Frammenti di Ione di Chio
Frammenti di Ione di Chio
Ago 15
TRIAGMI
1. Harpocr., s. v. Ἴων, Ione: …Trascrivono dunque di esso questi insegnamenti: «Arché, dunque, per me della legge: tutti quanti tre e nulla più o meno di questi tre. Di ciascun singolo oggetto virtù si rivela una triade: comprensione e forza e sorte [arkhḗ de moi tou logou: panta tria kai oudén pleon ē élasson toutōn tōn triṓn. henós hekastou aretḗ triás: súnesis kai kratos kai tukhē]».
2. Dion., VIII, 8: Ione di Chio dunque nei Triagmi professa che Pitagora attribuì ad Orfeo alcune poesie composte da lui.
Clem., Strom., I, 131: Ione di Chio dunque nei Triagmi avvisa che anche Pitagora attribuì ad Orfeo alcuni suoi scritti. Epigene invece ecc.
Harpocr.; Suda, s. v. Ὀρφεύς, Orfeo: scrisse i Triagmi, ma dicono che siano di Ione il poeta tragico; in questi, dunque, erano trattate quelle che chiamano Vesti sacre.
DI SEDE INCERTA
3. Plut., De fort. Rom., 1, 316d: Il poeta Ione, quindi, nelle opere da lui scritte non in metri bensì in prosa, professa che la sorte, pur essendo cosa dissimilissima dalla sofia, diviene demiurgo di cose omogeneissime a essa.
Cfr. Quaest. conv., VIII, 1, 1: [Diogeniano di Pompeo] professò, ecco, che non male Ione diceva per quel che concerne la «sorte [tukhēs]», idest che, «differendo per più aspetti dalla sofia, realizza moltissimi adempimenti simili a questa [pollá tēs sophias diaphérousa pleista autḗs hómoia poiéi]».
3a. Varro, fr. 3 Funaioli: Come scrive Ione, v’è una venticinquesima lettera, che chiamano agma, di cui non v’è alcuna forma grafica, eppure è utilizzata con un suono comune a Greci e Latini, come nei vocaboli qui verbalizzati, ossia: aggulus, aggens, agguilla, iggerunt. In tali parole i Greci ed il nostro Accio scrivono due G, altri N e G.
3b. Lexicum sabbaticum, ed. Papadopulos, s. v. αὐτοφρόνων: Ione ha verbalizzato: «concordi e corresponsabili [autophronōn kai homospondōn]».
4. Diog., I, 119 sgg.: Ione di Chio, dunque, professa su di lui [: Ferecide]: «Quindi egli, censito insigne per vigore e stimabilità, / anche estinto colla psiche ha vita beata, / se per davvero Pitagora, questo sofo, sopra tutti / gli uomini s’è provveduto di conoscenze e le dimostrò esaurientemente [hōs ho men ēnoreēi te kekasmenos ēdé kai aidói / kai phthímenos psukhḗi terpnón ekhei bíoton, / eiper Puthagorēs etumōs ho sophós perí pantōn / anthrōpōn gnōmas eide kai exémathen]…».
FRAMMENTO DUBBIO
5. Cleonid., Is. harm., 12: Ebbene, utilizzano questo nome [: tono] occupandosi della nota quelli che chiamano eptátona la cetra, per esempio Terpandro e Ione. Difatti il primo professa: … mentre l’altro: «Endecacorde lira, avente scala di dieci intervalli / verso le tre processioni dell’armonia consonanti, / prima te eptátona percuotevano con quarte tutti quanti / gl’Elleni, grama musica innalzando…».
I testi sono tratti dall’edizione di M. Timpanaro Cardini, Pitagorici. Testimonianze e frammenti, fasc. II: Ippocrate di Chio, Filolao, Archita e Pitagorici minori, Firenze 1962.
Nella traslitterazione l’accento è sempre semplificato in acuto e segnato solo sui polisillabi non piani.