Frammenti di Policleto
Frammenti di Policleto
Ago 29
1. Plut., De prof. virt., 17, 86a: Quelli che, ecco, progrediscono nella virtù, per i quali dunque di già «è stata battuta l’aurea base» [Pind. fr. 194 M.] per così dire d’un qualche sacro e regale duomo della vita, non s’assoggettano all’avvicinamento di nulla di natura casuale tra gli avvenimenti, tutt’altro: agendo come assistiti dal filo a piombo del logo, guidano e armonizzano ciascuna cosa al suo posto, credendo che Policleto abbia giudicato superbamente bene colla lezione che è «arduissimo il work of art per loro, per i quali all’unghia la creta arrivi [khalepṓtaton autṓn to ergon, hois an eis ónukha ho pēlós aphíkētai]».
Plut., Quaest. conv., II, 3, 2, 636c: Ed ecco, gli artisti prima plasmano oggetti indistinti ed amorfi, e dopo articolano ciascuno di essi coi tipi ideali; per questo Policleto lo scultore disse che «molto più impegnativo è il work of art, allorché all’unghia la creta venga [khalepṓtaton einai to ergon, hotan en ónukhi ho pēlós génētai]». Per questo eziandio è prudente ubbidire alla natura, che dapprima sollecita la materia, alquanto inerte, non facendola tremare, offrendo dei tipi amorfi ed indeterminati, come le uova; ordunque, dopo che questi son pervenuti alla forma ed al tratto, s’elabora il vivente.
2. Philo, Mechan., IV, 1, p. 49, 20 Schöne: Ecco dunque che più d’uno, installando strumenti costruiti d’uguale magnitudine ed utilizzando la stessa sintassi e legni sempre uguali e pari ferro, restando allo stesso peso senza cambiarlo affatto, ne realizzarono alcuni lancianti lontano e dai colpi ben tesi, altri restanti indietro, posteriormente a questi appena detti; ed ecco, richiesti del perché fosse avvenuto questo, non avevano modo di enunciare la causa. Dunque la sentenza proverbiale sostenuta dallo scultore Policleto è una lezione vicina alle esigenze di miglioramento di colui che ha la vocazione per questo lavoro, siccome professò che «il [to] benfatto [eu] nasce [gínesthai] per un micron mediante una pluralità di numeri [pará mikrón diá pollṓn arithmṓn]». Allo stesso modo, dunque, trovo che anche occupandosi di questa tecnica avviene che, se compiendo i lavori mediante molti numeri abbiamo realizzato un piccolo inconveniente in merito ad alcuni particolari determinati, queste sviste ricapitolate al termine comportano un magno errore.
I testi sono tratti dall’edizione di M. Timpanaro Cardini, Pitagorici. Testimonianze e frammenti, fasc. II: Ippocrate di Chio, Filolao, Archita e Pitagorici minori, Firenze 1962.
Nella traslitterazione l’accento è sempre semplificato in acuto e segnato solo sui polisillabi non piani.