Lo sviluppo morale in Durkheim
Lo sviluppo morale in Durkheim
Set 18Articolo precedente: Lo sviluppo morale in Piaget
L’autore di cui in questo post vorremmo esaminare il pensiero pedagogico è Émile Durkheim.
Esponente di punta del positivismo, egli è stato uno dei fondatori della moderna sociologia.
Per quanto riguarda il suo metodo sociologico, egli fu uno dei primi ad adoperare l’approccio comunemente noto come “funzionalista”. Secondo questa visione, gli ordinamenti, le manifestazioni e le istituzioni di una società sorgono per rispondere a delle particolari funzioni, cioè a dei bisogni della società medesima. Naturalmente solo in alcuni casi questo rapporto è manifesto, cioè la “funzione” viene svolta esplicitamente, mentre in altri casi essa è latente.
Questo approccio è convenzionalmente opposto a quello di altri sociologi (come Marx, ad esempio) che vedono fondamentalmente le istituzioni della società come emanazioni di rapporti di forza e come strumenti strategici; questo secondo approccio è comunemente noto come “teoria del conflitto”.
È importante tenere a mente questo approccio del Durkheim sociologo, perché ritornerà nel suo pensiero sullo sviluppo morale.
Il progetto pedagogico di Durkheim si inscrive nel solco della pedagogia positivista, della quale presenta alcuni caratteri, come la grande importanza attribuita, nei programmi scolastici, alle materie tecnico-scientifiche, o il tentativo di elaborare una proposta pedagogica non solo “speculativa”, ma che utilizzasse il più possibile metodi empirici.
Ora, abbiamo visto che in Durkheim ogni istituzione della società corrisponde a particolari bisogni di essa. Per quanto riguarda la scuola, la sua funzione è la socializzazione. La scuola, in quanto ancella della società, mira a formare degli individui che aderiscano ad essa al fine di ‒ con le parole di Durkheim ‒ “rinnovare continuamente le condizioni della propria continuità”. Essa, cioè, media tra individuo e società e trasmette i valori del gruppo all’individuo, “forgiandolo” secondo i modelli adottati da una particolare società.
Questa impostazione porta Durkheim verso posizioni relativiste, come vedremo adesso.
Le norme variano da una società all’altra, ma l’atteggiamento di rispetto per le regole è costante in tutte le società. Il dovere, primo elemento dei due individuati da Durkheim in ambito morale, si manifesta rispettando le norme della società. L’insistenza sul rigore e sull’ignorare le inclinazioni personali dà a questo termine una coloritura vagamente kantiana. Il dovere ha un valore, anche motivazionale, così forte perché ha una componente oggettiva, che è il gruppo sociale, da cui la sua autorità promana. Il secondo elemento morale è l’altruismo, sentimento di benevolenza per i membri del gruppo sociale.
Si potrebbe pensare che la grande importanza attribuita da Durkheim alla scuola lo porti a privilegiare, come Piaget (di cui abbiamo parlato nel precedente post), i rapporti fra i coetanei, come i più funzionali per lo sviluppo morale. Al contrario, Durkheim attribuisce grande importanza all’autorità dell’insegnante. Solo costui, in quanto è visto come rappresentate del gruppo e dell’istituzione, può trasmettere i valori della società. Inoltre egli, impartendo punizioni (che dovrebbero simboleggiare la disapprovazione del gruppo per l’infrazione della norma) e premi (che dovrebbero stimolare il rispetto delle norme e l’altruismo) può rafforzare i comportamenti approvati negli allievi.
In conclusione, Durkheim è un autore fondamentale nella storia del pensiero sullo sviluppo morale. La sua impostazione fortemente influenzata dalla sociologia contribuisce a dare a questo campo di studi (come più in genere alla pedagogia) un taglio scientifico. La sua impostazione molto rigida, d’altro canto, lo porta a privilegiare metodi autoritari e a dare scarsa importanza allo sviluppo morale presente nei rapporti fra i coetanei.
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