Diogene Laerzio su Melisso (IX, 24)
Diogene Laerzio su Melisso (IX, 24)
Ott 17Brano precedente: Diogene Laerzio su Parmenide (IX, 21-23)
24 Melisso d’Itigene era samio. Questi udì le lezioni di Parmenide; peraltro intrattenne rapporti anche con Eraclito; in questa circostanza, dunque, fece conoscere quest’ultimo agli Efesini che lo ignoravano, così come per parte sua Ippocrate fece conoscere Democrito agli Abderiti. Fu anche uomo politico e fu degno d’approvazione da parte dei concittadini; fu scelto quindi come navarco e fu ammirato ancor di più per il suo valore.
Per la sua dottrina il tutto è infinito, inalterabile, immobile e singolo, uguale a se stesso e pieno; non vi sarebbe, dunque, movimento, ma sembrerebbe soltanto che vi sia. D’altronde per quanto concerne gli dei non legittimava alcuna dichiarazione, siccome non vi sarebbe conoscenza di costoro.
Apollodoro, poi, afferma che costui raggiunse l’acme nella ottantaquattresima Olimpiade.
La traduzione è condotta sul testo dell’edizione critica di Marcovich:
Diogenes Laertius, Vitae philosophorum, ed. D. Marcovich, Lipsiae 1999.
Brano seguente: Diogene Laerzio su Zenone di Elea (IX, 25-29)