Platone, Parmenide (17)
Platone, Parmenide (17)
Lug 03Brano precedente: Platone, Parmenide (16)
«Quindi non è forse sia uguale sia disuguale sia a sé stesso sia agli altri?» «Come?» «Se l’uno fosse maggiore o minore degli altri, [149e] o a loro volta gli altri fossero maggiori o minori dell’uno, allora non sarebbero forse rispettivamente maggiori in qualcosa o minori in qualcosa per le loro stesse essenze, cioè in questo: l’uno è uno e gli altri sono altri dall’uno? Ma se, oltre ad essere tali, avessero uguaglianza, allora sarebbero uguali tra loro; se invece gli altri possedessero grandezza e l’uno piccolezza, oppure grandezza l’uno e piccolezza gli altri, l’idea alla quale s’è aggiunta la grandezza non sarà forse maggiore e minore quella alla quale s’è aggiunta la piccolezza?» «Di necessità». «Ecco quindi: non ci sono queste due idee, la grandezza e la piccolezza? Infatti, se non ci fossero, ecco che non sarebbero tra loro contrarie e non s’ingenererebbero negli essenti». [150a] «Ecco, come potrebbero?» «Ora, se nell’uno s’ingenerasse piccolezza, allora sarebbe insita o nell’intero o in una parte di esso». «Di necessità». «Che avviene dunque se s’ingenerasse nell’intero? Non sarebbe forse distesa in ugual modo sull’uno per la sua interezza o lo includerebbe?» «Beh, chiaro». «Qualora, quindi, la piccolezza fosse coestesa all’uno, allora non sarebbe uguale ad esso, e qualora lo includesse, non sarebbe maggiore?» «Come no?» «È possibile quindi che la piccolezza sia uguale o maggiore a qualcosa e che produca i caratteri sia della grandezza sia dell’uguaglianza, ma non i propri?» [150b] «Impossibile». «Allora la piccolezza non sarebbe nell’intero uno, ma, eventualmente, in una parte». «Sì». «Ma neanche, ecco, in tutta la parte; sennò si produrranno le stesse difficoltà relative all’intero: sarebbe uguale alla o maggiore della parte in cui di volta in volta sarebbe insita». «Di necessità». «Allora la piccolezza non sarà mai in nessuno degli essenti, non ingenerandosi né in una parte né nell’intero, né vi sarà qualcosa di piccolo, eccetto la piccolezza stessa». «Sembra di no». «Allora neppure la grandezza sarà in esso: infatti ci sarebbe anche, oltre alla grandezza stessa, qualcos’altro di maggiore: [150c] quello in cui la grandezza sia insita, e questo senza che per essa ci sia un piccolo che essa di necessità superi, dal momento che è grande; ma questo è impossibile, poiché la piccolezza non è in nessun luogo». «Vero». «Ma la grandezza in sé non è d’altro maggiore che della piccolezza in sé e la piccolezza non è d’altro minore che della grandezza in sé». «No, ecco». «Allora gli altri non sono né maggiori né minori dell’uno, non avendo né grandezza né piccolezza, e loro due [150d] hanno la potenzialità di superare e d’esser superate non in relazione all’uno, ma l’una in relazione all’altra, e neanche l’uno sarà maggiore o minore di loro e degli altri, non avendo né grandezza né piccolezza». «Pare proprio di no». «Quindi, se l’uno non è né maggiore né minore degli altri, allora è forse necessario che né li superi né sia superato?» «Necessario». «Quindi, ecco, non è assolutamente necessario che quel che né supera né è superato sia disteso in ugual misura, e dunque, essendo disteso in ugual misura, sia uguale?» «Ecco, come no?» [150e] «E poi ecco che anche l’uno in sé avrebbe questo contegno in relazione a sé stesso: non avendo in sé stesso né grandezza né piccolezza, né supererebbe né sarebbe superato mai da sé stesso, ma, essendo disteso in ugual misura, sarebbe sempre uguale a sé stesso». «Assolutamente». «L’uno, allora, sarebbe uguale sia a sé stesso sia agli altri». «Pare». «Ed ecco che esso, poiché è in sé stesso, sarà anche all’esterno intorno a sé stesso e, poiché include, sarà maggiore di sé stesso; [151a] invece, poiché è incluso, sarà minore di sé, e così l’uno in sé sarebbe sia maggiore sia minore di sé stesso». «Allora lo sarebbe sì». «Quindi non è necessario anche questo, che non ci sia nulla all’esterno dell’uno e degli altri?» «Ecco, come no?» «Ma ecco che quel che è deve essere sempre in qualche luogo». «Sì». «Quindi, ecco, quel che è in qualcosa non sarà forse in un maggiore, essendo minore? Altrimenti, ecco, qualcosa non sarebbe in altro». «Ecco no». «Poiché dunque null’altro è all’infuori degli altri e dell’uno, ma essi devono essere in qualcosa, non è ormai necessario che siano uno nell’altro (gli altri nell’uno e l’uno negli altri) o che non siano affatto?» [151b] «Pare». «Giacché l’uno è insito negli altri, gli altri, includendolo, sarebbero allora maggiori dell’uno, e l’uno, essendo incluso, sarebbe minore degli altri; ma giacché gli altri sono insiti nell’uno, per lo stesso argomento l’uno sarebbe allora maggiore degli altri e gli altri minori dell’uno». «Sembra». «L’uno, allora, è in sé sia uguale sia maggiore sia minore rispetto sia a sé stesso sia agli altri». «Pare». «E dal momento che è maggiore, minore ed uguale, sarà allora costituito da più, da meno e dalle stesse unità di misura rispetto a sé stesso ed agli altri, [151c] e poiché è costituito da unità di misura, è costituito anche da altrettante parti». «E come no?» «Allora, essendo costituito da unità di misura uguali, maggiori e minori, esso sarà anche numericamente minore e maggiore sia di sé sia degli altri, e con questo anche uguale sia a sé sia agli altri». «Come?» «Degli enti di cui è maggiore, avrà anche più unità di misura, e le parti saranno tante quante le unità di misura; allo stesso modo per quelli dei quali è minore; e lo stesso per quelli ai quali è uguale». «Così». «Quindi, essendo sia maggiore sia minore sia uguale rispetto a sé stesso, non sarà forse costituito da unità di misura sia uguali sia maggiori sia minori rispetto a sé stesso, [151d] e, poiché è costituito di unità di misura, non lo sarà anche di altrettante parti?» «E come no?» «Se è costituito dalle stesse parti rispetto a sé, allora sarà uguale a sé in quantità, se lo è da parti più numerose, sarà maggiore, se lo è da parti meno numerose, sarà numericamente minore rispetto a sé stesso». «Pare». «Quindi l’uno non avrà questo contegno anche in relazione agli altri? Giacché appare maggiore di essi, è necessario che sia anche numericamente maggiore di essi; giacché, poi, appare più piccolo, è necessario sia numericamente minore; giacché, poi, appare uguale in grandezza, è necessario sia uguale anche quantitativamente agli altri?» «Necessario». «Anche così, dunque, come si vede, [151e] l’uno sarà in sé numericamente sia uguale sia maggiore sia minore sia rispetto a sé stesso sia rispetto agli altri». «Lo sarà».