LA METAFISICA DI ARISTOTELE
LA METAFISICA DI ARISTOTELE
Nov 21Allegria! Il transito dal vecchio al nuovo host ha simpaticamente cancellato il mio precedente post su Aristotele. E per la serie quando si dice: “ah! la sinergia!”, nel contempo anche il mio computer ha deciso che il file su Aristotele, che avevo salvato, si rovinasse risultando non apribile. Sono riuscito a recuperare l’incipit, quindi ripartiamo da qui…
(nell’immagine la famosa “Scuola di Atene” di Raffaello, a sinistra nel cerchietto rosso il vecchio Platone indica il cielo: il mondo delle idee; a destra Aristotele indica la terra cioè una filosofia razionale, scientifica diremmo oggi; secondo una celebre interpretazione storica)
Vorrei parlarvi di un opera che si chiama “Metafisica”, scritta da un certo Aristotele, alcuni anni, secoli, millenni orsono. Aristnotlechi? Aristotele. Che dire di lui, è già morto da un po’! Ma in noi filosofi il suo ricordo rimane ancora ben vivo, tanto che la sua eredità è essudata nelle profondità del nostro senso comune che vi è pesantemente impregnato e oggi praticamente tutti hanno almeno sentito nominare questo nome (altrimenti siamo qui per questo!). Aristotele nasce a Stagira città della Grecia settentrionale e attuale Stavro, nel 384 a.C. Suo padre era medico e quindi Aristotele nacque molto probabilmente in una condizione di agiatezza. Rimase orfano molto giovane di entrambi i genitori e venne accudito da un parente del padre. Quando Aristotele compì diciassette anni fu inviato ad Atene presso l’Accademia di Platone per ricevere una istruzione prestigiosa, era il 367 a.C. L’Accademia di Platone era strutturata affinchè agli allievi venisse insegnato tutto quanto fosse utile al filosofo come massimo esponente della saggezza pratica, se dobbiamo guardare al Platone della Repubblica, il filosofo doveva essere teoricamente in grado di prendere in mano, assieme ai suoi pari, le redini della Polis sotto ogni aspetto. Sulla soglia dell’Accademia si dice fosse scritto: “non entri qui chi non sa di matematica e geometria”. Aristotele probabilmente aveva acquisito l’interesse per la medicina e fisiologia dal padre aiutandolo osservandolo nella sua professione, studiò dalla matematica e dalla geometria fino a tutto ciò che la cultura greca poteva insegnare per vent’anni presso l’Accademia, fino alla morte di Platone. Un lungo apprendistato che termino intorno al 347 circa, quando alla morte del rettore dell’Accademia si aprirono le discussioni per la successione. Aristotele fu escluso come successore di Platone anche perché non essendo originario di Atene, secondo le leggi del tempo, non poteva possedere immobili nella città. Cominciò così a viaggiare e si recò prima ad Asso nell’Asia Minore dove gli fu possibile studiare assieme ad altri accademici ad opera di un mecenate; qui conobbe e sposò Pizia. Successivamente si recò a Mitilene nell’isola di Lesbo presso il suo amico Teofrasto. L’interesse di Aristotele per la conoscenza era molto forte, tanto da spingerlo a studiare ben oltre la conoscenza offertagli in quei vent’anni accanto all’amico Platone portandolo a svolgere nella sua vita studi di astronomia, fisica, antropologia, politica, etica, zoologia, botanica e chi più ne ha più ne metta! Ma il nostro era instancabile, sempre occupatissimo, non aveva mai dieci minuti per stendersi sull’amaca o andare a teatro. Infatti nel 343 a.C. fu chiamato da Filippo II di Macedonia come precettore del giovane figlioletto Alessandro. Aristotele andò così a Pella, capitale della Macedonia per istruire il futuro Alessandro Magno. Quando Filippo conquista Atene, Aristotele riesce a far sì che questa città abbia un trattamento mite. Nel 335 (o 334) Alessandro parte per la spedizione contro la Persia, Aristotele intanto è rimasto vedovo, al suo finaco ora si trova una giovane di nome Erpillide che si occupa di lui dalla morte della moglie, torna quindi torna ad Atene con l’intenzione di insegnare.
Non potendo possedere immobili il nostro inizia la sua attività in un cortile dedicato ad Apollo Liceo, la scuola di Aristotele da lì prende appunto il famoso nome di Liceo. A lui è particolarmente caro insegnare passeggiando, forse dialogando con gli studenti secondo il metodo della dialettica Platonica, questo gesto si ripete andando su è giù (o più propriamente girando in torno) nel portico del cortile dove insegna che si chiama perìpatos cioè “passeggiata”, i suoi studenti sono allora indicati come peripatetici. Qui Aristotele tiene corsi di logica, fisica, filosofia prima, etica, politica, retorica, poetica.
