Platone, Filebo (5)
Platone, Filebo (5)
Set 04Brano precedente: Platone, Filebo (4)
SOCRATE [20b] Toh, nulla di terribile devo ancora aspettarmi, poiché l’hai detto così: ecco, l’aver detto “se vuoi” dissolve ogni paura per ciascuna opzione. Ma, oltre a questo, mi sembra che qualcuno degli déi ci abbia dato un qualche ricordo.
PROTARCO Come e di che cosa, dunque?
SOCRATE Avendo una volta, molto tempo fa, udito alcuni argomenti, in sogno od anche da sveglio, adesso mi tornano in mente, intorno a piacere e pensiero, su come il bene non sia nessuno di loro due, bensì qualcos’altro di terzo, diverso da questi e migliore di entrambi. Ed ecco che, qualora questo ci apparisse adesso in chiarezza, [20c] il piacere s’allontanerebbe dal vincere: ecco, il bene non verrebbe più ad essere identico a quello. O come diresti?
PROTARCO Così.
SOCRATE Ecco dunque, non abbiam più bisogno della divisione delle idee specifiche di piacere, secondo la mia dottrina. Il prosieguo dunque lo indicherà ancor più chiaramente.
PROTARCO Così sì che hai detto parole bellissime; concludi pure.
SOCRATE Comunque dapprima ci accorderemo ancora su delle piccolezze.
PROTARCO Quali sono queste piccolezze?
SOCRATE [20d] È necessario che la sorte del bene sia compiutamente determinata oppure non determinata?
PROTARCO Appunto la più compiutamente determinata di tutte, Socrate.
SOCRATE Che c’è dunque? È autosufficiente il bene?
PROTARCO Ecco, come no? Ed in questo ne va, ecco, del suo differenziarsi da tutti gli essenti.
SOCRATE Così credo, ecco, che quel che è più necessario argomentare sia questo, cioè che ognun che lo conosca lo bracca e l’ha ad obiettivo, volendo prenderlo e possederlo per sé, e non si dà pensiero per nessuno degli altri enti eccetto quelli che si determinano assieme ai beni.
PROTARCO Non è possibile contraddire questi argomenti.
SOCRATE [20e] Esaminiamo dunque e cerniamo la vita di piacere e quella di pensiero vedendole separatamente.
PROTARCO Come dici?
SOCRATE Né ci sia pensiero in quella del piacere né piacere in quella del pensiero. Ecco, se uno di essi è il bene, non deve per niente aver più bisogno di niente; invece, se uno dei due pare bisognoso, [21a] questo non è ancora affatto ontologicamente il nostro bene.
PROTARCO Ecco, come no?
SOCRATE Quindi proviamo a saggiarle in te?
PROTARCO Assolutamente, eccome!
SOCRATE Rispondi dunque.
PROTARCO Parla.
SOCRATE Tu accetteresti forse, Protarco, di vivere la vita godendo dei massimi piaceri tutti assieme?
PROTARCO Dunque… perché no?
SOCRATE Quindi crederesti forse che tu avresti ancora bisogno di qualcosa, se avessi questo definitivamente?
PROTARCO In nessun modo.
SOCRATE Dunque, guarda: [21b] forse che non avresti bisogno del pensare e del concepire e di ragionare [21b] sui bisogni e quanto è loro affratellato?
PROTARCO E perché? Ecco, avremmo tutto avendo il godere.
SOCRATE Quindi, vivendo così, allora godresti sempre per tutta la vita dei massimi piaceri?
PROTARCO Perché no, dunque?
SOCRATE Ecco però che, non possedendo intelletto e memoria e scienza stabile ed opinione vera, è necessario che tu ignori in primis appunto questa stessa cosa, se godi o non godi, essendo, ecco, vuoto d’ogni pensiero.
PROTARCO Necessario.
SOCRATE [21c] Ebbene, allo stesso modo, non possedendo memoria, è affatto necessario che non rammemori neppure che una volta godevi e che neppure rimanga una memoria qualsiasi del piacere che accade in questo momento; inoltre, non possedendo opinione vera, è necessario che non opini di godere godendo e che, privato della ragione, neppure sia possibile ragionare su come godrai per il tempo successivo, che viva dunque la vita non d’un uomo ma di qualche mollusco o di quanti tra gli animali marini sono incorporati in conchiglie. È così od a dispetto di così [21d] abbiamo da riflettere su dell’altro?
PROTARCO E come?
SOCRATE Beh, è forse da scegliersi per noi una vita tale?
PROTARCO In tutto e per tutto nell’afasia, Socrate, mi ha per adesso immesso questo argomento.
SOCRATE Comunque non molliamo ancora, dunque vediamo anche com’è la vita se partecipiamo dell’intelletto.
PROTARCO Qual è la vita di cui parli?
SOCRATE E se qualcuno di noi, mentre accettasse di vivere possedendo pensiero ed intelletto e scienza stabile e memoria totale di tutto, [21e] non avesse parte, né molto né poco, del piacere e neppure del dolore, ma fosse al tutto impassibile verso tutte le passioni di tal sorta?
PROTARCO Nessuna di queste due vite, Socrate, mi pare, ecco, da scegliersi, né credo che lo parrebbe giammai ad altri.