Frammenti di Anassimene
Frammenti di Anassimene
Lug 18
Plut., De prim. frig., 7, 947f: o, come per l’appunto Anassimene l’antico credeva, né il freddo né il caldo lasciamoli nell’entità, tutt’altro: van considerati affezioni comuni della ile [: materia] ingenerantisi in occasione dei cambiamenti, siccome il comprimersi e l’infittirsi da parte di essa professa essere freddo, mentre il rado e l’«allentato [khalarón]» (denominandolo proprio in questo modo, appunto con questo verbo) caldo. Quindi non sarebbe una lettura assurda argomentare questo: l’uomo dalla bocca getterebbe emissioni sia calde sia fredde, siccome il respiro, premuto e infittito dalle labbra, si raffredda, mentre emesso dalla bocca giacente aperta diviene caldo subendo rarefazione. Ebbene, Aristotele considera questo nato dall’ignoranza di quest’uomo: sì, perché a bocca giacente aperta si espirerebbe il caldo all’esterno di noi stessi, mentre quando soffiamo contraendo le labbra, non è l’aria emessa da noi, bensì quella prossima alla bocca, ch’è fredda, a esser sospinta e avanzare per l’impeto.
Aët., I, 3, 4: Anassimene d’Euristrato, da Mileto, professò che archè degli essenti è l’aria; siccome da questa tutti quanti gl’esistenti si generano ed in essa ancora si dissolvono. «Come la nostra psiche», professa, «‒ ch’è aria ‒ ci conserva, solidalmente anche l’intero cosmo pneuma ed aria abbracciano [hōs hē psukhḗ … hē hēmetera aēr ousa sunkratéi hēmás, kai holon ton kosmon pneuma kai aēr periekhei]»; aria e pneuma, dunque, son letti come sinonimi. Sbaglia dunque anche costui colla dottrina per cui i viventi sarebbero costituiti da aria e pneuma, visto come semplice e monoforme, siccome è impossibile sussista una singola archè, la ile degli essenti, tutt’altro: bisogna ipotizzare anche la causa efficiente; ad esempio non basta l’argento per generare una coppa, se non vi sia la causa efficiente, ossia l’argentiere; similmente anche per l’occorrenza del bronzo, del legno e d’ogni altra ile.
Sono riportati i frammenti dell’edizione a cura di H. Diels e W. Kranz, Die Fragmente der Vorsokratiker, Berlin 1951-1952 .
Nella traslitterazione l’accento è sempre semplificato in acuto e segnato solo sui polisillabi non piani.