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Platone, Filebo (3)

Platone, Filebo (3)

Ago 25

Brano precedente:  Platone, Filebo (2)

 

PROTARCO  Qual è questa via? Ti rimane solo da parlarne!

SOCRATE  [16c] Mentre mostrarla non è granché difficile, usarla è assai difficile: ecco, tutti quanti i ritrovati attinenti alla tecnica son venuti alla luce mediante lei. Esamina dunque di quale via parlo.

PROTARCO  Ti rimane solo da parlarne.

SOCRATE  Un dono di dèi ad uomini – ecco come appare a me – da dove soggiornano i divi fu lanciato da un qualche Prometeo assieme ad un qualche fuoco fulgidissimo; e gli antichi, essendo migliori di noi e dimorando più vicini agli dèi, ci resero questa fama: siccome gli enti che giudichiamo siano sempre sono costituiti dall’uno e dai molti, hanno dunque  connaturato in sé limite ed illimitatezza. Quindi noi dobbiamo [16d] – essendo questi ordinati così – cercare di porre ciascuna volta sempre un’unica idea per ogni ente: ecco, la troveremo presente in esso; qualora quindi la comprendiamo, dobbiamo esaminare se in qualche modo dopo una ve ne siano due, sennò tre o qualche altro numero, e daccapo allo stesso modo per ciascuno di loro, sino a quando non si veda mentalmente non solo che l’uno con cui si cominciò agli inizi è uno e molti ed infiniti, ma anche quanti è: dunque non si deve riferire l’idea dell’illimitato alla pluralità prima di averne ravvisato il numero totale, quello a metà tra l’infinito e l’uno, [16e] permettendo allora dunque che ciascheduno degli enti se ne vada nell’illimitato. Ebbene gli dèi – come ho detto – dettero a noi da esaminare, da mandare a mente e da insegnare l’un l’altro così; invece gli uomini sapienti d’adesso [17a] qualificano l’uno come capita ed i molti più velocemente e più lentamente del dovuto, e gli infiniti subito dopo l’uno, mentre ad essi sfuggono i medi, coi quali il fare dialetticamente le argomentazioni ed il farle eristicamente da parte nostra si dislocano ai capi opposti.

PROTARCO  Mentre mi sembra di aver in mente alcuni dei tuoi argomenti, per altri devo udire ancor più chiaramente ciò che argomenti.

SOCRATE  Protarco, ciò che argomento è chiaro nelle lettere, e così coglilo in queste, nelle quali [17e] sei stato pure educato da bambino.

PROTARCO  Come?

SOCRATE  Beh, è affatto unica la voce che ci va attraverso la bocca, eppure è anche infinita in pluralità, per tutti e per ciascuno.

PROTARCO  Beh, che vuol dire?

SOCRATE  Eh, non siamo per nulla sapienti per l’una o l’altra, ecco, di queste alternative, né perché vediamo l’infinità di essa né perché vediamo l’unità di essa, ma vedere quanta e quale è, questo è quel che fa di ciascuno di noi un grammatico.

PROTARCO  Verissimo.

SOCRATE  Ed anche quello che fa di ciascuno di noi un musico è lo stesso.

PROTARCO  Come?

SOCRATE  [17C] Il suono è affatto uno in se stesso anche secondo quell’arte.

PROTARCO  E come no?

SOCRATE  Dunque poniamo due toni, grave e acuto, e come terzo il tono medio. Oppure come facciamo?

PROTARCO  Così.

SOCRATE  Ma allora così non saresti sapiente nella musica, conoscendo solo queste idee, mentre, non conoscendole, ecco che, per così dire, non saresti per nulla degno di loro.

PROTARCO  Beh no, ecco.

SOCRATE  Ma, amico, allorquando avessi appreso quanti sono di numero gli intervalli di suono per l’acuto e per il grave, [17d] e quali, ed i confini degli intervalli, e quanti accordi si generano costituiti da questi – avendo veduto distintamente i quali i predecessori tramandarono a noi loro seguaci di chiamarli ‘armonie’; inoltre professano che si deve denominare ‘ritmi’ e ‘metri’ pure altri generati di tal sorta presenti nei movimenti del corpo, i quali dunque son misurati mediante numeri, ed intendere simultaneamente che si deve esaminare così ogni unità e molteplicità – quando, ecco, li avessi appresi così, allora diverresti sapiente, [17d] e quando, esaminando in questa maniera, avessi pigliato qualunque altra unità, così diverresti intenditore di questa; invece l’infinità dei singoli e la pluralità illimitata in ciascuno dei singoli ogni singola volta non ti fa né elogiabile né apprezzabile, giacché non hai mai ravvisato in nulla nessun numero.

 

 


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