Nel 323, alla morte di Alessandro Magno in Persia, scoppiano ad Atene i mai sopiti livori contro i conquistatori macedoni e Aristotele, per i suoi trascorsi presso la corte di Filippo II viene accusato di empietà, nello specifico di aver divinizzato un uomo: Alessandro. Scappa così da Atene e si rifugia a Calcide, presso la casa di sua madre. Qui muore circa un anno dopo, nel 322 a. C.
OK, abbiamo rivisto ancora una volta la vita di Aristotele, la prossima volta vediamo le opere! I sentimenti e l’attualità dell’opera Aristotelica. Chi ha postato dei commenti, che purtroppo sono andati persi con l’articolo precedente, per favore li riposti, scusate i disguidi tecnici!
Per quanto riguarda la vita di Aristotele e le opere posso consigliarvi o il link di wikipedia, o l’apposita sezione della Storia della filosofia scritta da Enrico Berti e Franco Volpi.
ma la metafisica di quei tempi non ha scisso l’uomo (che è presenza di corpo e presenza di mente) ovvero il grossolano (corpo), il sottile (mente) e l’estremamente sottile (parola) condannando il corpo quale fonte del peccato? soma sema.
Penso a Platone che svalutò il Corpo, poi l’Anima perché anch’essa conteneva impulsi e desideri di stampo materiale finché non giunse ad una potenza del tutto immateriale chiamata Spirito? QUESTA E’ LA METAFISICA?? :-((
Caro Herbert, innanzitutto sono felice che cambiando argomento qualcuno sia tornato a leggermi e a commentare! In secondo luogo devi sapere che il termine metafisica, così come è stato appioppato ad una delle opere di Aristotele, è una invenzione storica, una “parola” che nei secoli si è caricata di significati. Sono cose di cui parlerò nel prossimo post comunqeu posso anticiparti che quasi tutte le opere essoteriche di Aristotele sono andate perse, con opere essoteriche ci riferiamo a quelle destinate al pubblico. Mentre ci sono rimaste molte opere esoteriche, cioè destinate ad una cerchia ristretta, cioè gli appunti con cui insegnava a scuola ai suoi studenti al Liceo. Secoli dopo la morte di Aristotele, i curatori hanno semplicemente preso tutta una serie di trattati (che alcuni critici tutt’oggi non ritengono una unica opera) spazialmente da situare dopo l’opera chiamata “Fisica” (che di fisica tipo “spazio” e “tempo” parla) e questi trattati che parlano di filosofia prima, di causalità non prettamente meccanica (e fra le altre cose anche del fatidico “motore immobile”) sono stati nominati senza troppa fantasia “ciò che viene dopo la fisica” non riuscendo a trovare altra collocazione più consona. Infatti in greco il prefisso greco “meta” significa in questo caso “oltre”, “dopo”, “al di là di/della” così come, ad esempio, quando si parla di “metalinguaggio” per intendere che si stanno affrontando i fondamenti del linguaggio che vanno al di là del discorso ordinario vero e proprio e ne stanno alla base (anche se questa nozione è più complessa di come l’ho spiegata adesso). La seconda parte della parola in causa è “physis” che viene tradotto sommariamente con natura ma che per i greci aveva tutta una serie di nessi e implicazioni che non saprei da dove iniziare a parlarne. Così “metafisica” non è un termine di Aristotele ma una parola inventata da un curatore, forse molto ordinato, forse poco fantasioso. Nei secoli i canovacci che Aristotele aveva per le sue lezioni sono stati fondamentali per l’evoluzione della cultura e anche della scienza in svariati campi. Adesso la storia sarebbe complessa ma benchè Aristotele non avesse potuto conoscere Gesù e le sue gesta, lo stesso la chiesa ne riconobbe l’importanza, oggi infatti abbiamo anche delle interpretazioni di Aristotele come scopritore razionale della Verità cristiana, a cui non fu rivelata ma che la scoprì con l’uso della ragione indagando il cosmo dove il dodicesimo libro della Metafisica incentrato sul “motore immobile” viene visto come il genio dell’uomo che se ben applicato non può che portare all’unico Dio che creò l’universo. Metafisica è iniziato come spazialemente dopo la “Fisica” fra le opere di Aristotele ed è semanticamente diventato anche attraverso l’interpretazione cristiana: ciò che sta oltre la fisica inteso come “ultraterreno”. Oggi, non so bene da quando, quando uno dice delle “vaccate”, allora gli altri per criticarlo dicono che sta facendo filosofia, se colui che critica è colto dice che sta facendo metafisica. Ma non mi sembra che leggendo per esempio l’Etica Nicomachea di Aristotele, che dedicò al figlio, ci sia in lui questa frattura fra spirito e corpo, anzi forse più una unificazione, per essere felici infatti bisogna essere degli uomini buoni, rispettare le leggi, gli amici, i debiti, ma anche avere buona salute, non vivere nell’indigenza, ovviamente educare il carattere ed evitare gli eccessi, conoscere le cose. Poi c’è tutto un trattato di Aristotele sull’anima, ma questa è un’altra storia…