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Pitagorizzazione delle dottrine non scritte di Platone testimoniata da Sesto Empirico (5)

Pitagorizzazione delle dottrine non scritte di Platone testimoniata da Sesto Empirico (5)

Lug 25

Sesto Empirico, Contro i matematici, X (Contro i fisici, 2) 263-268 (ed. E. Bekker, Berlin 1842)

 

[263] Tra gli enti, dicono infatti, alcuni sono colti secondo differenza, altri secondo contrarietà, altri ancora in relazione a qualcosa [tōn gar ontōn, phasi, ta men kata diaphoran noeitai, ta de kat’ enantiōsin, ta de pros ti]. Quindi [men oun] dicono che secondo differenza sono i sostrati per sé e con una circoscrizione propria, come uomo [einai ta kath’eauta kai kat’ idian perigraphēn hupokeimena, hoion anthrōpos], cavallo, pianta, terra, acqua, aria, fuoco [phuton gē hudōr aēr pur]: ciascuno di questi, infatti, è riguardato assolutamente [toutōn gar hekaston apolutōs theōreitai] e non come se avesse relazione ad altro [ouch’ōs kata tēn pros heteron schesin]; esistono [huparchein] per contrarietà, poi, quanti, tra gli enti, sono riguardati come contrari uno rispetto all’altro, come bene [de hosa ex enantiōseōs heterou pros heteron, hoion agathon] e male, giusto-ingiusto, adatto-inadatto, sacro-profano, pio-empio, mosso-quieto, e quant’altro si riferisce a queste cose [kakon, dikaion adikon, sumpheron asumphoron, hosion anosion, eusebes asebes, kinoumenon ēmeroun, ta alla hosa toutois empherē]. [265] Inoltre, si dà il caso che siano in relazione a qualcosa gli enti colti come aventi relazione ad altro [pros ti de tunchanein ta kata tēn hōs pros heteron schesin nooumena], come destro-sinistro, alto-basso, doppio-mezzo [dexion aristeron, anō katō, diplasion hēmisu]: infatti, il destro è colto come avente relazione al sinistro ed il sinistro come avente relazione al destro, ed il basso come avente relazione all’alto e [to te gar dexion noeitai kata tēn hōs pros to aristeron schesin kai to aristeron kata tēn hōs pros to dexion, to te katō kata tēn hōs pros to anō kai] l’alto come avente relazione al basso, e pressoché lo stesso dicasi per le altre cose [kai epi tōn allōn to paraplēsion].

[266] Dicono, dunque, che gli enti colti secondo contrarietà differiscono da quelli in relazione a qualcosa [diapherein de phasi ta kata enantiōsin nooumena tōn pros ti]. Nel caso dei contrari, infatti, la distruzione dell’uno è la generazione dell’altro, come avviene per salute e malattia e movimento e quiete [epi men gar tōn enantiōn hē tou heterou phthora genesis esti tou heterou, hoion epi hugieias kai nosou kunēseōs te kai ēremias]: infatti, la generazione della malattia è toglimento della salute [nosou te gar genesis arsis estin hugieias] e [te] la generazione della salute è toglimento della malattia, e, mentre la sussistenza del movimento è distruzione della staticità, la generazione della staticità è toglimento del movimento [kai kunēseōs men hupostasis phthora staseōs, genesis de staseōs arsis kunēseōs]. E lo stesso dicasi sul dolore e l’assenza di dolore, sul bene e sul male, e, generalmente, sugli enti aventi natura contraria [ho d’ autos logos kai epi lupēs kai alupias agathou te kai kakou kai koinōs tōn enantian phusin echontōn]. [267] Gli enti in relazione a qualcosa, invece, sono coinvolti nella coesistenza e nel toglimento comune e all’uno e all’altro [ta de pros ti sunuparxin te kai sunanairesin allēlōn perieichen]: infatti nulla è destro, se non esiste anche il sinistro, nulla è doppio, se non presuppone anche il mezzo di cui è doppio [ouden gar dexion estin, ean mē kai aristeron huparchē(i), oude diplasion, ean mē kai to hēmisu proüpokeētai hou diplasion estin].

[268] Oltracciò, tra i contrari non si osserva in toto nessun medio, come appunto tra salute e malattia, vita e morte, movimento e permanenza in quiete [pros toutois epi men tōn enantiōn hōs epipan ouden theōreitai meson, kathaper eutheōs epi hugieias kai nosou zōēs te kai thanatou kunēseōs te kai monēs]: infatti, a metà tra l’essere in salute e l’essere malati, tra il vivere ed il morire ed anche tra il muoversi ed il permanere in quiete non c’è nulla [metaxu gar tou hugiainein kai nosein ouden esti, kai metaxu tou zēn kai tethnanai kai eti tou kineisthai kai menein]. Tra gli enti che hanno una modalità di relazione a qualcosa, invece, c’è [epi de tōn pros ti pōs echontōn esti] un mezzo: tra gli enti che stanno in modalità di relazione a qualcosa, in mezzo tra, poni caso, il grande ed il piccolo si genererà l’uguale, e così tra il più e il meno ci sarà il sufficiente e tra l’acuto ed il grave il consono [tou gar meizonos, ei tuchoi, kai tou mikroterou tōn pros ti pōs kathestōtōn metaxu genoit’ an to ison, hōsautōs de kai tou pleionos kai hēttonos to hikanon, oxeos te kai bareos to sumphōnon].


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