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Platone, Teeteto (25)

Platone, Teeteto (25)

Feb 03

 

Brano precedente: Platone, Teeteto (24)

 

SOCRATE   Allora ci sarebbe da ispezionare, giacché tu, ecco, ti prodighi così. Ebbene, mi sembra [181c] che il principio dell’ispezione per quanto riguarda il movimento interessi che cosa mai intendono argomentare quando professano che tutte le cose si muovono. Voglio dunque riferirmi a questo: si riferiscono a qualcosa come un’unica specie di esso oppure, come mi pare, a due? Non deve comunque sembrare solo a me, tutt’altro: compartecipa anche tu, cosicché patiamo in comitiva, se si deve anche patire qualcosa. E dimmi: lo chiami “muoversi” quando qualcosa trapassa da sito a sito od anche quando gira nello stesso?

TEODORO   Io sì, ecco.

SOCRATE   Questa, orbene, sia una specie. Quando invece è sì nello stesso, [181d] ma invecchia, o diviene nero da bianco o duro da molle, o s’altera in qualche altra alterazione, non è forse giusto professare che c’è un’altra specie di movimento?

TEODORO   Ebbene sì, è necessario.

SOCRATE   Per ciò, dunque, argomento che ci son queste due specie di movimento: alterazione e trasferimento.

TEODORO   Argomenti, ecco, rettamente.

SOCRATE   Orbene, avendo diviso così questo genere, dobbiamo ormai argomentare dialogando con coloro che professano che tutte le cose si muovono e chiedere: professate che tutto [181e] si muove in entrambi i modi, sia trasferendosi sia alterandosi, oppure che qualcosa lo fa ora in entrambi ora in uno dei due alternativi?

TEODORO   Ma, per Giove, io, ecco, non ho modo di dirlo; credo comunque che professino si muova in entrambi i modi.

SOCRATE   Ecco dunque, sennò, o sodale, parranno loro mosse e stanti e non s’avrà per nulla più correttezza nel dire che tutte le cose si muovono piuttosto che nel dire che son stanti.

TEODORO   Enunci giudizi verissimi.

SOCRATE   Dunque, giacché esse devono muoversi, mentre il non muoversi non si presenta in nessuna, [182a] tutte, dunque, si muovono sempre con ogni movimento.

TEODORO   Di necessità.

SOCRATE   Ispezionami dunque questo riguardo ad essi: non argomentavamo che essi professano che la genesi del calore o della bianchezza o di qualunque altra proprietà avviene pressappoco così: ciascuna di queste si trasferisce, assieme alla percezione sensibile, in mezzo tra l’agente ed il paziente, ed il paziente diviene senziente ma non percezione sensibile, mentre l’agente diviene qualcosa di qualitativo ma non qualità? Beh, verosimilmente la “qualità” pare nome alieno e non lo comprendi definito nell’insieme: ascolta quindi con esempi particolari. [182b] Ecco: l’agente non diviene né calore né bianchezza, bensì caldo e bianco, e così anche per le altre proprietà: rammemori, infatti, che nei ragionamenti precedenti argomentavamo così, cioè che nulla è in sé e per sé uno, neppure l’agente od il paziente, ma, per effetto d’entrambi congenerati l’uno in relazione all’altro, partorienti le percezioni sensibili ed i sensibili, si generano da una parte alcune qualità, dall’altra i senzienti.

TEODORO   Rammemoro, come no?

SOCRATE   [182c] Quanto agli altri argomenti, lasciamo perdere se argomentano altrimenti oppure così; dunque badiamo solo a quello in vista di cui argomentiamo, chiedendo: si muovono e fluiscono, come professate, tutte le cose, ecco, o no?

TEODORO   Sì.

SOCRATE   Quindi secondo entrambi i movimenti che abbiam distinto, sia trasferendosi sia alterandosi?

TEODORO   Dunque, come no? Se per davvero, ecco dunque, si muoveranno nel senso pieno del termine.

SOCRATE   Se, orbene, si trasferissero solo, non alterandosi dunque, allora avremmo qualche modo di dire con quali qualità scorrono i trasferentisi; o come argomentiamo?

TEODORO   Così.

SOCRATE   [182d] Giacché invece neppure questo rimane, ossia che il fluente fluisca bianco, bensì cambia, cosicché v’è flusso anche di essa, ossia della bianchezza, ovvero cambiamento in altro colore, affinché non sia colta rimanere in questo, allora sarà mai possibile predicare un colore di qualcosa, così da predicare correttamente?

TEODORO   E con che meccanismo, o Socrate? Oppure, ecco, predicando qualcun’altra delle qualità di tal sorta, se per davvero sempre, mentre se ne parla, si sottrae giacché fluisce?

SOCRATE   Che cosa dunque diremo per quanto concerne una qualunque percezione sensibile, come il vedere o l’udire? [182e] Rimane mai nello stesso vedere od udire?

TEODORO   Ebbene non dovrebbe, ecco, se per davvero tutte le cose si muovono.

SOCRATE   Non bisogna allora parlare né di vedere qualcosa piuttosto che di non vedere, né d’aver alcun’altra percezione sensibile piuttosto che di non averla, giacché tutte le cose, ecco, si muovono in tutti i modi.

TEODORO   Quindi non bisogna, ecco.

SOCRATE   Eppure percezione sensibile, ecco, è conoscenza stabile, come professavamo io e Teeteto.

TEODORO   Era così.

SOCRATE   Allora, richiesti su che cosa è conoscenza, non abbiamo risposto sulla conoscenza piuttosto che sulla non conoscenza.

TEODORO   [183a] Sembra che non l’abbiate fatto.

SOCRATE   Allora verrebbe una bella conseguenza della correzione della risposta a noi che ci prodigavamo per dimostrare che tutte le cose si muovono, affinché quella risposta apparisse corretta. Al contrario, come sembra, è parso che, se tutte le cose si muovono, ogni risposta, pertinente a qualunque cosa qualcuno risponda, è similmente corretta, sia professare che v’ha così sia che non v’ha così, o, se vuoi, “diviene”, affinché non stabilizziamo costoro colla parola.

TEODORO   Argomenti rettamente.

SOCRATE   Tranne che, ecco, o Teodoro, dissi “così” e “non così”. Non si deve invece dire neppure questo “così” ‒ ed infatti il “così” non si muoverebbe più [183b] ‒, ma neanche “non così” ‒ neppure questo infatti è movimento ‒, ma andrebbe fatto un qualche altro linguaggio da parte di coloro che argomentano questo argomento, siccome adesso, ecco, non hanno parole corrispondenti alla loro ipotesi, se non forse il “non così”, articolazione adatta al meglio ad essi, se enunciata con significato indefinito.

TEODORO   Ecco sì, questo è il parlare più vicino ad essi.

SOCRATE   Quindi, o Teodoro, ci siamo alienati dal tuo sodale, e non gli concediamo più che ogni uomo è misura di tutte le cose, [183c] se non è qualcuno di savio; e non concederemo che la percezione sensibile sia conoscenza stabile conformemente al metodo che tutte si muovono, sempre che il nostro Teeteto non l’argomenti in qualche altro senso.

 

La traduzione si basa sull’edizione critica di Hicken: Plato, Theaetetus, edit. W.F. Hicken, in Platonis Opera, Tomus I, tetralogias I-II continens, recognoverunt brevique adnotatione critica instruxerunt E.A. Duke, W.F. Hicken, W.S.M. Nicoll, D.B. Robinson et J.C.G. Strachan, Oxford University Press, Oxford 1995.

 

Brano seguente: Platone, Teeteto (26)

 

 


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