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METAFISICA, LIBRO V, CAPITOLO 1: significati di “causa”

METAFISICA, LIBRO V, CAPITOLO 1: significati di “causa”

Gen 08

Oggi proseguiamo addentrandoci nel libro  Δ della Metafisica di Aristotele che abbiamo visto essere un dizionario filosofico dei termini che l’autore utilizza in modo tecnico. Questo per seguire il buon consiglio aristotelico, e la metodologia filosofica in senso esteso, di partire con lo stabilire le definizioni dei termini utilizzati nelle argomentazioni prima di produrre le argomentazioni stesse.

Oggi trattiamo del significato di causa, anche se questo termine è già stato ampiamente discusso nei libri precedenti della Metafisica.

Innanzitutto causa si dice in quattro modi secondo la dottrina delle quattro cause:

1- La causa materiale

2- La forma o essenza di una cosa (di cui una delle manifestazioni è la definizione)

3- La causa efficiente, motrice, l’inizio del mutamento

4- La causa finale

Seguono quindi delle precisazioni sui rapporti fra i vari tipi di causazione.

a) Una cosa può avere più cause ma di tipo differente, cioè una causa per tipo secondo i quattro tipi esposti sopra. Accade che più fattori siano causa di una medesima cosa, questi fattori sono causa in modo differente. Secondo l’esempio di Aristotele sia il “bronzo” che l’ “arte di costruire statue” sono causa della “statua” ma il bronzo è causa materiale, mentre l’arte di costruire statue è causa motrice.

b) Vi sono cose che risultano anche essere cause reciproche dove l’una causa l’altra e viceversa. Secondo l’esempio di Aristotele il “compiere fatiche” è causa della “buona condizione fisica”, cioè vuol dire che allenarsi serve a stare in forma; dall’altra parte per la “buona condizione fisica” permette (e in questo senso causa) il “compiere fatiche”. Aristotele aggiunge che il “compiere fatiche” è causa finale, mentre la “buona condizione fisica” è causa motrice. In questo vi è una precisazione da fare: Aristotele, in altre opere (Analitici Posteriori), sottolinea che la causa finale è anche l’azione (o le azioni) di chi intenzionalmente persegue un fine. L’esempio in questo caso è il seguente: “ferri chirurgici”, “dimagrimento”, “camminata”, “esercizio”, sono tutte cause della “salute”. Ma sono cause differenti: la “salute” è causa finale del “dimagrimento”, dei “ferri chirurgici”, dell’ “esercizio” …; mentre “esercizio”, “dimagrimento” e “ferri chirurgici” sono causa motrice della “salute” poiché chi interviene con questi mezzi agisce con la finalità della “salute”.

c) La medesima cosa se è presente o assente è causa degli opposti.

d) Non vi sono altri tipi di cause oltre a i quattro sopra elencati.

e) Cause del medesimo tipo possono differire nel modo. In modo anteriore poiché corrispondono al genere, o in modo posteriore poiché sono causa secondo la specie. Può cioè esserci una causa più generale che deriva dal genere e via via in generi più ampi e una causa più specifica che passa attraverso i generi via via fino alla specie. Secondo l’esempio dello stagirita del “diapason” sono causa sia il “doppio” che il “numero” che sono entrambe cause formali ma secondo generalizzazioni di differente portata.

f) Vi sono cause di tipo accidentale, queste sono di vari tipi:

f1-La causa accidentale può essere l’agente specifico che incarna il senso proprio della causa. Secondo l’esempio di Aristotele causa della statua è lo scultore ma è anche Policleto, se Policleto è proprio lo scultore della statua in questione. In questo senso Policleto è causa accidentale, poiché scultore poteva essere ogni uomo che conosca l’arte delle scolpire.

f2-Le specie e i generi in cui è iscritta la causa, così, restando all’esempio precedente sono cause accidentali della statua l’essere “animale” come causa formale che descrive un genere al cui interno vi è la specie “uomo” a cui appartiene l’ “uomo” che è lo scultore.

f3-Nel modo più distante possibile sono causa anche gli accidenti della specie della causa che si considera; cioè, ad esempio l'”essere bianco” di Policleto.

g) Aristotele specifica inoltre le ultime tre possibilità riguardanti le cause accidentali. Mentre “f1” è la più vicina alla nozione di causa; le cause che si iscrivono in “f2” sono quelle in cui il genere è più distante dalla specie; ovviamente le cause appartenenti alal categoria “f3” sono quelle più distanti dalla causa in senso proprio.

h) Tutte le cause, intese in senso proprio o in senso accidentale possono essere in potenza o in atto. L’esempio dell’autore è: “il costruttore di casa” come causa in potenza; e “colui che sta costruendo la casa” come causa in atto.

i) Oltre alle cause anche gli effetti possono essere classificati come anteriori o posteriori (secondo la stessa classificazione delle cause del punto “e”). Gli effetti inoltre possono essere classificati come propri o accidentali (secondo la stessa classificazione delle cause del punto “f”).

l) Le cause enunciate in senso proprio possono dirsi assieme a quelle accidentali. Ciò dà origini a sei tipi di combinazioni. Aristotele non porta qui esempi e nemmeno il commentatore che seguo, tenterò di portarli io, mi riferirò perciò all’esempio precedente della casa e del muratore inserendo gli esempi di volta in volta fra parentesi.

l1) La causa individuale (la causa di cui stiamo parlando è sempre quella motrice e in questo senso è il “costruttore della casa” e diciamo sia il “muratore”).

l2) Il genere della causa individuale (ammettiamo che il genere dei “muratori” sia sottogenere degli “artigiani”).

l3) la causa accidentale (“Mario” che è il muratore che sta facendo la casa; ricordiamo infatti la gerarchia del punto “f”)

l4) il genere della causa accidentale (cioè il genere cui appartiene “Mario” quindi “uomo”, in secondo luogo “animale”, “muratore” e così via)

l5) la combinazione di “l1” ed “l3” (causa della casa è quel muratore che è Mario)

l6) la combinazione di “l2” ed “l4”  (causa della casa è quell’uomo che è un artigiano)

Tutti questi tipi di cause possono essere sia in potenza che in atto.

m) Ultimo punto, le cause in atto sussistono e periscono con i relativi effetti, cioè il “muratore” specifico come causa della casa allorquando questa viene distrutta non è più da considerarsi, secondo Aristotele, come causa poiché cessa il suo effetto. Le cause in potenza invece non cessano con gli effetti: il fatto che causa della costruzione della casa in generale sia il muratore permane come causa in potenza anche quando una casa specifica viene distrutta.

 


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