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Argomenti epicurei contro il timore della morte (9)

Argomenti epicurei contro il timore della morte (9)

Gen 11

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Secondo argomento

Argomento per simmetria

 

2. Discussione

Dopo aver esplicitato le sue presupposizioni epicuree e alcuni dubbi sulla sua presunta specularità, passiamo a vagliare un’ultima obiezione all’argomento per simmetria.

 

2.4. Permanenza dell’inesistenza

Lucrezio sostiene che lo stato di morte non è un male, perché è uno stato d’inesistenza; e che in generale tale tipo di stati non va temuto, come testimonia il nostro atteggiamento verso l’inesistenza prenatale. Ora, il poeta epicureo sembra supporre che l’oggetto della nostra paura sia la pura e semplice inesistenza. Tuttavia possiamo chiederci: quando diciamo di temere la morte, intendiamo dire che temiamo l’inesistenza in sé?

Forse l’argomento per simmetria racchiude un nocciolo di verità: l’inesistenza previtale non ci intimorisce perché non ci riguarda più di tanto, anzi magari non ci interessa in alcun modo. È plausibile che non ci importi perché siamo consci che, a un certo punto, essa si è conclusa con l’evento che ci ha messi al mondo. In altre parole, potremmo non curarci dell’inesistenza prenatale poiché sappiamo che le è seguita l’esistenza.

Ora, forse nemmeno l’inesistenza postuma ci preoccuperebbe troppo se avessimo la certezza che le seguisse una nuova esistenza. In questo caso, intenderemmo quell’inesistenza come un transito tra diverse fasi esistenziali, dove il ritorno alla vita sarebbe analogo al risveglio dopo il sonno. E la prospettiva di questa temporanea “sospensione” dell’esistenza potrebbe non turbarci più di quanto la previsione del letargo impensierirebbe un ghiro.

Immaginiamo di possedere un macchinario che ci permetta di entrare e uscire dall’esistenza a nostro piacimento, smontandoci nelle molecole che ci costituiscono e ricostruendoci a distanza di tempo senza procurarci danni. Probabilmente non saremmo così inquietati dall’eventualità di non esistere per un periodo limitato, perché sapremmo che tale condizione terminerebbe e un giorno noi (proprio noi, non una nostra copia perfetta!) ci “risveglieremmo”, riprendendo la nostra vita più o meno dove l’avevamo interrotta.

Questo esperimento mentale, sebbene fantascientifico, potrebbe svelare un difetto nell’argomento per simmetria. Forse ciò che davvero ci sconvolge – e che probabilmente né Epicuro né Lucrezio con i loro argomenti hanno considerato – non è tanto l’inesistenza in sé, quanto la sua irreversibile persistenza: la sua eternità. Proprio questa, infatti, c’impedirebbe di avere una seconda possibilità, costringendoci ad abbandonare per sempre ciò a cui teniamo. (Paventare che un guasto irreparabile nel congegno futuristico sia capace di bloccare il nostro ritorno all’esistenza significherebbe ribadire questa idea.)

In base a quanto detto, la morte in senso proprio è quello stato d’inesistenza che comporta il definitivo congedo dall’esistenza: un’inesistenza permanente. Perciò non ogni stato d’inesistenza può essere considerato propriamente ‘morte’, perché potrebbe essere passeggero. Quindi Lucrezio, soffermandosi sulla semplice inesistenza e non sulla sua permanenza – forse sulla scia dell’argomento “nessun soggetto di danno” – potrebbe non aver circoscritto la precisa origine dei nostri timori, compromettendo così dapprincipio l’efficacia della sua argomentazione.

Si potrebbe replicare che la distinzione tra inesistenza temporanea e inesistenza permanente è concepibile, ma di fatto inattuabile. Supporre la possibilità della prima nella nostra vita, come nel sopraesposto caso fantascientifico, implica ipotizzare l’opera di una tecnologia fittizia o di improbabile realizzazione: idea suggestiva ma poco condivisibile. Sarebbe più ragionevole asserire che, una volta venuti al mondo, la fine della nostra esistenza possa essere solo permanente; e Lucrezio nel suo argomento, benché non lo esprima con chiarezza, non può che intenderla così.

Con questo articolo abbiamo concluso l’esame di alcuni argomenti filosofici contro il timore della morte. Nel prossimo e ultimo articolo tireremo le somme dell’indagine affrontata, ritornando alla domanda da cui siamo partiti: questi argomenti riescono ad affrancarci dall’inquietudine della morte?

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