Temi e protagonisti della filosofia

Platone, Critone (8)

Platone, Critone (8)

Apr 01

 

 

Brano precedente: Platone, Critone (7)

 

Ispeziona, ecco dunque, che bene farai a te stesso od ai [53b] tuoi sodali contravvenendo a questi accordi ed effettuando qualcuno di questi sbagli. Che, ecco, i tuoi sodali rischieranno eccome di esser anch’essi esiliati e d’esser privati della cittadinanza o perdere le sostanze, è abbastanza chiaro; or dunque, se tu in primis andrai in qualche città tra le più vicine, a Tebe od a Megara, ‒ han buone leggi infatti entrambe ‒ arriverai come nemico, o Socrate, della loro costituzione, e quanti son solleciti verso le loro città ti guarderanno con sospetto, ritenendoti corruttore delle leggi, e rinsalderai l’opinione dei giudici, [53c] sicché opineranno di aver emesso la sentenza correttamente: chi infatti è corruttore di leggi può proprio sembrare che sia corruttore di giovani e di uomini irriflessivi. Forse quindi fuggirai le città con buone leggi e gli uomini più civili? Ed allora sarà per te dignitoso vivere facendo questo? Oppure t’avvicinerai a questi e ti vergognerai di discorrere ‒ quali discorsi, o Socrate? Forse quelli che facevi qui, che la virtù e la giustizia son il valore massimo per gli uomini, ed anche la legalità e le leggi? E non credi che parrà indecorosa [53d] l’attività di Socrate? Bisogna crederlo eccome. Ma allora t’allontanerai da questi luoghi, te ne andrai dunque in Tessaglia dagli ospiti di Critone? Lì infatti ci son moltissimo disordine ed intemperanza, e forse ascolteranno con piacere da te di come ridicolmente sei scappato dalla prigione avvolto in qualche coperta o prendendo un mantello di pelle o qualcos’altro con cui sogliono coprirsi quelli che scappano, ed avendo alterato il tuo aspetto; che dunque tu, uomo vecchio, pur essendoti lasciato poco tempo da vivere, [53e] com’è verosimile, hai osato così appiccicosamente desiderare di vivere, contravvenendo alle leggi massime, non c’è nessuno che lo dirà? Forse, se non scoccerai nessuno, sennò ascolterai, o Socrate, molte cose indegne di te. Vivrai dunque adulando tutti gli uomini ed asservendoti ‒ che cosa facendo se non banchettando in Tessaglia, come se fossi emigrato in Tessaglia per banchettare? Dunque [54a] quei discorsi sulla giustizia e sulle altre virtù dove se ne saranno andati? Ma dunque vuoi vivere per i tuoi bambini, per allevarli ed educarli? Come però? Conducendoli in Tessaglia li alleverai e li educherai, rendendoli stranieri, affinché si godano anche questo? O questo no, ma, allevati qui, siccome tu vivi saranno allevati ed educati meglio, anche se tu non sei con loro? Ecco, i tuoi sodali si occuperanno di loro. Forse che se emigrerai in Tessaglia se ne occuperanno, se invece emigrerai all’Ade non se ne occuperanno? Se, ecco, [54b] c’è qualcosa di giovevole in coloro che professano di essere tuoi sodali, bisogna, ecco, crederlo.

Ma, o Socrate, ubbidendo a noi, quelle che ti hanno allevato, non far conto né dei bambini né del vivere né di niente altro più che del giusto, affinché giunto all’Ade abbia modo di difenderti con tutti questi argomenti davanti ai governanti di là: infatti né qui pare sia meglio né più giusto né più pio per te fare queste azioni, né per nessun altro dei tuoi, né sarà meglio arrivato là. Ma adesso [54c] te ne vai, se te ne vai, avendo subito ingiustizia, non da parte di noi leggi ma da parte degli uomini; se invece esci così vergognosamente, rendendo ingiustizia per ingiustizia e cattiva azione per cattiva azione, contravvenendo ai tuoi accordi e contratti con noi e facendo del male a coloro ai quali meno si dovrebbe, a te stesso ed agli amici ed alla patria ed a noi, noi infurieremo contro di te da vivente, e là le nostre sorelle, le leggi dell’Ade, non t’accoglieranno benevolmente, sapendo che hai tentato di distruggere anche noi [54d] per la parte che ti riguarda. Ma non ti persuada Critone a fare le azioni che dice più di noi».

Sappi bene, o caro compare Critone, che a me sembra d’udire queste parole, come ai coribanti* sembra d’udire i flauti, ed in me rimbomba l’eco stesso di questi discorsi e fa sì che non possa udire gli altri; ma sappi che, per come, ecco, mi sembrano le cose adesso, se argomenti contro queste parole, parlerai invano. Tuttavia, se credi che farai qualcosa di più, argomenta.

CRITONE Ma, o Socrate, non ho niente da dire.

SOCRATE [54e] Lascia perdere allora, o Critone, ed agiamo così, poiché così il dio indica.

 

Nota

* Sacerdoti della dea frigia Cibele.

 

Brano iniziale: Platone, Critone (1)

 

 


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