Platone, Eutifrone (6)
Platone, Eutifrone (6)
Lug 16
Brano precedente: Platone, Eutifrone (5)
SOCRATE Ma, credo ecco, o Eutifrone, è su ciascuna delle azioni compiute che disputano i disputanti, sia uomini sia dèi, se pure disputano gli dèi: differendo d’opinione su qualche azione, gl’uni affermano che è stata compiuta giustamente, gli altri ingiustamente; non è forse così?
EUTIFRONE Ecco, assolutamente.
SOCRATE [9a] Vai allora, o caro Eutifrone, insegna anche a me, affinché divenga più sapiente, qual è per te la prova che tutti gli dèi ritengono che sia morto ingiustamente colui che, lavorando a giornata, divenuto assassino, incatenato dal padrone del morto, muoia per l’incatenamento prima che colui che l’ha incatenato abbia notizia dagli esegeti su che cosa bisogna fare, e che dunque è corretto che per tale fatto il figlio denunci ed accusi di omicidio il padre? Vai, tenta di [9b] dimostrarmi qualcosa di chiaro su questi argomenti, di dimostrarmi che anzitutto tutti gli dèi ritengono sia corretta questa azione; e se me lo dimostrerai sufficientemente, non cesserò mai d’encomiarti per la tua sapienza.
EUTIFRONE Ma evidentemente non è un lavoro piccolo, o Socrate, comunque potrei dimostrartelo in modo assolutamente chiaro.
SOCRATE Comprendo di sembrarti più tardo di comprendonio dei giudici, poiché a loro, ecco, dimostrerai chiaramente che queste azioni sono ingiuste e che gli dèi tutti odiano tali azioni.
EUTIFRONE Ecco, in modo assolutamente chiaro, o Socrate, se mi ascolteranno, ecco, quando parlerò.
SOCRATE [9c] Ma ti ascolteranno, se darai l’impressione di parlare bene. Dunque… m’è venuto in mente questo mentre tu parlavi e lo sto esaminando tra me e me: «Se Eutifrone mi proverà che gli dèi tutti ritengono che tale morte sia ingiusta, io che cosa avrò imparato in più da Eutifrone su che cosa mai sono il santo ed il non santo?». Sarà pure odiosa agli dèi, ecco, questa opera, come sembra, ma, ecco, non per questo parvero testé definiti il santo ed il non santo: infatti quel che è odioso agli dèi parve anche caro agli dèi, sicché ti lascio libero su questo, o Eutifrone: se vuoi, tutti [9d] gli dèi la ritengano ingiusta e tutti la odino. Ma allora, adesso correggiamo ciò nell’argomento: cioè che ciò che tutti gli dèi odiano è non santo, mentre ciò che amano è santo; invece ciò che gl’uni amano e gli altri odiano non è nessuno dei due od entrambi; allora vuoi che noi adesso diamo definizioni così per il santo ed il non santo?
EUTIFRONE Ecco, che cosa lo vieta, o Socrate?
SOCRATE Per me nulla, ecco, o Eutifrone, ma tu vedi il fatto tuo, se, facendo quest’ipotesi, potrai provarmi facilmente ciò che promettevi.
EUTIFRONE [9e] Ma io, ecco, affermerei che il santo è questo, ciò che tutti gli dèi amano, ed il contrario, ciò che tutti gli dèi odiano, non santo.
SOCRATE Quindi dobbiamo ispezionare ancora, o Eutifrone, se questo è argomentato bene, oppure dobbiamo lasciar andare e così accettare, noi e gli altri, che qualcosa sta così solo che qualcuno lo affermi, convenendo che sta così? O bisogna ispezionare che cosa argomenta colui che argomenta?
EUTIFRONE Bisogna ispezionare; io credo comunque, ecco, che questo adesso sia ben argomentato.
Brano seguente: Platone, Eutifrone (7)