Alcinoo, Didascalico [Insegnamento delle dottrine di Platone], VII
Alcinoo, Didascalico [Insegnamento delle dottrine di Platone], VII
Gen 10
Brano precedente: Alcinoo, Didascalico [Insegnamento delle dottrine di Platone], VI
1. Ordunque, tanto occorre sia scritto sulla parte dialettica; dunque parliamo della teoretica. Di questa, orbene, abbiamo detto che sono specie la parte teologica, quella fisica e quella matematica, [p. 161 H.] e che fine della teologica è la conoscenza pertinente alle cause prime e supreme ed originarie, della fisica, invece, l’apprendere quale mai sia la natura del tutto e che qualità di vivente sia l’uomo e che posto abbia nel cosmo, e se dio provveda alle cose nella loro interezza e se altri dèi siano subordinati a lui, e che relazione degli uomini agli dèi si abbia, della matematica, invece, l’ispezionare la natura piana e quella tridimensionalmente estesa, e come avvengano movimento e trasferimento.
2. Proponiamo dunque la teoria della matematica per sommi capi. Questa, orbene, fu accolta da Platone anche per favorire l’acutezza del pensiero, giacché affila l’anima e le procura precisione nell’ispezione degli essenti: la parte della matematica perlustrante i numeri induce un avvicinamento che non è casuale all’ascesa all’essente, peraltro quasi ci aliena dall’errore e dall’ignoranza per quanto concerne i sensibili, cooperando alla conoscenza della loro essenza, e risulta efficace nelle guerre attraverso la teoria della tattica. Ecco, la parte più occupata con la geometria è anch’essa in relazione alla conoscenza del bene, qualora, ecco, si transiti per la geometria non in vista d’un guadagno, ma utilizzandola per elevarsi al sempre essente e non logorarsi per quel che si genera e s’abolisce.
3. E pure la stereometria è utilissima: infatti a quella della seconda dimensione consegue la teoria adibita alla terza dimensione; qualcosa d’utile, dunque, come quarto insegnamento è anche l’astronomia, con cui osserveremo nel cielo i trasferimenti degli astri e del cielo ed il demiurgo di notte e giorno, di mesi ed anni, uscendo dai quali conforme a qualche via d’avvicinamento cercheremo anche il demiurgo di tutte le cose nel loro insieme, transitando a partire da queste nozioni matematiche come da alcuni sostegni e tocchi elementari.
4. C’occuperemo, dunque, anche della musica, innalzando l’udito a questi medesimi oggetti: come, infatti, gli occhi son costituiti in relazione all’astronomia, così l’udito lo è in relazione all’armonia; e come abilitando l’intelletto all’astronomia siamo guidati dai visibili all’essenza invisibile ed intelligibile, così, conformemente a queste modalità, ascoltando il suono armonico dagli udibili perveniamo agli oggetti contemplati dall’intelletto medesimo, sicché, se non transiteremo così per queste matematiche, allora la nostra ispezione perlustrante esse diverrà imperfetta ed inutile e degna di nessuna menzione. Si deve infatti transitare acutamente dai sensibili e dagli udibili a [p. 162 H.] quegli oggetti che si possono vedere solo col ragionamento dell’anima. Infatti l’ispezione delle matematiche può essere come un certo qual proemio alla contemplazione degli essenti: coll’obiettivo, infatti, di cogliere l’essente, geometria ed aritmetica e quelle a queste conseguenti sognano l’essente, eppure lucidamente non possono vederlo, ignorando sia i principi sia i composti esito dei principi; nondimeno, si dà il caso che siano utilissime, conformemente agli argomenti verbalizzati.
5. Quindi Platone non chiamò “scienze stabili” queste matematiche. Ebbene, è il metodo dialettico che per natura s’eleva dalle ipotesi geometriche agli oggetti primi ed originari ed anipotetici; quindi appellò “scienza stabile” la dialettica, mentre gli oggetti matematici non li appellò né “opinione”, per il loro essere più illuminati dei sensibili, né “scienza stabile”, per il loro essere più oscuri degli intelligibili primi; invece chiama “opinione” la rappresentazione dei corpi, “scienza stabile”, dunque, quella degli intelligibili primi, “pensiero discorsivo”, dunque, quella degli enti matematici. Qualifica, dunque, anche una credenza ed un’immaginazione: di queste, dunque, la credenza è rappresentazione dei sensibili, l’immaginazione, invece, delle copie e delle immagini; siccome, dunque, la dialettica è più salda delle matematiche, giacché è pertinente alle cose divine e salde, per questo è anche posta su un ordine più alto di quello delle matematiche, sussistendo come un qualche coronamento o difesa delle altre parti.
La traduzione dal greco è condotta sul testo della seguente edizione: Alcinoos. Enseignement des doctrines de Platon, texte introduit, établi et commenté par John Whitakker, traduit par Pierre Louis, Les Belles Lettres («Collection des Universités de France ‒ Association Guillaume Budé»), Paris 1990, 2002 (deuxieème tirage).
Traduzioni italiane:
Giuseppe Invernizzi, Il Didaskalikos di Albino e il medioplatonismo. Saggio di interpretazione storico-filosofica con introduzione e commento del Didaskalikos, 2 voll., Edizioni Abete, Roma 1976;
Medioplatonici. Opere, frammenti, testimonianze, Introduzione, traduzione, note e apparati di commento a cura di Emmanuele Vimercati, Bompiani, Milano 2015, pp. 585-709.
Brano seguente: Alcinoo, Didascalico [Insegnamento delle dottrine di Platone], VIII