Platone, Teeteto (15)
Platone, Teeteto (15)
Nov 18
Brano precedente: Platone, Teeteto (14)
SOCRATE Comunque credo che non sarebbe così, o amico, se, ecco, il padre dell’altro mito vivesse: allora lo proteggerebbe con molti argomenti; adesso che è invece orfano noi lo infanghiamo. Ed ecco che neppure i tutori che Protagora ha lasciato, uno dei quali eccolo qua, Teodoro, vogliono soccorrerlo. Or dunque noi stessi rischieremo, in vista della giustizia, di soccorrerlo.
TEODORO Non io, ecco, o Socrate, bensì Callia figlio d’Ipponico (1) [165a] è tutore di quegli argomenti; noi invece alquanto presto dagli spogli argomenti ci rivolgemmo alla geometria. Beh, ecco, ti saremo grati se lo soccorrerai.
SOCRATE Parli bene, o Teodoro. Ispeziona quindi il mio soccorso. Ecco che si concorderà su argomenti ancor più terribili di quelli di poco fa se non si presta attenzione alle parole, alla maniera in cui siamo per lo più soliti affermare e negare. Argomento in quale maniera a te od a Teeteto?
TEODORO Ebbene, a tutti e due in comune, risponda tuttavia il più giovane: [165b] fallendo, infatti, sfigurerà meno.
SOCRATE Pongo dunque il quesito più terribile, ossia, credo, qualcosa di tal sorta: è possibile che la stessa persona che sa qualcosa non sappia questa cosa che sa?
TEODORO Che cosa dunque risponderemo, o Teeteto?
TEETETO Proprio impossibile, credo io, ecco.
SOCRATE No, se fai del vedere, ecco, conoscere. Che risposta userai infatti con un quesito senza scampo, costretto in un pozzo, dice il proverbio, quando un uomo imperterrito ti chiede, coprendoti colla mano [165] uno dei due occhi, se vedi il mantello coll’occhio coperto?
TEETETO Affermerò, credo, che lo vedo non con questo, ecco, bensì coll’altro.
SOCRATE Quindi vedi e non vedi simultaneamente la stessa cosa?
TEETETO È così, ecco, in qualche modo.
SOCRATE Eppure io, dirà, né ti ordino questo né ti chiedo il modo, ma se conosci quello che conosci, Adesso, dunque, pare che veda quello che non vedi. Or dunque, si dà il caso che abbia concordato nell’argomentare che il vedere è conoscere ed il non vedere è non conoscere. Da queste premesse, quindi, inferisci quale conclusione ti viene.
TEETETO [165d] Ma inferisco che la conclusione è contraria alle premesse che avevo ipotizzato.
SOCRATE Forse dunque, o meraviglioso, patirai ancora di più conseguenze di tal sorta se qualcuno ti richiedesse se è possibile conoscere acutamente, se è possibile inoltre conoscere fiaccamente, e conoscere da vicino ma non da lontano, e fortemente e blandamente la stessa cosa, e migliaia d’altre domande che, stando in agguato, un peltasta (2) mercenario di argomenti potrebbe chiederti, allorché hai identificato conoscenza e percezione; se ti lanciassi contro l’udito e l’olfatto ed i sensi cotali, ti confuterebbe opprimendoti [165e] e non lasciandoti andare prima che ammirassi la tanto ambita sapienza legato mani e piedi da lui; ormai dunque nelle sue mani e legato, allora ti libererebbe al prezzo della quantità di denaro che a te ed a lui sembrasse giusta. Dunque Protagora ‒ dirai forse ‒ quale argomento perorerà a sostegno delle sue dottrine? Proviamo ad argomentare qualcos’altro?
TEETETO Beh sì, assolutamente.
Note
(1) Callia III, ricchissimo sostenitore dei sofisti.
(2) Guerriero mercenario con scudo rotondo e leggero.
La traduzione si basa sull’edizione critica di Hicken: Plato, Theaetetus, edit. W.F. Hicken, in Platonis Opera, Tomus I, tetralogias I-II continens, recognoverunt brevique adnotatione critica instruxerunt E.A. Duke, W.F. Hicken, W.S.M. Nicoll, D.B. Robinson et J.C.G. Strachan, Oxford University Press, Oxford 1995.
Brano seguente: Platone, Teeteto (16)