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Aristotele,Metafisica, libro 5°, significati di “identico”, “diverso”, “differente”, “simile” e “dissimile”; post 2

Aristotele,Metafisica, libro 5°, significati di “identico”, “diverso”, “differente”, “simile” e “dissimile”; post 2

Mag 30

Continuiamo il post precedente e riprendiamo dai significati di diverso secondo Aristotele, stiamo leggendo sempre il libro Delta della Metafisica. Ci sono dei problemi a livello di esegesi riguardo a  questo e al prossimo termine che tratteremo e ai loro significati, problemi già evidenti ad Alessandro di Afrodisia, perciò dovremo fare un ulteriore sforzo di interpretazione del testo mettendo insieme i suggerimenti di Alessandro e quelli di Zanatta, che è il commentatore della mia edizione della Metafisica, oltre alle osservazioni degli altri maggiori commentatori di Aristotele di cui tiene conto Zanatta.

In quanto alle cose che si dicono “diverse” Aristotele scrive:

Si dicono diverse le cose di cui sono più d’una [1] o la specie, [2] o la materia, [3] o la definizione. E, in generale, il diverso si dice in sensi opposti all’identico.

E’ importante ora chiarire, seguendo anche Zanatta, che riguardo il primo significato di “diverso secondo la specie” (molto probabilmente e coerentemente per il resto dell’interpretazione del paragrafo) Aristotele intenda la diversità di materia come ad esempio “ottone” e “legno”; il secondo significato invece si riferirebbe alla differenza specificamente numerica. Il terzo significato invece riguarda ancora una volta il significato tecnico di definizione ed è evidente che a cose con definizioni diverse siano tali.

Continuiamo il discorso e controlliamo cosa Aristotele scrive riguardo ai significati di “differente“:

Si dicono differenti tutte quelle cose che, pur essendo la stessa cosa in alcunché [cioè secondo alcuni aspetti], sono diverse non soltanto per numero, ma anche per specie, per genere o per analogia. Inoltre, le cose il cui genere è diverso, i contrari, e tutte quelle cose che hanno la diversità nella sostanza.

Adesso riusciamo a capire il motivo dell’interpretazione data al testo di Aristotele riguardo ai significati di “diverso” per distinguerlo da “differente”, ci troviamo infatti nella situazione in cui, ad esempio, “Socrate” e “Platone” sono diversi per numero ma rimangono anche differenti poiché pur appartenendo alla medesima specie, “uomo”, rimangono ancora differenti per numero. Caratteristica quindi dell’essere differenti sarebbe quella di mediare fra gli opposti “identico” e “diverso” creando un insieme che interseca i due appena detti. Possiamo ancora dire che “Socrate” e “Platone” sono identici come uomini poiché appartengono alla medesima specie, e questo è uno dei significati di “identico”, mentre sono “diversi” come individui  perché sono numericamente due; sono quindi “differenti” proprio per questo motivo di avere caratteristiche sussumibili parzialmente sia sotto i significati di “identico” che sotto quelli di “diverso” senza però essere propriamente nessuno dei due.

In questo caso “Socrate” e “Platone” sono identici in qualcosa, la specie, ma differenti secondo il numero.Due cose “differenti” avrebbero potuto esserlo anche per genere o per analogia, quando anche, di fatto, questi tipi di differenza implicano tutti la diversità numerica.

Parliamo della diversità per “specie” fra le cose differenti quando abbiamo ad esempio “uomo” e “cavallo” che rimangono identici secondo il genere “animale”. Abbiamo diversità per “genere” tra cose differenti quando ad esempio consideriamo una medesima categoria ma diversi generi che si possono sussumere in quella categoria. Zanatta fa l’esempio della “qualità” facente parte della tavola delle categorie fondamentali di Aristotele, all’interno di questa possiamo considerare generi differenti come “la virtù” e “la forma sferica”, essendo la qualità una forma. Le due qualità prese in esame sono fra loro diverse ma anche identiche secondo la qualità, esse sono quindi differenti. Vi è infine la diversità per “analogia” fra cose differenti quando abbiamo due cose “A” e “B” che si rapportano rispettivamente ad altre due cose “C” e “D”, fra “A” e “B” e anche rispettivamente fra “C” e “D” vi è una qualche forma di identità, la diversità si sviluppa nel rapporta che intercorre fra “A” e “C” e fra “B” e “D”. Trovare esempi di differenza per analogia non è semplice, consideriamone uno decisamente triviale ma forse per questo più lampante: pensiamo ad un camion betoniera e ad una palla demolitrice, entrambe sono macchine da cantiere e quindi potrebbero appartenere alla medesima specie, ma mentre la prima serve nelle fasi di edificazione la seconda serve nelle fasi di demolizione, e in questo rapportarsi con il medesimo cantiere sono differenti (oltre che numericamente diverse).

