Frammenti morali di Democrito (15)
Frammenti morali di Democrito (15)
Dic 14[ad#Ret Big]
Se vuoi ricevere, dai pure ai bisognosi alcune delle cose che sono tue: infatti chi non dà al bisognoso, non riceverà quando egli stesso sarà bisognoso [ei theleis lambanein didou kai tois deomenois ek tōn eontōn ho gar mē didous deomenōi oude autos lēpsetai deomenos].
Non ritenere mai beato un uomo nella ricchezza e nella fama: infatti tali beni sono tutti trattenuti con garanzia minore dei venti [mēdepote makarisēs anthrōpon epi ploutōi kai doxēi panta gar ta toiauta tōn agathōn elatton pistei tōn anemōn dedetai]
Non chi è ricco [ho ploutōn], ma chi non ha bisogno, è beato [ho mē chrēizōn makarios].
Diventerai ricco se sarai parco nei desideri [tōn epithymiōn estai penēs].
La ricchezza secondo natura [kata physin] comprende [sympeplērōtai] pane, acqua e l’indumento destinato al corpo; quella debordante ha invece luogo per l’illimitato tormento del desiderio relativo all’anima [ho de perissos kata psychēn aperanton echei kou tēn tēs epithymiēs basanon].
Chi si accontenta della ricchezza secondo natura è molto più ricco di chi possiede molte cose ma ne desidera di più: mentre infatti a quello non manca nulla, a questo manca molto più di ciò che possiede [ho tōi kata physin archoumenos ploutōi tou polla kektēmenou pleiona de epithymountos poly esti plousiōteros tōi men gar ouden elleipei tōi de kai hōn kektētai pollōi pleiona].
I più [tous pollous] tra i ricchi sono sovrintendenti [epitropous] ma non padroni della roba [alla mē despotas tōn chrematōn].
Non è bello che l’educato dialoghi coll’ineducato [kalon pepaideumenon apaideutos dialegesthai], né similmente il sobrio con gli ubriachi.
L’educando ha bisogno di queste tre cose: natura, impegno, tempo [physeōs meletēs chronou].
Come un unguento è buono [kalon] non in quanto piacevole [to hēdy] né in quanto copioso [to makron], ma in quanto salutare [to hygieinon], così anche il cibo [trophē] è buono [kalē] non in quanto piacevole [hē hēdeia] né in quanto abbondante [hē pollē], ma in quanto salutare [hē hygieinē].
Fretta [tachos] e foga siano assenti nel mangiare [epeixis apestō tou esthiein]: infatti questo è appropriato [prepon] ai cani ed alle bestie più che agli uomini.
Sii vigile mediante l’intelletto; infatti il sonno di questo è congenito alla morte reale [agrypnos eso kata ton noun syngenēs gar tou alēthinou thanatou ho peri touton hypnos].
Vecchiaia [gēras] e povertà [penia]: due piaghe incurabili [traumata dystherapeuta].
La concorrenza tra gli uomini di valore giova a chi si mette a competere non danneggiando chi subisce la competizione [hē tōn agathōn eris ōphelei ton zēlounta mē blaptousa ton zēloumenon].
Se serbi gratitudine verso qualcuno, dagli subito gratificazione: infatti l’indugio nuoce al dono [hōitini tēn charin katathēsēi thatton tēn charin didou hē gar bradytēs lymainetai tēn dosin].
Anche un buon timoniere [kybernētēs agathos] qualche volta naufraga [nauagei]; anche un uomo nobile fallisce [anēr spoudaios atychei].
Quando il giudice emette la sentenza sull’imputato, è necessario tacere [aitatai dikastēs krinomenon anankē siōpan].
Uno disse a Democrito: “Perché, grande come sei, hai sposato una donna piccola?”. Ed egli disse: “Facendo la selezione, ho scelto il male minore”.
Stai bene attento alle menzogne, benché siano false: infatti i più ignorano la verità, ma guardano all’apparenza [eulabou tas diabolas kan pseudeis ōsin hoi gar polloi tēn men alētheian agnousi pros de tēn doxan apoblepousi].
Per i dissennati il tempo elimina il dolore; per gli assennati invece la ragione [tous men aphronas ho chronos tous de phronimous ho logos tēs lypēs apallattei].