Temi e protagonisti della filosofia

Lo sviluppo morale: la libertà spiegata ai ragazzi

Lo sviluppo morale: la libertà spiegata ai ragazzi

Dic 27

Articolo precedente: Lo sviluppo morale in Durkheim

 

Proseguendo nella nostra esposizione sullo sviluppo morale, vorremmo in questo post soffermarci sulla possibilità di insegnare categorie morali ai giovani, in particolare quella – essenziale e forse caratterizzante, almeno nelle speranze, il nostro tempo – della libertà.

Questo obbiettivo ha tentato di realizzare il libro La libertà spiegata a ragazze e ragazzi, uscito di recente per Manifesto Libri. Prima di vedere come il volume provi a realizzare questo compito, vorrei fornire un breve quadro dell’approccio in materia tenuto dagli studiosi dello sviluppo morale.

Il rapporto fra etica ed educazione è stato qui su filosofiablog affrontato con molta attenzione. Il problema va visto non solo dal punto di vista più prettamente teorico-descrittivo (si danno degli stadi nello sviluppo morale? Quanto sono rilevanti le emozioni e quanto le capacità cognitive? Esistono delle strutture a priori universali per giudicare gli elementi normativi di un fenomeno?), ma anche da quello più concreto (che ruolo ha l’educazione nell’insegnare la moralità? Sono più importanti le pressioni del gruppo dei pari o quelle degli educatori adulti? Come si più stimolare il bambino a ragionare e ad agire moralmente?).

Il tema della libertà è al centro del pensiero del padre delle moderne teorie sullo sviluppo morale, Jean Piaget. Lo psicologo, ideatore della teoria degli stadi di sviluppo morale e dell’approccio cognitivo-evolutivo, vede nella morale un kantiano passaggio dalla coercizione della morale eteronoma alla libertà della morale autonoma. Quest’ultima non potrà sorgere dalle ricompense o dai divieti degli adulti, che appunto rimandano a un livello di pressione esterna, ma solo nell’habermasiano “agire comunicativo” che il bambino instaura coi suoi coetanei, imparando a rispettare le regole dei giochi, ad aiutare i più deboli e a comportarsi correttamente.

Da ricordare è sicuramente Lawrence Kohlberg, massimo esponente della teoria cognitivo-evolutiva, che sistematizzò e sviluppò l’approccio kantiano e razionalista di Piaget. Kohlberg vede la morale come un progressivo sviluppo per stadi. Dai primi livelli, prettamente edonistici ed egoistici, si giunge alla morale convenzionale, orientata a rispettare e preservare le norme della società. Di reale libertà morale si può però parlare solo negli stadi successivi, i post-convenzionali, dove le norme socialmente condivise possono essere messe in discussione. Nel quinto stadio s’incontra una morale utilitaristica, in base alla quale l’agente delibera orientato a massimizzare il benessere complessivo. Lo stadio sesto, quello finale, è, in comunanza con Piaget, lo stadio di una morale deontologica, di tipo kantiano. In esso la priorità dell’agente è rispettare alcuni principi, fra cui la dignità della persona e la libertà individuale.

Molti autori evidenziano il ruolo delle emozioni nello sviluppo della libertà morale dell’individuo. Questa corrente è comunemente detta “humiana”, con riferimento al filosofo scozzese, il quale, come è noto, aveva teorizzato che la morale discendesse dalle emozioni. Il concetto fondamentale di questo approccio è il role-taking, ovvero l’assunzione empatica della prospettiva degli agenti coinvolti nell’interazione. E’ essa, argomentano i teorici di questa impostazione, lo strumento tramite cui l’agente può creare e rafforzare le sue convinzioni morali, anche grazie al coinvolgimento emotivo da esso derivato.

Dunque, come abbiamo visto, ricco è il dibattito filosofico sul tema, sia sul piano descrittivo sia sul piano prescrittivo: si tratta, da una parte, di comprendere lo sviluppo morale e, dall’altra, d’insegnare la morale e stimolarla. La libertà spiegata a ragazze e ragazzi si focalizza su questo secondo punto. Il libro si articola in due parti. Nella prima, più prettamente filosofica, il concetto di libertà viene, per il giovane pubblico, scomposto analiticamente. L’approccio è ostensivo, pertanto è a partire dall’illustrazione di un’occorrenza concreta, di un esempio pratico, che si cerca di illustrare le diverse componenti e implicazioni della libertà. L’approccio realista-induttivo permette, infatti, di indurre a svolgere inferenze astratte anche un uditorio molto giovane che, con approcci più teorici e speculativi, incontrerebbe difficoltà. Così, partendo da una dialettica servo-padrone, interna a una famiglia patriarcale, fra padre padrone e figlia, si giunge a definire la libertà come potere su se stessi. La libertà negativa dai vincoli viene distinta da quella positiva vedendole all’opera nell’emancipazione tardo-adolescenziale di due giovani, e un SUV molto inquinante funge da spunto per illustrare la correlazione fra diritti e doveri.

Chiusa la parte analitica, i capitoli successivi sono dedicati alle grandi questioni filosofiche inerenti la libertà: il libero arbitrio o il determinismo, il giuspositivismo o il giusnaturalismo.

La seconda parte è invece più strettamente politica. L’iniziale excursus etimologico ci mostra come libertà derivi dalla radice indoeuropea *leudh- (greco e-leuth-eros) che, come il tedesco frei, stava a indicare l’appartenenza a un popolo: libertà non come affrancamento da qualcosa, ma come status di appartenente a una comunità. Questo senso iniziale subirà uno slittamento durante lo sviluppo della democrazia ateniese. L’apertura al commercio e lo sviluppo della cultura filosofica e umanistica porterà a definire, quantomeno in via embrionale, la libertà come status politico e tutela della legge, ciò che poi, molti secoli più avanti, nell’età moderna, porterà allo stato di diritto. In questo stesso periodo, la richiesta di libertà economica porterà al crollo delle dinamiche dell’ancien régime, e il fiscalismo dello Stato assoluto verrà spazzato via al grido di: “No taxation without representation”. Il libro si conclude con un esame critico della libertà dei giovani al giorno d’oggi, apparentemente vastissima ma in realtà limitata dalle pressioni delle grandi multinazionali dell’intrattenimento, che tentano di imporre trend, mode e gusti, anche in ambito artistico e culturale, al fine di sfruttare al massimo il vastissimo mercato dei teen-ager.


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2 comments

  1. Lucia

    Articolo molto interessante. Ritengo fondamentale insegnare una morale, insegnare ad essere liberi da qualsiasi schiavitù, soprattutto in una società come la nostra, in cui spesso i ragazzi non hanno un confronto reale e genuino con i loro coetanei, ma piuttosto uno scambio illusorio.

  2. Mattia

    Salve a tutti, ho solo 18 anni ma mi sono spesso interrogato sulla morale della storia del mondo definendola quasi sempre una merda perché ognuno al suo immaginario di ciò che è etico e morale ovvero io ritengo che la morale dovrebbe essere priva di valori religiosi che bloccano i nostri schemi mentali. Perché essere xenofobi, omofobi ecc. Non credo comunque che riuscirei a creare una scala di valori completamente staccata dalla vecchia ovvero un pensiero che mi assilla è quello “perché è moralmente sbagliato uccidere una persona che va contro la mia persona e questa persona non avendo legami con nessuno la sua morte non dispiacerebbe a nessuno ma sarebbe solo di giovamento” ma allora è morale o no? Scusate per questa divagazione ma ho scoperto oggi questo blog.

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