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Pitagorizzazione delle dottrine non scritte di Platone testimoniata da Sesto Empirico (6)

Pitagorizzazione delle dottrine non scritte di Platone testimoniata da Sesto Empirico (6)

Ago 01

Sesto Empirico, Contro i matematici, X (Contro i fisici, 2) 269-275 (ed. E. Bekker, Berlin 1842)

 

[269] Ma, ecco, occorre di necessità che un qualche genere sia sovraordinato a questi stessi tre generi di enti ‒ sia a quelli sussistenti per sé sia a quelli secondo contrarietà sia, infine, a quelli colti colti in relazione a qualcosa ‒ e che esista per primo perché occorre anche che ogni genere preesista alle specie subordinate [alla gar tōn triōn ontōn genōn, tōn te kath’eauta huphestōtōn kai tōn kat’ enantiotēta kai eti tōn pros ti nooumenōn, opheilei kat’ anankēn kai toutōn autōn epanō ti genos tetachthai, kai prōton huparchein dia to kai pan genos proüparchein tōn huph’auto tetagmenōn eidōn]. Togliendolo, difatti, tutte quante le specie sono tolte con esso [anairoumenou goun autou panta ta eidē sunanaireitai]; invece, tolta la specie, non è eliminato anche il genere [tou de eidous anairethentos ouket’ anaskeuazetai to genos]: infatti essa dipende da questo e non viceversa [ērtētai gar ex ekeinou touto, kai ouk anapalin].

[270] Ordunque, i figli dei Pitagorici supposero che l’uno fosse genere degli enti colti per sé siccome li sopravanza [kai dē tōn men kath’auta nooumenōn genos hupestēsanto Puthagorikōn paides, hōs epanabebēkos, to hen]; ed ecco che, siccome esso è per sé, così pure ciascuno degli enti colti secondo differenza è uno ed è riguardato di per sé stesso [katha gar touto kath’auto estin, houtō kai hekaston tōn kata diaphoran hen te esti kai kath’eauto theōreitai]. [271] Dissero poi che l’uguale e l’ineguale, detenendo il posto di genere, sono principi degli enti secondo contrarietà [tōn de kat’ enantiōsin elexan archein, genous taxin epechon, to ison kai to anison]: nell’uguale e nell’ineguale, infatti, si osserva la natura di tutti quanti i contrari, come quella della permanenza in quiete nell’uguaglianza (non vi si esibisce infatti il più e il meno) e quella del movimento, invece, nell’ineguaglianza [en toutois gar hō pantōn tōn enantiomenōn theōreitai phusis, hoion monēs men en isotēti (ou gar epidechetai to mallon kai to hēsson), kinēseōs de en anisotēti] (vi si esibisce infatti il più e il meno). [272] Allo stesso modo, poi, ciò che è secondo natura è nell’uguaglianza (era infatti un vertice insuperabile) e invece ciò che è contro natura è nella disuguaglianza (esibiva infatti il più e il meno) e lo stesso dicasi della salute e della malattia e del retto e del curvo [hōsautōs men de to men kata phusin en isotēti (akrotēs gar ēn anepitatos), to de para phusin en anisotēti (epedecheto gar to mallon kai hēsson), ho d’ autos logos kai epi hugieias kai nosou euthutētos te kai streblotētos]. [273] Gli enti in relazione a qualcosa, da parte loro, sottostanno al genere dell’eccesso e del difetto [ta mentoi ge pros ti huphestēke genei tē(i) te huperochē(i) kai elleipsei]: infatti, grande e maggiore, molto e di più e alto e più alto sono colti secondo l’eccesso, piccolo e più piccolo, poco e ancora meno, basso e più basso sono invece colti secondo il difetto [mega men gar kai meizon polu te kai pleion hupsēlon te kai hupsēloteron kath’uperochēn noeitai, mikron de kai mikroteron oligon te kai oligoteron tapeinon te kai tapeinoteron kat’ elleipsin]. [274] Ma poiché gli enti per sé, quelli secondo contrarietà e quelli in relazione a qualcosa, pur essendo generi, si son trovati subordinati ad altri generi, e cioè all’uno, all’uguaglianza e all’ineguaglianza e all’eccesso e al difetto, esaminiamo se anche questi generi siano suscettibili di un’altra riduzione [all’ epei ta kath’auta kai ta kat’ enantiōsin kai ta pros ti, genē onta, heurētai allois genesin hupotattomena, kathaper tō(i) te heni kai tē(i) isotēti kai anisotēti huperochē(i) te kai elleipsei, skopōmen ei kai tauta ta genē dunatai ep’ alla lambanein tēn anapompēn]. [275] Ebbene, mentre l’uguaglianza è riportata sotto l’uno (infatti l’uno è uguale a sé stesso in modo primario), l’ineguaglianza è scorta nell’eccesso e nel difetto [oun hē men isotēs tō(i) heni hupagetai (to gar hen prōtōs auto heautō(i) estin ison), hē de anisotēs en huperochē(i) te kai elleipsei blepetai]: ineguali, infatti, sono gli enti dei quali l’uno eccede e l’altro è ecceduto [anisa gar estin hōn to men huperechei to de huperechetai]. Ma anche l’eccesso e il difetto sono ordinati secondo il rapporto della dualità indefinita, giacché il primo eccesso e il difetto sono nel due: nell’eccedente e nell’ecceduto [alla kai hē huperochē kai hē elleipsis kata ton tēs aoristou duados logon tetaktai, epeidēper hē prōtē huperochē kai hē elleipsis en dusin esti, tō(i) te huperechonti kai tō(i) huperechomenō(i)].


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