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Diogene Laerzio su Lacide (IV, 59-61)

Diogene Laerzio su Lacide (IV, 59-61)

Lug 31

Brano precedente: Diogene Laerzio su Bione (seconda parte: IV, 51-58)

59 Lacide di Alessandro, cireneo. Questi è colui che costituì la nuova Accademia e succedette come diadoco ad Arcesilao. Era un uomo estremamente dignitoso ed ebbe non pochi emuli; era cultore della fatica sin da giovane e povero, comunque era amabile e di buona compagnia. Asseriscono anche che costui, per quanto riguarda l’economia, avesse un contegno avarissimo, giacché, ogni volta che prendeva qualcosa dall’armadio, sigillatolo di nuovo, rovesciava dentro l’anello colla matrice del sigillo attraverso il foro della dispensa, così da non permettere assolutamente la sottrazione e il furto di alcuno degli oggetti contenutivi; dacché avevano compreso questo, i servi continuavano a rompere il sigillo e a rubare quanti oggetti volevano; dopodiché, nello stesso modo, gettavano l’anello attraverso il foro nella dispensa; e, nonostante facessero questo torto, non furono mai sorpresi.

60 Ebbene, Lacide teneva scuola in Accademia, nel giardino allestito colle sovvenzioni del re Attalo, giardino che dallo stesso Lacide prendeva anche il nome. Solo Lacide, tra coloro di cui rimane il ricordo, ancora vivente diede la scuola a Telecle e a Evandro, focesi. Dopo Evandro, proseguì come diadoco Egesino pergameno, dal quale ricevette la successione Carneade. In merito a Lacide si riferisce un racconto gradevole, eccolo: siccome Attalo aveva ordinato di convocarlo, narrano che abbia risposto che le effigi devono esser guardate da lontano. Inoltre, dacché leggeva di geometria in età avanzata, qualcuno gli avrebbe detto: «Perché proprio in questo momento?», al che avrebbe risposto: «Perché non in questo momento?».

61 Trapassò, dunque, dopo aver incominciato lo scolarcato il quarto anno della centotrentaquattresima Olimpiade, dopo aver guidato da scolarca per ventisei anni; e il trapasso per lui fu una paralisi effetto dell’aver bevuto sino a riempirsi. Così noi abbiamo prodotto questa poesia scherzosa su di lui:

Anche su di te, Lacide, ho udito una fama, questa: anche te
Bacco, presoti, trascinò all’Ade per la punta dei piedi.
Be’, era chiaro: quando Dioniso riempie il fisico,
scioglie le membra; per questo non è forse anche Lieo, Scioglitore?


La traduzione è condotta sul testo dell’edizione critica di Marcovich:
Diogenes Laertius, Vitae philosophorum, ed. D. Marcovich, Lipsiae 1999.

Brano seguente: Diogene Laerzio su Carneade (IV, 62-66)


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