Platone, Teeteto (11)
Platone, Teeteto (11)
Ott 28
Brano precedente: Platone, Teeteto (10)
SOCRATE Di’ allora daccapo se ti garba questo: nulla è ma diviene sempre: buono e bello e tutte le proprietà di cui poco fa abbiamo discorso.
TEETETO Ma a me, ecco, da quando ti ascolto discorrere così, pare che l’argomento esibisca mirabilmente la sua razionalità e che bisogni assumerlo per come l’hai discusso.
SOCRATE [157e] Allora non tralasciamo quanto manca di esso. Manca dunque la perlustrazione dei sogni e delle malattie e, tra queste, soprattutto della pazzia, quanto si definisce traudire o travedere o qualche altro trasentire. Sai infatti che in tutti questi casi sembra esser concordemente confutato l’argomento di cui poco fa abbiamo discorso, [158a] siccome soprattutto in essi in noi si generano false percezioni e questi fenomeni che appaiono a ciascuno son molto lungi dall’essere anche, ma, tutt’al contrario, nessuno dei fenomeni che appaiono è.
TEETETO Inferisci proposizioni verissime, o Socrate.
SOCRATE Or dunque, o ragazzo, quale argomento è lasciato a colui che fa della percezione scienza e fa sì che questi fenomeni che appaiono a ciascuno siano anche per colui cui appaiono?
TEETETO Io, beh, o Socrate, esito a dire che non ho modo d’argomentare alcunché perché mi hai or ora strapazzato per aver detto proprio questo. Obiettivamente davvero, ecco, [158b] non potrei mai avventurarmi ad obiettare per ambagi che coloro che son pazzi o che sognano non opinano falsità, quando, tra essi, gli uni credono di essere dèi, gli altri pennuti e nel sonno pensano di volare.
SOCRATE Quindi forse neppure hai in mente l’obiezione di tal sorta per quel che riguarda essi, o meglio per quel che riguarda sonno e veglia?
TEETETO Qual è questa obiezione?
SOCRATE Ciò: credo tu abbia spesso ascoltato da richiedenti quale prova si abbia mai modo d’indicare se qualcuno chiedesse adesso così nel presente se dormiamo e sogniamo tutti i ragionamenti che pensiamo [158c] o vegliamo e nella veglia dialoghiamo l’un coll’altro.
TEETETO Ebbene, o Socrate, è difficilmente portabile, ecco, qualcosa quale prova che bisogna indicare dimostrativamente: tutte le cose infatti, come per corrispondenze, si susseguono negli stessi solchi. Ed infatti gli argomenti dei quali abbiamo dialogato adesso qui nulla vieta che anche nel sonno sembrino argomenti sui quali dialoghiamo l’un coll’altro; dunque: anche quando in sogno opiniamo di narrare sogni, è inquietante la somiglianza di questi con quelli.
SOCRATE Vedi quindi che dubitare, ecco, di questo non è difficile, quando [158d] si dubita anche se c’è veglia o sogno, ed essendo dunque uguale il tempo in cui dormiamo a quello in cui vegliamo, in ciascuno dei due tempi la nostra anima propugna che le dottrine di volta in volta presenti sono più vere di ogni altra, cosicché per un eguale tempo professiamo che sono nell’ontologia queste, per altro eguale tempo invece quelle, ed in ciascuna delle due occasioni le affermiamo similmente.
TEETETO Ebbene sì, in tutto e per tutto.
SOCRATE Quindi non vale lo stesso argomento anche per malattie e follie, ad eccezione del tempo, giacché non è uguale?
TEETETO Rettamente.
SOCRATE Che dici quindi? Con riguardo alla copiosità e pochezza di tempo sarà determinato il vero?
TEETETO [158e] Orbene, sarebbe ridicolo assai.
SOCRATE Ma hai qualcos’altro d’illuminante per indicare quali di queste opinioni siano vere?
TEETETO Non mi sembra.
La traduzione si basa sull’edizione critica di Hicken: Plato, Theaetetus, edit. W.F. Hicken, in Platonis Opera, Tomus I, tetralogias I-II continens, recognoverunt brevique adnotatione critica instruxerunt E.A. Duke, W.F. Hicken, W.S.M. Nicoll, D.B. Robinson et J.C.G. Strachan, Oxford University Press, Oxford 1995.
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