Temi e protagonisti della filosofia

Frammenti morali di Democrito (9)

Frammenti morali di Democrito (9)

Ott 12

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La povertà in democrazia è tanto preferibile al cosiddetto benessere presso le case reali quanto la libertà lo è rispetto alla servitù [hē en demokratiēi peniē tēs para tois dynastēisi kaleumenēs eudaimoniēs tosouton esti hairetōterē hokoson eleutheriē douleiēs].

[Bisogna] stimare massime [megista hēgeisthai] le cose riguardanti la città [ta kata tēn polin] rispetto alle rimanenti [tōn loipōn], cosicché sia condotta bene [axetai eu], non rivaleggiando più dell’appropriato [philonikeonta para to epieikes] né imponendosi a forza contro l’utile della comunità [ischyn heautōi peritithemenon para to chrēston to tou xynou]. Infatti una città condotta bene è la più grande direzione (di vita) [megistē orthōsis] e dentro a ciò c’è tutto [en toutōi panta eni]: e, conservato ciò, si conserva tutto [toutou sōzomenou panta sōzetai], e, distrutto ciò, si distruggono tutte le cose [ta panta diaphtheiretai].

Per i buoni cittadini non è conveniente occuparsi degli affari altrui trascurando i loro propri, che infatti van male [tois chrēstoisin ou sympheron ameleontas tōn heōutōn alla prēssein ta gar idia kakōs eschen]. Se però uno trascura i pubblici affari, avviene che si senta parlar male di lui [tōn dēmosiōn kakōs akouein gignetai], anche qualora né rubi né commetta ingiustizia in alcunché [mēden mēte kleptēi mēte adikēi]. Giacché c’è il rischio [kindynos] anche per chi ‹non› li trascura o delinque che si senta parlar male di lui e dunque anche che subisca qualcosa; ed è giocoforza sbagliare, però non è agevole trovare comprensione presso gli uomini [pathein ti anankē de hamartanein syngignōskesthai de tous anthropous ouk eupetes].

Quanto più i malvagi che entrano in carica ne sono indegni, tanto più diventano negligenti e si riempiono di stoltezza e spocchia [hoi kakoi iontes es tas timas hokosōi an mallon anaxioi eontes iōsi tosoutōi mallon anakēdees gignontai kai aphrosynēs kai thraseos pimplantai].

Quando i facoltosi si buttano a provvedere e a dare soccorso e gratificazioni ai nullatenenti, in ciò c’è già sia il compatire [hoi dynamenoi tois mē echousi kai protelein tolmeōsi kai hypourgein kai charizesthai en toutōi ēdē kai to oiktirein enesti] sia il non essere soli [mē herēmous einai] sia il diventare compari [to hetairous gignesthai] sia lo scambiarsi aiuto [to amynein allēloisi] sia l’essere concordi dei cittadini [tous poliētas homonoous einai] e altri beni [alla agatha], quanti nessuno potrebbe catalogare [an dynaito katalexai].

Giustizia è fare le cose che son da farsi [erdein ta chrē eonta], ingiustizia invece non fare le cose che son da farsi ma contravvenirvi [paratrepesthai].

Riguardo all’uccisione o non uccisione degli animali, sia così stabilito: chi abbatte quelli che danneggiano o vogliono danneggiare è innocente e relativamente al beneficio è meglio farlo anzichenò [kata de zōiōn estin hōn phonou kai mē phonou hōde echei ta adikeonta kai thelonta adikein athōios ho kteinōn kai pros euestoun touto erdein mallon ē mē].

Bisogna fare il tutto per tutto per abbattere gli esseri che nocciono contro giustizia e, in ogni ordinamento, chi lo fa parteciperà di una sorte migliore: di tranquillità e giustizia e sicurezza e dignità [kteinein chrē ta pēmainonta para dikēn panta peri pantos kai touto ho poiōn euthymiēs kai dikēs kai tharseos kai ektaseōs en panti kosmōi mezō moiran methexei].

Come s’è scritto riguardo agli animali nemici (dell’uomo), belve e anche rettili, così mi pare debba essere fatto pure rispetto agli uomini: uccidere il nemico (pubblico), secondo le patrie leggi, in ogni ordinamento in cui la legge non lo proibisca, e lo proibiscono i territori consacrati in ciascuna regione, i trattati e i giuramenti [hokōsper peri kinadeōn te kai herpeteōn gegraphatai tōn polemiōn outō kai kata anthrōpōn dokei moi chreōn einai poiein kata nomous tous patrious kteinein polemion en panti kosmōi en hōi mē nomos apeirgei apeirgei de hiera hekastoisi epichōria kai spondai kai orkoi].

Uno che uccide, vuoi di propria mano, vuoi come mandante, vuoi votando, un brigante o ladro qualunque dovrebbe essere scagionato [kixallēn kai lēistēn panta kteinōn tis athōios an eiē kai autocheiriēi kai keleuōn kai psēphōi].


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2 comments

  1. Elisa cantorali

    Bel blog, complimenti!

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