Temi e protagonisti della filosofia

Platone, Filebo (16)

Platone, Filebo (16)

Ott 27

Brano precedente:  Platone, Filebo (15)

 

SOCRATE  Ci sono dunque, secondo gli argomenti di adesso, nelle anime degli uomini falsi piaceri, imitanti comunque quelli veri in occorrenze piuttosto ridicole, ed allo stesso modo si argomenta anche per i dolori.

PROTARCO  Ci sono.

SOCRATE  Quindi, per colui che in generale opina, l’opinare è sempre in essere, benché a volte sia su enti che non sono e non si sono generati e non saranno.

PROTARCO  Assolutamente, ecco.

SOCRATE  [40d] E questo, ecco, era – credo – quel che prima produceva l’opinione falsa e l’opinare falsamente. Sì o no?

PROTARCO  Sì.

SOCRATE  Che dici quindi? Non si ha da dotare i dolori ed i piaceri della condizione loro corrispondente in quei casi?

PROTARCO  Come?

SOCRATE  Così: il godere è sempre in essere per colui che goda in generale in qualsiasi misura ed a prima vista, benché di enti che non sono e di quelli che non si sono generati, a volte, ed anche spesso, forse più di frequente, di quelli che giammai si genereranno in futuro.

PROTARCO  [40e] Ed è necessario che si abbia questo, Socrate.

SOCRATE  Quindi non ci sarebbe forse lo stesso argomento per paure ed impulsi e tutte le affezioni di tal sorta, cioè che tutte le affezioni di tal sorta sono false a volte?

PROTARCO  Quindi sì, assolutamente.

SOCRATE  Che dici dunque? Abbiamo la possibilità di dire che le opinioni divengono cattive ed inutili altrimenti che divenendo false?

PROTARCO  Non altrimenti.

SOCRATE  Neppure – ecco, credo – concepiamo che i piaceri siano in qualche modo cattivi eccetto che nell’essere falsi.

PROTARCO  [41a] Beh, tutto il contrario di quello che hai detto, Socrate. Infatti, ecco, non si può assolutamente porre l’esser cattivi di dolori e piaceri nel loro esser falsi, ma lo si può nel loro accadere con qualche altra grande e copiosa malvagità.

SOCRATE  Ebbene, dei piaceri cattivi, che sono tali a causa di malvagità, parleremo dopo, tra poco, se ci sembrerà ancora opportuno; invece [41b] va parlato di quelli falsi che, molti e molte volte, sono in noi e si generano in noi in altro modo. Ecco, evidentemente useremo questo per i giudizi.

PROTARCO  Ecco, come no? Sempreché, ecco, ci siano.

SOCRATE  Ma, Protarco, ci sono sì, a mio giudizio. Però questa dottrina, sinché giace ferma presso di noi, è impossibile che divenga inconfutabile.

PROTARCO  Bene.

SOCRATE  Persistiamo dunque come atleti in questo argomento.

PROTARCO  Andiamo.

SOCRATE  Ma abbiam detto, se rammentiamo, negli argomenti di poco precedenti, [41c] che, quando i cosiddetti desideri sono in noi, allora il corpo con le passioni è diviso e separato dall’anima.

PROTARCO  Rammentiamo d’aver proferito anche questo.

SOCRATE  Ebbene, non era l’anima quella che desiderava le condizioni contrarie a quelle del corpo, mentre il corpo era quello che procurava sofferenza o qualche dolore a causa della passione?

PROTARCO  Ecco, era così.

SOCRATE  Considera dunque quel che avviene in questi casi.

PROTARCO  Argomenta.

SOCRATE  [41d] Avviene orbene, allorquando ci sono questi casi, che dolori e piaceri si trovino assieme, e che, pur essendo contrari, si generino assieme le loro sensazioni, il che anche or ora parve chiaro.

PROTARCO  Parve chiaro, infatti.

SOCRATE  Quindi, non è stato detto anche questo, e non è oggetto del nostro accordo di prima?

PROTARCO  Che cosa?

SOCRATE  Che entrambi loro, dolore e piacere, accolgono il più ed il meno, e che sono del genere degli illimitati.

PROTARCO  È stato detto. Beh, e con ciò?

SOCRATE  Quindi, quale meccanismo abbiamo per giudicare rettamente queste cose?

PROTARCO  [41e] In che eventualità e come, dunque?

SOCRATE  Se la nostra volontà di giudicare queste cose, in qualcuno di questi casi, vuole ogni volta riconoscere, in relazione l’uno all’altro, quale è più grande e quale più piccolo, quale maggiore e quale più forte, un dolore in relazione ad un piacere, un dolore in relazione ad un dolore ed un piacere in relazione ad un piacere.

PROTARCO  Ma le cose stanno proprio così, tali e quali, e la volontà di giudicare è questa.

SOCRATE  Che dici quindi? Nella vista il guardare da lontano e da vicino [42a] le grandezze fa sparire la verità e fa opinare il falso; nei dolori, dunque, e nei piaceri, si genera forse questo stesso avvenimento?

PROTARCO  Ebbene, molto di più, Socrate.

SOCRATE  Dunque l’avvenimento di adesso è contrario a quella precedente, di poco fa.

PROTARCO  Di quale parli?

SOCRATE  Allora le opinioni, venendo ad essere esse stesse false o vere, riempivano i dolori ed i piaceri assieme alla passione loro appresso.

PROTARCO  [42b] Verissimo.

SOCRATE  Adesso, invece, ecco che, essendo questi stessi mutevoli a contemplarsi da lontano e da vicino ed assieme posti a confronto l’uno con l’altro, mentre i piaceri paiono più grandi e più forti rispetto ai dolori, i dolori, invece, per il fatto di esser contrapposti ai piaceri, paiono il contrario.

PROTARCO  Di necessità si generano tali conseguenze dalle assunzioni.

SOCRATE  Quindi, tagliando da ciascuno dei due questo che appare ma non è, cioè quel tanto di ciascuno dei due che pare maggiore e minore di quel che è, [42c] né dirai che questa stessa apparenza è corretta, né giammai oserai argomentare che la parte del piacere e del dolore, epifenomeno di questa, è corretta e vera.

PROTARCO  Quindi no, ecco.

 

Brano seguente:  Platone, Filebo (17)

 

 


Ti è piaciuto il post? Dona a Filosofia Blog!

Cliccando sul pulsante qui sotto puoi donare a Filosofia Blog una piccola cifra, anche solo 2 euro, pagando in modo sicuro e senza commissioni. Così facendo contribuirai a mantenere i costi vivi di Filosofia Blog. Il servizio di donazioni si appoggia sul circuito il più diffuso e sicuro metodo di pagamento online, usato da più di 150 milioni di persone. Per poter effettuare la donazione non è necessario avere un account Paypal, basta avere una qualsiasi carta di credito o Postepay. Grazie!

Leave a Reply