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METAFISICA, LIBRO V, CAPITOLO 1: significati di “elemento”

METAFISICA, LIBRO V, CAPITOLO 1: significati di “elemento”

Gen 21

Dopo aver esaminato il significato di causa, nel precedente post riguardante il libro Δ della Metafisica, passiamo ad esaminare quello di elemento.

Aristotele scrive:

E’ detto elemento ciò da cui <una cosa> è composta come <determinazione> prima, immanente, non divisibile per specie in un’altra specie.

Quindi l’autore pone l’esempio degli elementi della voce, la quale ha come sue determinazioni ultime non più divisibili le lettere e non le sillabe. Una sillaba a caso, anche nella lingua italiana, come “sto” può essere divisa nelle lettere che la compongono e di queste ognuna ha un suo suono proprio, di conseguenza la sillaba non è elemento della voce. Mentre la vocale “o” facente parte della sillaba “sto” non può ulteriormente essere divisa e se lo facessimo otterremmo ancora dei suoni “o”, quindi seguendo l’esempio di Aristotele le lettere sono elementi ultimi della voce poiché sono una specie (infima) non più divisibile in altre specie.

Sempre da quest’ultima citazione e utilizzando la puntualizzazione del commento di Zanatta ci accorgiamo che il carattere principale dell’elemento è il suo essere immanente alla cosa. Più avanti vedremo che elementi, secondo lo stagirita, sono la forma, la privazione e la materia: tutte caratteristiche immanenti alla cosa. Di contro la causa motrice, che non è immanente alla cosa, è solamente principio e non elemento.

Di seguito Aristotele si riferisce ai filosofi naturalisti ricordando che uno dei sensi di elemento sono le determinazioni ultime nei quali i corpi si dividono e queste possono appartenere a un solo genere o a più generi, mentre non sono più divisibili in ulteriori determinazioni secondo la specie. Per esempio, se diciamo che elementi di ogni corpo sono i “quattro elementi”, possiamo anche notare come l’ “acqua” (allo stesso modo degli altri tre) sia paragonabile alla “lettera” nel contesto della “lingua”, infatti l’acqua non è per Aristotele ulteriormente scomponibile in altre parti più semplici che non siano sempre acqua, o ancora, non può essere scomposta per differenza secondo altre specie.

Elemento ha quindi anche un significato più epistemico, sono elementi infatti le dimostrazioni geometriche prime, cioè quelle che per Aristotele sono riconducibili ai sillogismi della prima figura. Questo tipo di dimostrazioni, come abbiamo già detto, non sono ulteriormente esplicabili o scomponibili, il loro è un processo inferenziale semplice e originario, autoevidente. Da questo esempio Aristotele inferisce che una delle caratteristiche di principio sia di essere un elemento semplice (“il piccolo, il semplice, l’indivisibile”) e utile per più cose.

Seguendo quest’ultimo passaggio Aristotele rammenta che per i Pitagorici erano elementi l’ uno in quanto unità che forma per aggregazione ogni altro numero, e quindi il punto che allo stesso modo forma per aggregazione ogni figura e successivamente attraverso l’aggregazione di superfici il solido.

Fatte salve le considerazioni degli ultimi due capoversi, l’autore afferma che elementi a buon conto sono i generi sommi, cioè “Essere” e “Uno”, essi infatti partecipano di ogni cosa e servono a formare ogni concetto e conoscenza in senso lato. Mentre anche la differenza in quanto tale è elemento poiché è costitutiva della cosa e in quanto differenza specifica categorizza tutti i generi. I generi sommi però sono da ritenersi ancora più fondamentali come elementi rispetto alla differenza poiché di essi non vi è nemmeno definizione né alcuna distinzione (ma solo una “nozione” diversa come intensione ma non come estensione). I generi sommi infatti non si dividono in altri generi sommi ma in specie attraverso l’azione della differenza. Allo stesso modo, in misura più derivata, sono elementi i generi, i quali non si dividono in altri generi ma in specie, sempre attraverso l’azione della differenza.

Aristotele quindi chiude con una sentenza che è la sintesi conclusiva della disquisizione sul termine elemento:

Caratteristica comune di tutti quanti <i significati> è che elemento di ciascuna cosa è la <determinazione> prima immanente in ciascuna cosa.

Come ricorda Zanatta, la “determinazione prima” è utile pensare che sia la componente finale nella quale la cosa in questione si risolve, come, ad esempio, l’uno e il punto sono ciò in cui si risolvono tutti i corpi secondo i Pitagorici.

 

 


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