Platone, Critone (1)
Platone, Critone (1)
Dic 10
SOCRATE [43a] Perché sei arrivato a quest’ora, o Critone? Non è ancora presto?
CRITONE Assolutamente, eccome.
SOCRATE Che ora, precisamente?
CRITONE L’inizio dell’alba.
SOCRATE Mi stupisco di come il custode del carcere abbia voluto ascoltarti (1).
CRITONE Ormai è mio compare, o Socrate, per il mio bazzicare spesso qua, e ha avuto anche qualche beneficio da me.
SOCRATE Sei arrivato poco fa o da molto?
CRITONE Vediamo… da molto.
SOCRATE [43b] Ed allora come mai non mi hai svegliato subito ma ti sei seduto qui accanto in silenzio?
CRITONE No, per Giove, o Socrate, neppure io avrei voluto essere in tanta insonnia e dolore, ma già da molto mi stupisco di te percependo come dormi soavemente; ed idoneamente non ti ho svegliato, affinché trascorressi il tempo nel modo più soave possibile. E più volte, ordunque, anche prima in tutta la vita ti ho reputato felice per il modo di vivere, però più che mai nella sfortuna adesso sovrastante, per come la sopporti facilmente e tranquillamente.
SOCRATE Eppure, ecco, o Critone, sarebbe fuori luogo se mi rammaricassi a quest’età di dover ormai morire.
CRITONE [43c] Anche altri, o Socrate, a quest’età sono impelagati in tali sfortune, ma l’età non li scioglie dal rammaricarsi della sorte presente.
SOCRATE È così. Ma perché dunque sei arrivato così presto?
CRITONE Per portare, o Socrate, un annuncio pesante, non per te, come mi pare, ma per me e per tutti i tuoi sodali, sia pesante sia grave, che io, come mi sembra, potrò sopportare in maniera più gravosa rispetto agli altri.
SOCRATE Qual è quest’annuncio? È forse arrivata la nave da Delo, [43d] arrivata la quale io debbo morire (2)?
CRITONE Ordunque, non è arrivata, ma mi pare che arriverà oggi, a quanto annunciano alcuni che arrivano dal Sunio e che l’hanno lasciata lì. È chiaro quindi da questi nunzi che arriverà oggi, e dunque necessariamente sarà domani, o Socrate, che tu finirai la tua vita.
SOCRATE Ma, o Critone, con buona sorte: se in questa maniera agli dèi piace, così sia; non penso comunque che essa arriverà oggi.
CRITONE [44a] Donde arguisci questo?
SOCRATE Io te lo dirò. Ecco, io debbo morire il giorno posteriore a quello in cui giunge la nave.
CRITONE Toh, lo affermano, ecco dunque, le autorità preposte a queste faccende.
SOCRATE Non penso orbene che essa arriverà nel giorno iniziante ma nel prossimo. Lo arguisco dunque da un sogno che ho guardato poco prima di adesso, questa notte; e rischi d’aver colto nel segno a non svegliarmi.
CRITONE Ma qual era dunque questo sogno?
SOCRATE Mi sembrava che una donna, avvicinatasi, bella ed [44b] avvenente a vedersi, biancovestita, mi chiamasse e dicesse: «O Socrate, nel terzo giorno giungerai a Ftia assai zollosa (3)».
CRITONE Che strano sogno, o Socrate.
SOCRATE Illuminante comunque, come mi sembra, o Critone.
CRITONE Anche troppo. come si vede. Ma, o spirituale Socrate, ancora una volta adesso fidati di me e salvati, siccome per me, se tu morrai, non è un’unica sfortuna, ma, a parte l’esser privato di un tale sodale quale non ne troverò mai più, sembrerà pure a molti che non conoscono chiaramente né me né te che, [44c] pur essendo capace di salvarti se avessi voluto spendere soldi, abbia trascurato di farlo. E quale reputazione sarebbe mai più vergognosa di questa, di esser reputato far maggior conto del denaro che degli amici? I più infatti non si persuaderanno che tu stesso non abbia voluto andartene da qui nonostante noi ci profondiamo.
SOCRATE Ma perché noi, o beato Critone, ci curiamo così tanto dell’opinione dei più? Ecco, i più avveduti, dei quali vale la pena darsi maggiormente pensiero, riterranno che questi fatti siano accaduti così come son accaduti.
CRITONE [44d] Ma guarda dunque che è necessario, o Socrate, curarsi anche dell’opinione dei più. Proprio i fatti dunque che si presentano adesso qui chiariscono che i più sono capaci di operare non i minimi tra i mali, ma pressoché i massimi, se qualcuno è calunniato in presenza di essi.
SOCRATE Ah ecco, che vantaggio, o Critone, se i più fossero capaci di operare i mali massimi cosicché fossero capaci anche di far le massime opere buone, e che bello sarebbe. Ora, invece, non son capaci di far nessuna delle due cose: non possono infatti rendere uno né saggio né stolto, ma fanno quel che capita.
Note
(1) Il dialogo si svolge in carcere, un paio di giorni prima dell’esecuzione di Socrate.
(2) Per festeggiare l’uccisione del Minotauro da parte dell’eroe ateniese Teseo, ogni anno una nave portava un’ambasceria sacra all’isola di Delo; prima del ritorno ad Atene della nave, le condanne a morte erano sospese per non macchiare questo periodo sacro.
(3) Citando Il., IX, 363 Platone pone in parallelo la situazione di Socrate con quella di Achille: come Achille col favore dei venti sarebbe tornato alla sua patria Ftia dopo tre giorni, così Socrate entro il terzo giorno sarebbe tornato alla sua vera patria, l’aldilà.
Brano seguente: Platone, Critone 2