Alcmeone, Sulla natura
Alcmeone, Sulla natura
Ago 01
1. Diog., VIII, 83: Alkmaiōn Krotōniētēs tade élexe Peirithou huiós Brotinōi kai Léonti kai Bathullōi: perí tōn aphaneōn, perí tōn thnētṓn saphḗneian men theói ékhonti, hōs de anthrōpois tekmáiresthai.
Alcmeone crotoniate figlio di Pirito enunciò queste lezioni a Brontino, a Leonte ed a Batillo: per quel che riguarda le cose invisibili, per quel che riguarda le cose mortali, gli dei hanno intuizione, mentre [noi], giacché uomini, [dobbiamo] dimostrare.
1 bis. Diog., VIII, 83: duo ta pollá esti tōn anthrōpinōn.
Il più delle cose umane è duale.
1a. Theophr., De sens., 25: ánthrōpon gar tōn allōn diapherein hoti monon xuníēsi, ta d’ alla aisthánetai men, ou xuníēsi de.
L’uomo, ecco, differisce dagli altri soggetti giacché a lui solo è immanente il comprendere, mentre gli altri ubbidiscono alla sensibilità, ma non comprendono.
2. [Aristot.], Probl., XVII, 3, 916 a 33: «Gli uomini [tous anthrōpous]», professa Alcmeone, «per questo muoiono, giacché non possono accoppiare il principio col termine [diá touto apóllusthai, hoti ou dúnantai tēn arkhḗn tōi telei prosapsai]».
Cfr. Aristot., Phys., VIII, 8, 264b 27: Siccome la fine non s’accoppia col principio [nell’arco di cerchio].
3. Aët., V, 14, 1: Secondo Alcmeone, dei muli, i maschi son infecondi per la sottigliezza e frigidità della «montatura [thorḗs]», le femmine invece per questo: il non «aprirsi dello iato [anakhaskein]» della matrice; ecco il verbo ch’egli usa.
4. Aët., V, 30: Alcmeone dice che quel che ha il potere di conservare la salute è l’«equilibrio [isonomian]» delle potenze: umido secco, freddo caldo, amaro dolce, eccetera; invece la monarchia nel loro ambito arrecherebbe malattia, siccome si rivelerebbe micidiale la «monarchia [monarkhian]» dell’una sull’altra. E la malattia è propiziata così: quanto alla causa, subendo iperbole di caldo o freddo; quanto all’evenienza, per riempimento o indigenza di cibo; quanto all’insediamento, o nel sangue o nel midollo o nell’encefalo. S’ingenera dunque qualche volta anche per cause esterne in aggiunta a queste: certe qualità d’acque, o luoghi, o fatiche, o sevizie, o altre prossime a queste. La salute, invece, sarebbe la commisurata mescolanza delle qualità.
5. Clem., Strom., VI, 16: Ecco, avendo detto il crotoniate Alcmeone: «Da un uomo nemico è più facile guardarsi che da un amico [ekhthrón andra raion phuláxasthai ē philon]», Sofocle poetò nell’Antigone [652]: «Ecco, qual ulcera maggiore si genererebbe di un amico malvagio?».
I testi sono tratti dall’edizione di M. Timpanaro Cardini, Pitagorici. Testimonianze e frammenti, fasc. I: Pitagora, Cercope, Petrone, Brontino, Ippaso, Callifonte, Democede, Parmenisco, Alcmeone, Icco, Parone, Aminia, Menestore, Xuto, Firenze 1958.
Nella traslitterazione l’accento è sempre semplificato in acuto e segnato solo sui polisillabi non piani.