METAFISICA, LIBRO IV, capitolo 2: le nozioni di essere ed ente
METAFISICA, LIBRO IV, capitolo 2: le nozioni di essere ed ente
Set 11Il problema di cosa sia l’ “Uno” ci ha accompagnati sin dal primo libro della Metafisica, adesso però Aristotele ci fornisce delle importanti chiavi di lettura e spiega punti fondamentali della sua filosofia, siamo al libro quarto, Γ (Gamma), Aristotele scrive:
Ora, se l’ente e l’uno sono la stessa cosa e una sola natura, per il fatto di conseguire l’uno dall’altro, come il principio e la causa, non <lo sono> però come se fossero mostrati in un’unica nozione (ma non vi sarebbe nessuna differenza neppure se li concepissimo in simile maniera, anzi sarebbe maggiormente vantaggioso). Infatti, sono la stessa cosa «”un” uomo», «uomo “che è”» e «uomo», e non si indica niente di diverso raddoppiando secondo l’espressione «è “un” uomo» ed «è “un” uomo che è» […]. di conseguenza è chiaro che l’aggiunta in questi casi indica la stessa cosa, e che l’uno non è niente di diverso nel confronto con l’ente e, inoltre, la sostanza di ciascuna cosa è un’unità e non per accidente, e parimenti, ancora, che ciò che è, è un certo ente.
Questa citazione è illuminante. Secondo il commento di Alessandro di Afrodisia la nozione di “essere” esprime l’esistenza, mentre la nozione di “uno” esprime la separazione. Volendo specificare potrei dire che la nozione di “essere” è più primitiva di quella di “uno”, l'”essere” rappresenta una essenza uniforme, mentre l'”unità” rappresenta una specificazione su un contenuto interno piuttosto che sull’esterno ed istituisce questa distinzione di ambiti. Aristotele però subito precisa che “essere” ed “uno” sono sempre contemporanei, nel momento in cui qualcosa “è” allora è anche “uno” e viceversa. Zanatta sottolinea che la distinzione fra le due nozioni avviene rispetto alla loro intensione (o comprensione) ma non rispetto alla loro estensione.
Qui il passaggio può divenire insidioso, abbiamo visto che Aristotele scrive: “l’essere si dice in molti modi” nel primo capitolo di questo libro; mentre dell'”uno” sapevamo già dalle aporie del libro B (Beta) che in quanto genere sommo non poteva essere un genere (come neanche l'”essere”) perché per omonimia si dovrebbe attribuire ad ogni oggetto pur nella completa diversità degli oggetti stessi. “Essere” ed “uno” non hanno quindi un’essenza (né quindi una definizione) come gli altri generi o specie, di loro si parla secondo la “nozione”, Zanatta quindi ricorda che la medesima natura che essi condividono ha a che fare col concetto che ha come note caratterizzanti l’intensione e l’estensione, queste due caratterizzazioni sono tali anche nella nozione di “ente” ed “uno”.
Aristotele prosegue scrivendo:
Di conseguenza, quante sono le specie dell’uno, tante sono anche le specie dell’ente. Ed è proprio di una scienza medesima per il genere indagare il loro , intendo dire, per esempio, indagare sull’identico, sul simile e delle altre <determinazioni> siffatte. E pressocché tutti i contrari si riconducono a questo principio.
In questo caso mi limito a seguire quasi pedissequamente il commento di Zanatta perchè è sia esaustivo che sintetico. Come si vedrà più avanti i significati principali dell’ente sono soprattutto le categorie e queste sono le specie dell’ente; le categorie, come anticipazione sono: la sostanza, la qualità, la quantità, la relazione, il dove, il quando, il giacere, l’avere, l’agire, il subire. Essendo essere ed uno una sola natura, ne consegue che i significati dell’uno sono i generi dell’uno nelle dieci categorie e quindi: nella sostanza l’ “identico”, nella qualità il “simile”, nella quantità l’ “uguale”. Quindi se una unica scienza studia l’ente in quanto ente ed è l’ontologia, scienza dell’essere o di ciò che è, allora anche una unica scienza studia e tutti i suoi significati. Questa unica scienza è la filosofia prima. Per Aristotele questo implica anche la scienza dei contrari poiché all’uno si riconducono tutti i suoi contrari dei suoi significati originari, siano questi: il diverso, il disuguale, il dissimile, ecc., secondo le categorie dell’essere. Anche qui ci viene in aiuto Alessandro di Afrodisia nel suo commentario quando scrive che con “principio” Aristotele intende la coppia di contrari costituita dall’uno e dal suo opposto che sono i molti.