Melisso, Sulla natura o sull’essente (9)
Melisso, Sulla natura o sull’essente (9)
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Arist., De caelo, Γ 1, 286 b 14 (R. 7a)
Alcuni di loro tolsero interamente generazione e distruzione [holōs aneilon genesin kai phthoran]: infatti affermano [phasi] che nessuno [outhen] degli essenti [tōn ontōn] né si genera [oute gignesthai] né si distrugge [oute phtheiresthai], ma che così solo sembra a noi [alla monon dokein hēmin]; ad esempio si deve considerare [dei nomisai] che i seguaci di Melisso e di Parmenide, e Melisso e Parmenide, anche se ragionano bene in altri argomenti, tuttavia non [hous ei kai talla legousi kalōs, all’ ou] argomentano [legein] fisicamente [phusikōs], ecco [ge]: infatti, che, tra gli essenti, ce ne siano di eterni ed interamente immobili è meglio sia argomento di un esame alternativo e prioritario rispetto a quello fisico [to gar einai atta tōn ontōn agēneta kai holōs akinēta mallon estin heteras kai proteras ē tēs phusikēs skepseōs]. Quelli, invece, presupponendo che non ci sia niente altro oltre all’essenza sensibile, ma intuendo per primi che alcune realtà simili a queste ci sono se dev’esserci una qualche conoscenza o intelligenza, perciò trasferirono su queste gli argomenti provenienti da quella [dia to mēden men allo para tēn tōn aisthētōn ousian hupolambanein einai, toiautas de tinas noēsai prōtoi phuseis, eiper estai tis gnōsis ē phronēsis, houtō metēnenkan epi tauta tous ekeithen logous]
Arist., Phys., Θ 3, 254 a 24 (R. A 14)
ei gar kai kat’ alētheian houtōs ekhei kathaper phasi tines, einai to on apeiron kai akinēton, all’ outi phainetai ge kata tēn aisthēsin, alla kineisthai polla tōn ontōn. eiper oun estin doxa pseudēs ē holōs doxa, kai kinēsis esti, kan ei phantasia, kan ei hote men houtōs dokei hote d’ heterōs: hē gar phantasia kai hē doxa kinēseis tines einai dokousin. = Infatti, se anche secondo verità è così come affermano alcuni – che l’essente è illimitato ed immobile –, secondo la sensazione pare che non sia così, bensì che molti degli essenti si muovano. Perciò, se v’è opinione falsa o, in generale, opinione, v’è anche movimento, anche se è immaginazione, anche se talora sembra così e talaltra altrimenti: infatti, l’immaginazione e l’opinione sembrano essere dei movimenti.
Philodemus, Rhetorica, fr. inc. III 7 (DK 30 A 14; R. A 14)
… Parmenide e Melisso, i quali argomentano che il tutto è uno, e per questo: le sensazioni sono false [hen to pan legontes einai kai dia to tas aisthēseis pseudeis einai]…
Aristocles, apud Eusebius, Praeparatio evangelica, XIV, 17, 7 (DK 30 A 14; R. A 14)
Ecco toh, Melisso, volendo mostrare perché nessuno dei fenomeni e di questi enti che ci cadono sotto gli occhi sia ontologicamente, lo dimostra mediante i fenomeni stessi: ecco che afferma [ethelōn epideiknunai dioti tōn phainomenōn kai en opsei toutōn ouden eiē tōi onti, dia tōn phainomenōn apodeiknusin autōn: phēsi goun]: «Se, infatti, ci sono terra, acqua, aria e fuoco, ferro ed oro, sia il vivente sia il morto, nero e bianco e quanti altri enti gli uomini dicono essere veri – se, dunque, questi enti sono e noi rettamente vediamo ed udiamo, bisogna che ciascuno sia tale quale la prima volta sembrò a noi e che non si trasmuti né divenga alterato, ma che ciascuno sia sempre quale è. Ordunque affermiamo di vedere, udire e comprendere rettamente; sembra però a noi che il caldo divenga freddo ed il freddo caldo, il duro molle ed il molle duro» [DK 30 B 8, 2, 3]. Dunque, a lui che ragiona con questi argomenti e con molti altri simili a questi si può domandare, ed a ragion veduta: «ma allora non hai avuto notizia percependo che quel che adesso è caldo diventa successivamente freddo?», e similmente per gli altri argomenti. Infatti, non si potrebbe scoprire nulla di ciò che disse se non togliendo e confutando le sensazioni mediante il confidare moltissimo in esse [tauta de kai alla polla toiauta legontos autou kai mala eikotōs eputheto tis an: «ar’ oun hoti ho nun thermon esti kapeita touto ginetai psukhron ouk aisthomenos egnōs?». homoiōs de kai peri tōn allōn. hoper gar ephēn, heuretheiē an ouden all’ ē tas aisthēseis anairōn kai elenkhōn dia to malista pisteuein autais].
Aët., IV, 9, 1 (R. A 14)
Pitagora, Empedocle, Senofane, Parmenide, Zenone, Melisso, Anassagora, Democrito, Metrodoro, Protagora, Platone dicono che le sensazioni sono false [pseudeis einai tas aisthēseis].
Simpl., De caelo, 556 12 (R. A 14a)
Per primi, dunque, discute Melisso e Parmenide, il primo dei quali afferma che la generazione non è in toto [oude holōs genesin einai phēsi]; Parmenide, invece, dice che è non in rapporto alla verità ma in rapporto all’opinione [de ou pros alētheian alla pros doxan].
Simpl., Phys., 87, 6; 109, 34 (DK 30 B 9; R. B 9))
«hen d’ eon, phēsi, dei auto sōma mē ekhein. ei de ekhōi pakhos, ekhoi an moria, kai ouketi hen eiē». = «Dunque, essendo unico – afferma – esso deve non avere corpo. Se, invece, avesse spessore, avrebbe parti, e non sarebbe più unico»…
Infatti, che volesse [bouletai] dire che l’essente è incorporeo [asōmaton] lo manifestò dicendo [edēlōsen eipōn]:
«ei men oun eiē, dei auto hen einai; hen d’ eon dei auto sōma mē ekhein». = «Se, quindi, è, esso deve essere unico; dunque, essendo unico, esso deve non avere corpo».
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