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Selezione naturale della capacità morale e ontogenesi della condotta (5)

Selezione naturale della capacità morale e ontogenesi della condotta (5)

Nov 26

 

 

Articolo precedente: Selezione naturale della capacità morale e ontogenesi della condotta (4)

 

5. Ontogenesi della condotta

L’ontogenesi della condotta è la parte finale del processo di formazione della coscienza morale, il modo in cui il soggetto dotato di capacità morale sviluppa la propria personalità morale. Oggetto del pensiero filosofico, se considerata dal punto di vista delle scienze naturali è stata oggetto di indagine della psicologia del profondo. Le indagini antropologiche condotte da Jung [38] in popolazioni geograficamente isolate tra di loro hanno dimostrato l’esistenza di prototipi universali per le idee, gli Archetipi, immagini primordiali dell’inconscio collettivo rielaborate continuamente dalle società umane, grazie alle quali l’individuo dà senso al mondo. Il Se è una di queste.

Gli Archetipi mostrano analogie con le “esperienze innate” di Darwin, depositi di innumerevoli esperienze passate, e con le sedimentazioni dei costumi sociali come senso morale descritte da Hume a cui ho già accennato.

Il concetto di inconscio, che per S. Freud era una costruzione teorica comprensiva degli aspetti motivazionali della personalità, è stato sviluppato da C.G. Jung, che ha introdotto il concetto di inconscio collettivo, la parte dell’inconscio che comprende le esperienze complessive di tutte le generazioni umane a partire dai primi progenitori. Il contenuto delle informazioni archetipiche, una sintesi delle esperienze della specie, è costituito da esperienze utili per la sopravvivenza.

La psicologia junghiana ha evidenziato il percorso dello sviluppo individuale necessario affinché il singolo, in possesso di una capacità morale, possa utilizzare le informazioni istintuali che, per attivarsi, devono estrinsecarsi in un contesto adeguato: il “processo di individuazione”.

Le informazioni valoriali contenute nel nucleo istintuale primario, gli Archetipi della specie, si rivelano all’individuo durante lo sviluppo dell’autocoscienza, con la decifrazione del Sé. Solo un sufficiente sviluppo dell’autocoscienza rende possibile il comportamento morale.

Il Sé è il punto centrale della personalità intorno al quale si raggruppano tutti gli altri sistemi. Esso li mantiene uniti e dà alla personalità l’equilibrio, la stabilità e l’unità. Secondo Jung il Sé è il vero scopo della vita di ognuno per il quale l’uomo lotta costantemente ma che di rado riesce a raggiungere:

In quanto concetto empirico il Sé definisce l’insieme di tutti i fenomeni psichici dell’uomo. Esso rappresenta l’unità e la totalità della personalità considerata nel suo insieme. In quanto però la personalità, a causa della sua componente inconscia, può essere conosciuta solo in parte, il concetto di Sé è, propriamente parlando, potenzialmente empirico e quindi è, allo stesso titolo, un postulato. […] il suo concetto è trascendente […] caratterizza cioè una entità che solo in parte può essere descritta. […] Empiricamente il Sé appare nei sogni, nei miti e nelle favole, in una immagine di personalità di grado superiore, come re, eroe, profeta, salvatore, oppure come simbolo della totalità come il cerchio, il quadrato, la quadratura del cerchio, la croce. [39]

 

Intellettualmente il Sé non è altro che un concetto psicologico, una costruzione che deve esprimere un ente per noi inconoscibile, che non possiamo afferrare come tale perché supera la nostra capacità di comprensione come risulta dalla sua stessa definizione. Esso potrebbe parimenti essere definito: ’il Dio in noi’. Gli inizi di tutta la nostra vita sembrano scaturire, inestricabili, da questo punto e tutte le mete ultime e supreme sembrano convergervi. [40]

Il processo di realizzazione del Sé implica la consapevolezza delle direttive che emergono dall’inconscio che guideranno il processo di individuazione verso la sua realizzazione. Solo allora il comportamento dell’individuo sarà coerente con le necessità della specie:

La individuazione è un processo di differenziazione che ha come obiettivo lo sviluppo della personalità individuale. L’individuazione è una necessità naturale. Infatti la inibizione della individuazione […] significa compromissione delle attività vitali naturali. […] Un gruppo sociale costituito da individui ‘deformati’ non può essere una società sana, vitale e duratura. […] Può contare su una vita lunga solo la società che è capace di conservare il proprio contesto interno e i propri valori collettivi e di assicurare la massima libertà ai singoli individui. […] Il processo psicologico di individuazione è strettamente connesso alla cosiddetta ‘funzione trascendente’ che fornisce allo sviluppo individuale le direttive che la via pretracciata dalle norme collettive non può mai fornire. [41]

Il soggetto, diventato finalmente individuo che ha interpretato le vere necessità della specie avendo come guida, nello sviluppo della sua personalità, le norme universali dettate dagli Archetipi della specie stessa, è, in senso kantiano, libero. Come abbiamo ricordato, per Kant, il soggetto è responsabile anche di azioni dettate da qualche inclinazione sensibile se queste sono assunte nella massima del soggetto. Soltanto dopo che tali azioni sono assunte nella propria massima l’intenzione è valutabile moralmente.

Il raggiungimento della consapevolezza dell’esistenza di quel grumo di istinti sociali depositari del messaggio universale della specie porta a una nuova definizione della moralità e di libertà. L’etica dell’’individuo’ ha, come legge universale, i dettami delle vere necessità della specie; solo i comportamenti coerenti con esse saranno ‘sentiti’ come buoni. Tuttavia, poiché il completamento di un normale processo di individuazione è, come ricorda Jung [42], in pratica raramente raggiungibile, ciò pone limiti alla possibilità che un singolo individuo e la società stessa siano in grado di giudicare liberamente.

 

Note

[38] Cfr. C.G. Jung, Gli archetipi dell’inconscio collettivo, Bollati Boringhieri, Torino, 1982

[39] C.G. Jung, Tipi psicologici, cit., pp. 371-372.

[40] C.G. Jung, L’Io e l’inconscio, Boringhieri, Torino, 1985, p. 160.

[41] C.G. Jung, Tipi psicologici, cit., p. 361.

[42] Cfr. C.G. Jung, Ricordi, sogni e riflessioni, BUR saggi, 2014, p. 494.

 

Articolo iniziale: Selezione naturale della capacità morale e ontogenesi della condotta (1)

 

 


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