Diogene Laerzio su Anassimandro (II, 1-2)
Diogene Laerzio su Anassimandro (II, 1-2)
Nov 21Brano precedente: Diogene Laerzio su Ferecide (I, 116-122)
1 Anassimandro di Prassiade, milesio. Questi professò che archè ed elemento è l’apeiron, non riguardandolo come aria o acqua o qualcos’altro. Inoltre, mentre le parti cangerebbero, il tutto sarebbe incangiabile. In mezzo, dunque, si situerebbe la terra, che avrebbe occorrenza nella posizione al centro e sarebbe sferoide; la luna, dunque, sarebbe pseudoluminosa, e sarebbe illuminata dal sole; il sole, altresì, non sarebbe più piccolo della terra, e sarebbe fuoco purissimo.
Ordunque, inventò eziandio lo gnomone per primo e lo sistemò accanto alle meridiane in Lacedemone – così professa Favorino nella Storia varia o Miscellanea – per indicare solstizi ed equinozi; costruì anche strumenti specificanti l’ora. 2 Per primo disegnò anche il perimetro di terra e mare; costruì altresì una sfera.
Ha preparato, inoltre, un’esposizione per sommi capi delle sue opinioni, nella quale s’imbatté per avventura eziandio Apollodoro l’ateniese, che professa eziandio, nella Cronologia, che costui, nel secondo anno della cinquantottesima Olimpiade, aveva sessantaquattro anni d’età, e poco dopo morì [avendo raggiunto l’acme pressappoco quando Policrate era il tiranno di Samo]. Professano che, mentre questi cantava, i bambini lo derisero, e che costui, accortosene, favellò così: «Quindi dobbiamo cantare più bellamente per via dei bambini».
Vi è stato eziandio un altro Anassimandro, storico, anche questo milesio di nascita, che ha scritto in ionico.
La traduzione è condotta sul testo dell’edizione critica di Marcovich:
Diogenes Laertius, Vitae philosophorum, ed. D. Marcovich, Lipsiae 1999.
Brano seguente: Diogene Laerzio su Anassimene (II, 3-5)