Frammenti di Anassagora (4)
Frammenti di Anassagora (4)
Ago 26
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Diels-Kranz 59 B 15
Simpl. Phys. 179, 3: E dopo poco «mentre il denso», dice, «ed… etere».
to men puknon kai dieron kai psukhron kai to zopheron enthade sunekhōrēsen, entha nun <hē gē>, to de araion kai to thermon kai to xēron exekhōrēsen eis to prosō tou aitheros.
Mentre il fitto ed umido e freddo ed il tenebroso conversero qua, dove son adesso, il raro ed il caldo ed il secco uscirono verso la parte inoltrata dell’etere.
Diels-Kranz 59 B 16
Simpl. Phys. 159, 6: E dice che si secernettero queste cose primordiali e semplicissime [ta men arkheidē tauta kai aploustata apokrinesthai], mentre altre più sintetizzabili [sunthetōtera] di queste dice che talvolta si compattano [pote men sumpēgnusthai] come sintetizzate [hōs suntheta], talvolta invece si secernono come la terra [apokrinesthai hōs tēn gēn]. Dice infatti così: «da… del freddo».
Ibid. 155, 21: Dice, ecco, Anassagora nel primo libro della Fisica: «dalle… dell’acqua».
apo touteōn apokrinomenōn sumpēgnutai gē: ek men gar tōn nephelōn hudōr apokrinetai, ek de tou hudatos gē, ek de tēs gēs luthoi sumpēgnuntai hupo tou psukhrou, houtoi de ekkhōreousi mallon tou hudatos.
Da queste cose che si secernono si compatta la terra: dalle nuvole infatti si secerne l’acqua, dall’acqua invece la terra, mentre dalla terra si condensano pietre sotto l’azione del freddo, queste dunque escono nello spazio più dell’acqua.
Diels-Kranz 59 B 17
Simpl. Phys. 163, 18: Luminosamente Anassagora nel primo libro della Fisica dice essere il generarsi ed il corrompersi comporsi e discriminarsi [to genesthai kai apollusthai sunkrinesthai kai diakrinesthai legei] scrivendo così:
to de ginesthai kai apollusthai ouk orthōs nomizousin hoi Hellēnes: ouden gar khrēma ginetai oude apollutai, all’ apo eontōn khrēmatōn summisgetai te kai diakrinetai. kai houtōs an orthōs kaloein to te ginesthai summisgesthai kai to apollusthai diakrinesthai.
«Ordunque, il generarsi ed il corrompersi non rettamente comprendono i Greci: nessuna cosa infatti si genera né si corrompe, ma da cose essenti ci si compone e ci si discrimina. Ed allora così dovrebbero correttamente chiamare il generarsi comporsi ed il corrompersi discriminarsi».
Diels-Kranz 59 B 18
Plutarchus, De facie in orbae lunae, 16, p. 929 B
hēlios entithēsi tē(i) selēnē(i) to lampron.
Il sole proietta sulla luna la luce.
Diels-Kranz 59 B 19
Scholia BT in Iliadem ad P 547: Anassagora invece professa:
Irin de kaleomen to en tē(i)sin nephelē(i)sin antilampon tō(i) hēliō(i). kheimōnos oun esti sumbolon: to gar perikheomenon hudōr tō(i) nephei anemon epoiēsen ē exekheen ombron.
«Ma chiamiamo Iride il rispecchiarsi sulle nuvole da parte del sole. Quindi è simbolo di tempesta: infatti l’acqua spruzzata intorno dalla nube produce vento o spande pioggia».
Diels-Kranz 59 B 21
Sextus Empiricus, Adversus mathematicos, VII 90: Il fisicissimo Anassagora, accusando come deboli le sensazioni [hōs astheneis diaballōn tas aisthēseis], «per la loro debolezza», professa, «non siamo capaci di discernere il vero», e fa menzione dell’alterazione a poco a poco dei colori, la qual fa fede della loro inaffidabilità [tithēsi te piston autōn tēs apistias tēn para mikron tōn khrōmatōn exallagē]. Se infatti prendiamo due colori, nero e bianco, e se spandiamo goccia a goccia l’uno sull’altro, la vista non saprà discriminare i cambiamenti intervenenti poco a poco, anche se son oggettivi rispetto alla realtà [ou dunēsetai hē opsis diakrinein tas para mikron metabolas, kaiper pros tēn phusin hupokeimenas].
hup’ aphaurotētos autōn ou dunatoi semen krinein talēthes
Per la loro debolezza non siamo capaci di discernere il vero.
Diels-Kranz 59 B 21a
Sext. VII 140: Diotimo diceva che secondo lui [Democrito, DK 68 A 111] ci sono tre criteri: quello della comprensione delle cose inapparenti che sono i fenomeni [tēs men tōn adēlōn katalēpseōs ta phainomena]; «aspetto», infatti, «delle cose inapparenti [tōn adēlōn] son i fenomeni», come professa Anassagora, che per questo Democrito loda ecc.
opsis adēlōn ta phainomena.
Aspetto di cose inapparenti son i fenomeni.
Diels-Kranz 59 B 21b
Plutarchus, De fortuna, 3, p. 98 F: Ma in tutte queste cose siamo più sfortunati [atukhoteroi] degli animali, eppure usiamo, secondo Anassagora,
empeiria(i) de kai mnēmē(i) kai sophia(i) kai tekhnē(i)
«esperienza e memoria e sapienza e tecnica»,
e li mungiamo e ne raccogliamo il miele e li trasferiamo e li conduciamo avendoli raccolti.
Diels-Kranz 59 B 22
Athenaeus Naucratites, Epitome, B, p. 57 D:
to kaloumenon ornithos gala to en tois ō(i) ois leukon.
Quel ch’è chiamato latte d’uccello è il bianco nelle uova.
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