Frammenti sul calunniare attribuiti a Plutarco da Giovanni Stobeo
Frammenti sul calunniare attribuiti a Plutarco da Giovanni Stobeo
Mag 08
[Stob. 3,20,59] Estratto dalla dissertazione di Plutarco sulla calunnia:
I servi novellamente comprati si ragguagliano non se il padrone sia superstizioso o invidioso, tutt’altro: se sia iracondo.
[Stob. 3,38,31] Estratto dalla dissertazione di Plutarco sul calunniare:
Alcuni paragonano l’invidia al fumo, siccome, pur se è denso agli inizi, nondimeno quando s’emette fiamma sparisce. Ecco così che i vecchi si presentano meno vittime d’invidia.
[Stob. 3,38,32] Estratto dalla dissertazione di Plutarco sul calunniare:
Ippia coglie due specie con cui si presenta l’invidia: quella giusta, quando qualcuno invidia i malvagi che son onorati, e quella ingiusta, quando s’invidiano i magnanimi. E gli invidiosi si dannano il doppio in confronto agli altri, siccome rimangono angosciati non solo per i propri mali, così come quegli altri, ma anche dagli altrui profitti [86 B 16 D-K].
[Stob. 3,42,10] Estratto dalla dissertazione di Plutarco perlustrante il calunniare:
Ippia professa questo: che dira è la calunnia (la denomina in questo modo: diabolia); che non è scritta nelle norme alcuna punizione contro costoro, come avviene per i ladri; contuttociò rubano il possesso d’ordine più elevato, l’amicizia; sì che la soverchieria, che comunque è criminale, è disposizione più giusta della diffamazione calunniosa, per questo: non è invisibile [86 B 17 D-K].
La traduzione dei frammenti è stata condotta sul testo della seguente edizione:
Plutarch’s Moralia XV, Fragments, translated by F.H. Sandbach, Cambridge Mass. 1969, 280-283.