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Argomenti epicurei contro il timore della morte (3)

Argomenti epicurei contro il timore della morte (3)

Mar 16

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Articolo precedente: Argomenti epicurei contro il timore della morte (2)

Primo argomento

Nessun soggetto di danno

 

2. Discussione

Nel precedente articolo abbiamo presentato il primo argomento epicureo contro il timore della morte, l’argomento “nessun soggetto di danno”. Di seguito, proviamo a esprimere alcune possibili riserve.

 

2.1. Eccesso di razionalità

Forse la maggior parte di noi non è così razionale come richiedeva Epicuro. Ecco perché uno dei punti deboli dell’argomento potrebbe annidarsi proprio nella premessa implicita: «Non dobbiamo temere ciò che è irrazionale temere». Un eventuale rifiuto di questa premessa toglierebbe il puntello alla prima conclusione: «Non dobbiamo temere ciò che non ci danneggia». Ma dato che questa conclusione sorregge l’affermazione conclusiva: «Non dobbiamo temere la morte», respingendo la prima premessa l’argomento epicureo crolla.

Certamente, è saggio non temere ciò che è irrazionale temere; ma in che modo il riconoscimento dell’irrazionalità di un timore dovrebbe essere sufficiente ad attenuare o dissipare quel timore? È possibile che considerazioni logiche (condotte sui contenuti proposizionali delle nostre credenze) bastino a provocare cambiamenti psicologici? Questa premessa epicurea, su cui poggia l’argomento, sembra peccare d’intellettualismo, perché, a ben vedere, non è così folle o assurdo continuare a temere qualcosa che sappiamo essere irrazionale.

Facciamo un esempio. Preferire il viaggio in automobile o in treno a quello in aeroplano per l’ansia di un incidente in volo potrebbe risultare del tutto irrazionale, una volta conosciute le relative statistiche d’incidenti mortali. Eppure potremmo continuare a rifiutarci di volare – o di volare serenamente – perché nessuna statistica ci assicura che proprio l’aereo su cui c’imbarchiamo non precipiterà quando siamo a bordo. Benché l’analisi delle variabili a disposizione possa condurre alle previsioni più favorevoli e tranquillizzanti, qualcosa potrebbe essere sfuggito alla nostra considerazione: il nostro aereo potrebbe essere imprevedibilmente quello sfortunato.

Allo stesso modo, l’apprensione per la morte potrebbe continuare a perseguitarci nonostante ce ne sia stata esibita lirrazionalità. Difatti, pur riconoscendo l’eventuale correttezza dell’argomento, pur trovando convincente l’idea che dovremmo affrancarci dalla nostra angoscia, niente ci costringe a sentirci rassicurati. Epicuro pare convinto che sia sufficiente provare l’irrazionalità di un timore per decretarne la fine; ma non è scontato che conclusioni logiche siano capaci di causare effetti psicologici.

Questa prima riserva ha rilevato una possibile falla nella cornice generale entro cui s’iscrive l’argomento “nessun soggetto di danno”. Tuttavia, un “amico” di Epicuro potrebbe rigettarla, proponendo un’interpretazione più prudente del ragionamento: il filosofo di Samo non intendeva ammonirci di non temere la morte, ma solo mostrare che non abbiamo alcuna ragione di temerla.

Benché questa interpretazione non paia del tutto convincente (Epicuro voleva davvero guarirci da una malattia, non semplicemente diagnosticarla), accettiamola e chiediamoci: l’argomento epicureo riesce a persuaderci che la paura della morte è irrazionale? È quanto proveremo a capire prossimamente.

 

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