Platone, Filebo (23)
Platone, Filebo (23)
Dic 04Brano precedente: Platone, Filebo (22)
SOCRATE Che dici dunque di tale questione? Non abbiam forse udito, sul piacere, che è sempre generazione, mentre un essere del piacere non è in toto? Alcuni raffinati, ecco dunque, per i quali si deve aver gratitudine, tentano di palesarci questo argomento.
PROTARCO Che argomentano dunque?
SOCRATE Te lo spiegherò proprio interrogandoti, [53d] caro Protarco.
PROTARCO Ti rimane solo da argomentare e chiedere.
SOCRATE Ci sono dunque due qualità di enti: quelli in sé e per sé e quelli che rimandano sempre ad altro.
PROTARCO Come e quali argomenti che siano queste?
SOCRATE L’una è per natura sempre la più venerabile, l’altra derelitta rispetto a quella.
PROTARCO Argomenta ancor più chiaramente.
SOCRATE Abbiam già osservato ragazzi belli e buoni ed assieme i loro validi amanti.
PROTARCO Ecco, assai.
SOCRATE Toh, adesso cerca altri due enti rassomiglianti a questi due [53e] tra tutti quelli che giudichiamo essere.
PROTARCO Te lo chiederò ancora per la terza volta? Argomenta più chiaramente, Socrate, ciò che argomenti!
SOCRATE Non c’è alcuna sottigliezza, Protarco; ma l’argomento ci gabba: argomenta dunque che l’una è sempre in funzione di qualcuno degli essenti, l’altra è quella grazie alla quale ogni volta si genera sempre quel che si genera in funzione di qualcosa.
PROTARCO A stento intendo a causa delle frequenti ripetizioni.
SOCRATE Evidentemente, ragazzo, intenderemo meglio procedendo [54a] coll’argomento.
PROTARCO Ecco, perché no?
SOCRATE Dunque prendiamo queste altre due determinazioni.
PROTARCO Quali?
SOCRATE Una è la generazione di tutti gli enti, l’altra l’essere.
PROTARCO Accetto da te queste due determinazioni: essere e generazione.
SOCRATE Rettissimo. Quindi quale delle due è in funzione dell’altra? Professeremo che la generazione è in funzione dell’essere oppure che l’essere è in funzione della generazione?
PROTARCO Adesso domandi se quel che si appella ‘essere’ sia ciò che è in funzione della generazione?
SOCRATE Mi pare.
PROTARCO [54b] Per gli dèi! Come se mi chiedessi questo: «Dimmi, Protarco, professi che la costruzione delle navi venga ad esserci in funzione delle navi o piuttosto che le navi vengano ad esserci in funzione della costruzione delle navi, e così per tutto quanto è di tal sorta?».
SOCRATE Dico proprio questo, Protarco.
PROTARCO Perché quindi tu stesso non rispondi a te stesso, Socrate?
SOCRATE Non c’è nulla che non lo consenta; tu comunque compartecipa all’argomento.
PROTARCO Beh, assolutamente.
SOCRATE [54c] Professo dunque: che in funzione della generazione da parte di tutti si fanno approntare tutti gli strumenti e tutto il materiale; inoltre, che ciascuna generazione si genera in funzione di un qualche essere altro da essa; inoltre, che tutta la generazione nel suo complesso si genera in funzione di tutto l’essere nel suo complesso.
PROTARCO Beh, chiarissimo.
SOCRATE Quindi il piacere, ecco, se è generazione, allora si genera di necessità in funzione di qualche essere.
PROTARCO Beh, e con ciò?
DOCRATE Beh, ecco, quello in funzione di cui sempre si genera quel che si genera in funzione di qualcos’altro è nella parte dell’essere; quello che invece si genera in funzione di qualcosa va posto, ottimo, dall’altra parte.
PROTARCO Assolutamente necessario.
SOCRATE [54d] Quindi, se il piacere è generazione, ponendolo dall’altra parte rispetto a quella dell’essere, lo porremo forse rettamente?
PROTARCO Molto rettamente, eccome.
SOCRATE Quindi, come ho detto cominciando questo argomento, per colui che ha enunciato che la generazione è pertinente per il piacere, mentre non c’è alcun essere di esso, si deve aver gratitudine: è chiaro, ecco, che costui ride di coloro che affermano che il piacere è il bene.
PROTARCO Ecco, per forza.
SOCRATE [54e] Ebbene, questo stesso riderà ogni volta anche di coloro che si determinano nelle generazioni.
PROTARCO Come? E di chi parli dunque?
SOCRATE Di quanti, avendo placato o fame o sete o qualcuna di tali passioni, tra quante la generazione placa, godono della generazione, quasi questa stessa fosse piacere, e professano di non accettare di vivere non avendo sete e fame e non patendo tutte le altre che si possono dire di seguito a tali passioni.
PROTARCO [55a] Sembrano verosimilmente così.
SOCRATE Quindi, non professeremo forse tutti che il corrompersi è il contrario, ecco, del generarsi?
PROTARCO Necessario.
SOCRATE Dunque, se qualcuno lo scegliesse, sceglierebbe la corruzione e la generazione, ma non quella terza vita, quella in cui né si gode né si soffre, bensì si pensa nel modo più puro possibile.
PROTARCO Una qualche grande – così sembra, Socrate – illogicità conviene consegua qualora noi si ponga il piacere come bene.
SOCRATE Grande, anche perché possiamo argomentare pure in questa maniera.
PROTARCO Come?
SOCRATE [55b] Come può non essere illogico che non ci sia niente di buono né di bello né nei corpi né in molto altro tranne che nell’anima, ed in questa solo il piacere, mentre coraggio o temperanza od intelletto o qualche altro bene tra quanti son propri dell’anima non sono per niente tali, e ancora, oltre a questo, esser necessitati a professare che colui che non gode ma soffre è cattivo allorquando soffre, anche se è il migliore di tutti, mentre colui che gode, quanto più gode, [55c] allorquando gode, tanto più differisce in meglio per virtù?
PROTARCO Tutte queste assurdità sono, Socrate, quanto di più illogico ci possa essere.