Frammenti di Anassagora (3)
Frammenti di Anassagora (3)
Ago 23
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Diels-Kranz 59 B 11
Simpl. Phys. 164, 22: Dice dunque luminosamente che
en panti pantos moira enesti plēn nou, estin hoisi de kai nous eni.
«In ogni cosa è insita parte di ogni cosa, tranne che del nous; vi sono cose nelle quali comunque v’è anche il nous»
Diels-Kranz 59 B 12
Simpl. Phys. 164, 24: Ed ancora che «le altre cose… è mescolato ad alcuna».
Ibid. 156, 13: Intorno al nous ha scritto queste righe: «il nous invece è… è ed era».
ta men alla pantos moiran metekhei, nous de estin apeiron kai autokrates kai memeiktai oudeni khrēmati, alla monos autos ep’ eōutou estin. ei mē gar eph’eautou ēn, alla teō(i) ememeikto allō(i), meteikhen an hapantōn khrēmatōn, ei ememeikto teō(i): en panti gar pantos moira enestin, hōsper en tois prosthen [DK 59 B 11] moi lelektai; kai an ekōluen auton ta summemigmena, hōste mēdenos khrēmatos kratein homoiōs hōs kai monon eonta eph’eautou. esti gar leptotaton te pantōn khrēmatōn kai katharotaton, kai gnōmēn ge peri pantos pasan kai iskhei kai iskhuei megiston; kai hosa ge psukhēn ekhei kai ta meizō kai ta elassō, pantōn nous kratei. kai tēs perikhōrēsios tēs sumpasēs nous ekratēsen, hōste perikhōrēsai tēn arkhēn. kai prōton apo tou smikrou ērxato perikhōrein, epi de pleon perikhōrei, kai perikhōrēsei epi pleon. kai ta summisgomena te kai apokrinomena kai diakrinomena panta egnō nous. kai hopoia emellen esesthai kai hopoia ēn, hassa nun mē esti, kai hosa nun esti kai hopoia estai, panta diekosmēse nous, kai tēn perikhōrēsin tautēn, hēn nun perikhōreei ta te astra kai ho hēlios kai hē selēnē kai ho aēr kai ho aithēr hoi apokrinomenoi. hē de perikhōrēsis autē epoiēsen apokrinesthai. kai apokrinetai apo te tou araiou to puknon kai apo tou psukhrou to thermon kai apo tou zopherou to lampron kai apo tou dierou to xēron. moirai de pollai pollōn eisi. pantapasi de ouden apokrinetai oude diakrinetai heteron apo tou heterou plēn nou. nous de pas homoios esti kai ho meizōn kai ho elattōn. heteron de ouden estin homoion oudeni, all’ hotōn pleistai eni, tauta endēlotata hen hekaston estin kai ēn.
Le altre cose hanno parte di ogni cosa, il nous invece è infinito e comandante da sé e non è mescolato ad alcuna cosa, ma solo esso è essente in sé stesso. Se infatti non fosse in sé stesso, ma fosse mescolato a qualcosa d’altro, allora parteciperebbe di tutte le cose assieme, se fosse mescolato a qualcosa: in ogni cosa infatti è insita parte di ogni cosa, come nei precedenti ragionamenti [DK 59 B 11] è stato da me argomentato, ed allora gli s’opporrebbero le cose mescolate, cosicché non comanderebbe nessuna cosa similmente a come comanda essendo solo in sé stesso. È infatti la più sottile e la più pura di tutte le cose ed ha totale conoscenza, ecco, di tutte ed ha forza massima; e quante cose, ecco, hanno vita, sia le maggiori sia le minori, tutte il nous comanda. Ed il nous comandò il percorso di rotazione universale, cosicché ruotasse dall’inizio. E da principio dal piccolo iniziò il ruotare, mentre ruota percorrendo viepiù spazio, e viepiù ne percorrerà. E le cose commiste e le secrete e le discriminate, tutte ha conosciuto il nous, e quali stavano per essere e quali erano che adesso non sono, e quante adesso sono e quali saranno, tutte coordinò il nous, e questa rotazione che adesso percorrono gli astri ed il sole e la luna, e quell’aria e quell’etere che si van secernendo. Ordunque, la rotazione stessa produsse il secernersi. E si secerne dal rado il fitto e dal freddo il caldo e dal tenebroso lo splendido e dall’umido il secco. Dunque molte sono parti di molte cose. In tutto e per tutto comunque nessuna si secerne, né si discriminano l’una dall’altra, ad eccezione del nous. Ordunque, il nous è tutto quanto simile, sia il maggiore sia il minore. Dell’altro invece nulla è simile a nulla, ma ogni uno è ed era le cose più appariscenti che più vi son insite.
Diels-Kranz 59 B 13
Simpl. Phys. 308, 27: «Non ha rammentato [Aristoteles, Physica, 194 a 20]», dice Alessandro, «Anassagora, anche se aveva posto il nous nel novero dei principi [ton noun en tais arkhais tithentos]; forse», dice, «perché non lo utilizza nella generazione [proskhrētai autō(i) en tē(i) genesei]». Ma perché non lo utiliza è chiaro, se per vero professa che la generazione null’altro è se non secrezione [ekkrisin], e la secrezione si genera sotto l’azione del movimento [hupo tēs kinēseōs ginesthai], e del movimento è causa il nous [tēs de kinēseōs aition einai ton noun]. Argomenta infatti così Anassagora:
kai epei ērxato ho nous kinein, apo tou kinoumenou pantos apekrineto, kai hoson ekinēsen ho nous, pan touto diekrithē; kinoumenōn de kai diakrinomenōn hē perikhōrēsis pollō(i) mallon epoiei diakrinesthai.
«E dopo che il nous iniziò a muovere, da tutto quello che era mosso si andavan secernendo, e quanto il nous aveva mosso, tutto questo si discriminò; dunque la rotazione delle cose mosse e discriminate faceva in modo che si discriminassero molto di più».
Diels-Kranz 59 B 14
Simpl. Phys. 157, 5: Che dunque egli supponga un doppio ordinamento cosmico [dittēn tina diakosmēsin], l’uno intellettuale, l’altro invece sensibile [tēn men noeran, tēn de aisthētēn] generato a partire da quello [ap’ ekeinēs], è mostrato anche dagli argomenti detti [DK 59 B 12], ed è mostrato pure da questi:
ho de nous, hos aei esti, to karta kai nun estin hina kai ta alla panta, en tō(i) pollō(i) periekhonti kai en tois proskritheisi kai en tois apokekrimenois.
«Ordunque il nous, che sempre è, oltremodo anche adesso è laddove son anche le altre cose, nel molto contenente e nelle cose aggregate e nelle secrete».
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