Epicarmo I. Frammenti
Epicarmo I. Frammenti
Gen 23[ad#Ret Big]
Il traduttore della domenica vi sottopone alcuni bellissimi frammenti di Epicarmo (vissuto in Sicilia a cavallo tra VI e V secolo a.C.). Tratti da opere teatrali (dramata), furono riadattati a sentenze (gnomai) dal pitagorico Assiopisto. Speriamo che questi abbia fatto onore al suo nome (“degno di fede”) non interpolandoli. Il risultato è un robusto spiritualismo popolareggiante tipico dell’Italia di ogni tempo. Anche dalle opere dell’ateniese Menandro (342-291 a.C.), massimo rappresentante della commedia nuova, furono ricavate sentenze che godettero di grandissima fortuna. Oggi ci sono i tormentoni dei cinepanettoni; o tempora, o mores!
S’è composto e scomposto
ed è tornato donde venne: terra
alla terra e lo spirito lassù;
c’è qui qualche difficoltà? Nessuna.
Ebbene, la natura umana che
cosa è? Otri rigonfi.
La mente vede ed ode anche la mente;
il resto è sordo e cieco.
Star sobri e ricordar di diffidare:
della saggezza questi son gli snodi.
È per gl’uomini l’indole
buon demone, ma pure
è per loro il cattivo.
Il massimo viatico ai mortali
è una vita pia.
È per un uomo la salute il meglio,
a me pare così.
Se sei pio nella mente,
non soffrirai nessun male morendo:
resterà su lo spirito, nel cielo.
Se hai pura la mente
sei puro in tutto il corpo.
Nulla sfugge al divino:
ciò conoscer tu devi;
egli è il nostro supervisore e nulla
è impossibile a dio.
Come se molto da vivere avessi
poco: pensa così.
Se cerchi qualche cosa di sapiente
cimentati di notte.
Tutte le cose serie nella notte
si scoprono di più.
Netta una mano l’altra: da’ qualcosa,
qualcosa prenderai.
Tu non sei nel parlar capace, ma
di tacer incapace.
Tu più che generoso sei malato.
ci godi quando dai.
Nelle parole bene
procedi in tutto, male nelle azioni.
Contro il malvagio un’arma non inutile
è la malvagità.
È la perseveranza in una buona
natura che ci dà più doni, amici.
Chi vorrebbe non essere invidiato,
amici? Chiaramente
non vale nulla chi non è invidiato;
si ha pietà d’un cieco nel vederlo,
ma alcun mai l’invidiò.
Virtù di donna saggia
non far torto al consorte.
Per le pene ci vendono gli dei
i beni tutti quanti.
O poveraccio, non bramar mollezze
ché non si faccia dura!
Ma avvicinati al prossimo con veste
splendida e sembrerai a molti saggio
pur senza essere nient’affatto saggio.
La natura aver è
il meglio, per secondo invece apprender.
Non ravvedersi, preveder bensì
deve l’uomo sapiente.
Non mostrarti impulsivo in piccolezze.
Bisogna che l’istinto non s’imponga
giammai, bensì la mente.
Non c’è nessuno che nell’ira prenda
risoluzioni ammodo.
È difatti onorato il saggio; stante
così la cosa,
terre, casa, potere, soldi, forza,
beltà toccati in sorte
ad uomo stolto divengon risibili.
I piaceri per i mortali sono
empi pirati: un uomo cola a picco
nell’abisso coi piaceri.
Uno che, di sfortuna
privo, ma che possegga di che viver,
niente di bello e buono all’alma dia
per conto mio felice non dirò
certo, ma che piuttosto fa la fine
di custode di beni per un altro.
In realtà qualcosa di impossibile, per l’Assoluto, c’è, ed è il contraddirsi.
La mente è un mezzo, non il fine. È mezzo attraverso cui dare forma all’intuizione che forma non ha, così come non l’ha il punto geometrico, padre di tutte le forme, o l’istante privo di durata, radice del tempo.