Continuando a seguire l’ultima citazione vediamo che sono differenti le cose che hanno un genere “diverso”, il che sembra però una ripetizione più che altro. Sono differenti i contrari, se ci ricordiamo i libri precedentemente analizzati della Metafisica notare che per Aristotele la filosofia è la scienza dei contrari, a cui spetta il ruolo di definire i contrari poiché questi derivano dallo stesso. In altri termini la filosofia dovendo occuparsi di definire razionalmente i concetti e quindi il pensiero e in una certa misura la realtà, secondo Aristotele, imposta (o riconosce) determinazioni e dalla determinazione di una cosa ne scaturisce opposizione il contrario che dovrebbe comunque emergere razionalmente nel ragionamento filosofico. I contrari quindi dovrebbero avere una comune radice in una medesima determinazione che li separa opponendoli. Infine sono differenti le cose che hanno “diversità nella sostanza”, con Zanatta, considero quest’ultimo tipo di differenza come una diversità nella “differenza specifica”, quindi nel secondo requisito tecnico della definizione.

Riassumendo, le cose possono essere identiche per sé secondo i significati dell’Uno: per specie, per numero, per definizione;  oppure per accidente (seocondo quanto abbiamo visto nel post precedente), ne consegue che possono essere identiche anche cose appartenenti ad una molteplicità numerica, se, ad esempio, prendiamo in considerazione due cose della stessa specie come “Socrate” e “Platone”. Diverse invece son le cose che si dicono in sensi opposti all’identico, dove cioè sono diverse le definizioni, la specie e il numero: anche se la diversità numerica è già implicita in ogni forma di diversità. Differenti, invece, si dicono le cose che per alcuni versi sono identiche, per altri diverse, cioè due o più cose che sono numericamente diverse ma appartengono alla stessa specie, due o più cose che sono numericamente diverse e ma appartengono allo stesso genere, due o più cose che sono numericamente diverse e hanno uno stesso tipo di relazione in un medesimo contesto fra dei relata.

Il prossimo termine da trattare è il “simile“. Si dicono simili per Aristotele le cose che:

(1) Hanno un’affezione identica sotto tutti gli aspetti. Se, come ricorda Zanatta, Aristotele intende con affezioni la forma e la figura possiamo dire che un esempio di questa definizione siano i gemelli identici.

(2) Le cose le quali considerate nella loro totalità hanno più affezioni identiche che diverse. Possiamo pensare come esempio di questo caso la similitudine fra due indiani o fra due gabbiani.

(3) Le cose le cui qualità è una. A questo riguardo possiamo ad esempio pensare alle cose calde, che condividono in diverso grado il fatto di essere calde.

(4) Sono simili, infine, le cose che possiedono la maggior parte, e i più importanti, fra i contrari secondo cui qualcos’altro può alterarsi. Se consideriamo il vino e assumiamo che le sue caratteristiche più importanti siano il colore, il gusto, l’odore, allora due vini diversi come un cabernet e un borgogna saranno simili in questo senso pur variando fra i due queste tre caratteristiche.

l’ultimo termine da analizzare è il “dissimile“. Aristotele puntualizza semplicemente che il dissimile si dice in tutti i modi opposti a quelli in cui si dice simile.

Come ultima osservazione posso dire che solo ciò che è identico per sé secondo i significati dell’Uno assume pienamente il senso dell’identità “A=A”, se poi consideriamo che l’Uno è un genere sommo di cui ogni cosa determinata può dirsi, allora dobbiamo ragionare su come sia problematica la definizione di stessa di “identità”. Tutti gli altri termini analizzati in questo post sono gradualità della separazione dal significato rappresentazionale e irrazionale di identità che rappresentano a loro volta un grado di alterità più o meno marcato e secondo differenti aspetti.


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