagonisti della filosofia

Platone, Teeteto (3)

Platone, Teeteto (3)

Giu 17

 

 

Brano precedente: Platone, Teeteto (2)

 

SOCRATE   Ah benissimo, o Teeteto, così anch’io sarò spettatore di me stesso, di quale specie di faccia ho: afferma infatti Teodoro [144e] che io l’ho simile a te. Ma se affermasse che, avendo ciascuno di noi due una lira, esse son accordate similmente, allora ci fideremmo subito o forse ispezioneremmo se chi parla è musico?

TEETETO   Ispezioneremmo se lo è.

SOCRATE   Quindi, trovatolo tale, allora ci fideremmo, mentre, trovatolo non musico, diffideremmo?

TEETETO   Vero.

SOCRATE   Dunque ecco, se adesso, credo, ci dà qualche pensiero la somiglianza delle facce, [145a] bisogna ispezionare se chi parla è pittore.

TEETETO   Mi sembra.

SOCRATE   Quindi: è forse pittore Teodoro?

TEETETO   No, per quanto, ecco, ne so io.

SOCRATE   Non è neppure geometra?

TEETETO   Assolutamente sì, o Socrate.

SOCRATE   Ed è anche esperto di astronomia, calcolo, musica e di quanto attiene all’educazione?

TEETETO   A me sembra di sì.

SOCRATE   Orbene, se afferma che noi siamo simili in qualcosa del corpo lodando in qualche maniera o biasimando, non val assolutamente la pena prestargli attenzione.

TEETETO   Forse no.

SOCRATE   [145b] Che ne dici se invece lodasse per virtù e sapienza l’anima di uno di noi due? Allora non varrebbe la pena per l’uditore di profondersi nell’ispezionare il lodato, per costui, invece, ostendersi profusamente?

TEETETO   Beh, assolutamente, o Socrate.

SOCRATE   Toh, è ora, o caro Teeteto, per te di ostenderti, per me, invece, d’ispezionarti; perché sappi bene che Teodoro, pur avendo lodato di fronte a me molti, stranieri e cittadini, non ha mai lodato nessuno come ha fatto con te appena adesso.

TEETETO   Sarebbe bello, o Socrate; ma guarda che non [145c] l’abbia detto scherzando.

SOCRATE   Non è questo il modo di fare di Teodoro; ma non sottrarti agli accordi, appoggiandoti alla scusa che costui parlava scherzando, affinché non sia anche necessitato a testimoniare – assolutamente nessuno infatti potrà accusarlo di falsa testimonianza –, ma rimani gagliardamente agli accordi.

TEETETO   Ma allora bisogna fare così, se ti pare.

SOCRATE   Dimmi dunque: impari forse da Teodoro alcune nozioni di geometria?

TEETETO   Io sì.

SOCRATE [  145d] Anche quelle di astronomia ed armonia e calcolo?

TEETETO   Mi ci profondo, ecco.

SOCRATE   Ecco, anch’io, o ragazzo, da costui e dagli altri che credo intendano qualche cosa di queste discipline. Tuttavia, per quel che riguarda le altre ho delle nozioni, misuratamente, mentre incontro un’aporia su qualcosa di poco conto che mi andrebbe d’ispezionare con te e costoro. Ebbene, dimmi: l’imparare non è forse divenire più sapienti su ciò che si impara?

TEETETO   Ecco, come no?

SOCRATE   Per sapienza, dunque ecco, credo, son sapienti i sapienti.

TEETETO   Sì.

SOCRATE   [145e] Questo, dunque, differisce forse in qualcosa dalla conoscenza?

TEETETO   Che cosa?

SOCRATE   La sapienza. E sulle cose di cui si è conoscitori non si è anche sapienti?

TEETETO   Beh, e con ciò?

SOCRATE   Lo stesso allora son conoscenza e sapienza?

TEETETO   Sì.

SOCRATE   Proprio questo, orbene, è ciò in cui incontro un’aporia e non posso capirlo sufficientemente da me, cioè che cosa mai si dia il caso sia conoscenza. [146a] Ordunque, abbiamo modo di parlarne? Che dite? Chi di voi parlerà per primo? Egli dunque, se sbaglia, e chi di volta in volta sbaglierà, si siederà – come dicono i bambini che giocano a palla – asino; chi invece perverrà a non sbagliare regnerà su di noi e disporrà che si risponda a qualunque cosa voglia. Perché state silenti? Non è che forse, o Teodoro, subendo l’amore della discussione, mi comporto rozzamente, profondendomi nel far sì che noi dialoghiamo e diveniamo amici ed affabili gli uni verso gli altri?

TEODORO   [146b] Come potrebbe minimamente, o Socrate, essere rozzo questo comportamento? Ma incita qualcuno dei giovani a risponderti: io infatti son dissueto ad un dialogo di tal fatta e non ho neppure più l’età per assuefarmi. Per costoro invece calzerebbe questo e renderebbe molto di più: in realtà infatti la giovinezza ha rendimento in tutto. Ma, così come hai iniziato, non abbandonare Teeteto, ma chiedigli.

SOCRATE   Ascolta dunque, o Teeteto, ciò che dice Teodoro, non fidarti del quale [146c] – così io credo – non vorrai, né è lecito, per quel che riguarda tali cose, che uno più giovane disubbidisca ad un uomo sapiente che dispone, ma di’ bene e nobilmente: che cosa ti sembra che sia conoscenza?

TEETETO   Ma allora bisogna proprio, o Socrate, giacché voi m’incitate. Ecco, se sbaglio qualcosa, bisognerà assolutamente che mi correggiate.

SOCRATE   Beh, assolutamente, purché ne siamo capaci.

 

Brano seguente: Platone, Teeteto (4)

 

 


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