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Aristotele,Metafisica, libro 5°, significati di “essere” e “sostanza”

Aristotele,Metafisica, libro 5°, significati di “essere” e “sostanza”

Mag 09

Proseguendo nel libro Delta vediamo che all’elenco dei significati dell’Uno segue quello dei significati dell’Essere e quindi la trattazione della Sostanza. Abbiamo più volte avuto modo di ricordare che Essere ed Uno sono concetti di uguale estensione (tutto ciò che è Uno, in quanto determinato, deve necessariamente essere anche un “questo” cioè “un qualcosa che è” e viceversa), ma di differente intensione (le note che esplicano i concetti e la loro determinazione sono differenti, in Aristotele il concetto di Essere sembra avere più determinazioni interne e specifiche rispetto a quello di Uno e pur avendone uguale estensione innerva l’ontologia dell’autore in maniera più centrale). L’Uno ha ricevuto una trattazione estesa, mentre il tema della Sostanza è altro tema fondamentale in Aristotele, la sostanza è la prima delle Categorie e la più fondamentale, verranno dedicati due libri della Metafisica interamente alla Sostanza. Per quanto riguarda l’Essere, il quale “si dice in molti modi” (come è scritto nel libro quarto), i modi principali in cui si dice sono le Categorie e di questa la prima è quella di Sostanza. Dobbiamo ritenere che sia a causa di questi due motivi: l’anticipazione e il dilungarsi sui significati dell’Uno coestensivo all’Essere, e la specificazione della Sostanza come significato principale dell’Essere che avverrà successivamente, la causa che determina sezioni del libro Delta riguardanti rispettivamente “Essere” e “Sostanza” insolitamente brevi rispetto la complessità dell’argomento trattato.

Trattiamo ora dell’Essere (o Ente) di cui ovviamente non diamo definizioni in senso stretto perché l’Ente:

1) non ha un genere prossimo a cui ascriversi (dove genere prossimo e differenza specifica sono essenziali per il significato tecnico di definizione);

2) l’Essere si dice in molti modi perché non ha una essenza ma comprende tutte le essenze, cioè tutte le forme.

Come per l’Uno anche l’Essere può venire chiamato in causa “in sé” o “per accidente”.

Analizziamo ora la predicazione dell'”Essere per accidente” cioè l’Essere quando “si dice” assieme ad un accidente. Ciò non significa definire l’Accidente, solamente succede che in questo caso esplicitare un modo in cui si dice l’Accidente (che è “un qualcosa che è”), è anche un modo per esplicitare l’Essere. Gli esempi di Aristotele di predicazione accidentale dell’Ente sono:

a) il giusto è musico;

b) l’uomo è musico;

c) il musico è uomo.

Nel primo caso -a- abbiamo due accidenti dove uno viene predicato dell’altro.

Nel secondo caso -b- abbiamo una sostanza di cui viene predicato un accidente, “uomo” infatti è una sostanza cioè un qualcosa che ha una sua valenza di per sé indipendentemente da altro, al contrario dell’accidente che esiste solamente come attributo di una sostanza.

Nel terzo caso -c- abbiamo una sostanza che è predicata in modo accidentale di un accidente (nel caso -c- il predicato è “essere uomo” il quale fra i due (“musico” e “uomo”) è anche l’unica sostanza dei due e quindi la sostanza viene predicata dell’accidente stesso che vi inerisce.

Seguono quindi i significati dell’ “Essere per sé“.

1) Il primo significato dell’ “Ente per sé” sono le “figure della categoria” cioè tutte le dieci categorie. La prima delle categorie è la Sostanza, nelle categorie successive alla prima si iscrivono anche gli accidenti; cioè la sostanza sola, nel suo senso originario, non può essere accidentale ed è necessaria ed è in atto, mentre ad esempio la quantità (terza della lista delle categorie) di una cosa può essere accidentale e non mutare l’essenza della cosa. Un altro esempio per chiarire: l’ “essere musico” è una caratteristica, una qualità (seconda della lista delle categorie), una determinazione specifica, che può essere predicata del genere “uomo” (l’accidente “essere musico” sussiste solamente se predicato del  genere “uomo” che è sostanza)  in modo del tutto accidentale (il genere “uomo” può essere caratterizzato con la qualità “musico” ma ciò pur essendo possibile, non è necessario), è una possibilità insita nella forma delle categorie stesse.

Da notare che l’Essere e l’Uno (in quanto coestensivi) hanno significati in sé e per accidente in virtù del fatto che nei significati dell’Essere per sé vi è quello della Figura delle Categorie dove la prima delle categorie è la Sostanza a cui tutte le altre ineriscono pur non essendovi sovrapponibili, mentre alle dieci categorie sono riconducibili tutti i Generi.

Le categorie per Aristotele sono le predicazioni dell’Essere e queste possono dirsi per sé o per accidente, cioè secondo la sostanza o l’accidente, e l’accidente stesso è in qualche modo già una possibilità e una determinazione inerente alla sostanza, pur non potendo essere la sostanza originaria accidentale a sua volta.

2) Secondo significato dell’Ente è “ciò che è vero“, ciò che non è al contrario è “non essere” ed è falso; predicare qualcosa di falso equivale a dire qualcosa che non è.

3) Terzo significato dell’Ente sono la potenza e l’atto, essi sono entrambi modi dell’Essere; a questi due stati dell’Essere verrà dedicato un libro della Metafisica.

 

Consideriamo ora i significati di Sostanza;

1) A riguardo del primo significato Aristotele scrive:

Sono detti sostanza i corpi semplici, come la terra, il fuoco, l’acqua e tutti quelli di questo genere, e, complessivamente, i corpi e gli enti che da essi sono composti: i viventi, gli esseri divini e le loro parti. Tutte queste cose sono dette sostanza perché non si dicono di un sostrato ma di di esse si dicono le altre cose.

Seguendo il commento di Zanatta concordo che in questo caso Aristotele si riferisca con buona probabilità e secondo coerenza al significato di sostanza individuale. Come accenno scrivo anticipo che la sostanza per Aristotele è ciò che effettivamente è, qualcosa di esistente e di vero (o meglio, che assume i valori di “vero” o “falso” se inserito in una predicazione), sostanze individuali sono gli individui e sono sostanze sensibili, mentre sostanze universali sono i generi i quali sono sostanze intelleggibili. In questo primo estratto vediamo che sono sostanze individuali sia i corpi che gli elementi che compongono i corpi (si rivedano i significati di elemento che Aristotele enumera, riportati nel post dedicato fra quelli precedentemente pubblicati). Osserviamo anche qui una specie di assiologia delle sostanze: 1) sostanza è la sostanza originaria come Ente, la sostanza fondamentale che è l’oggetto della speculazione filosofica; 2) sostanze sono quindi i motori immobili e successivamente le realtà celesti le quali sono “demoniche” col significato etimologico greco generale di intermediari fra gli dei e i mortali, che in Aristotele significa intermedie fra gli oggetti sovrasensibili e quelli sensibili; le sostanze celesti come i pianeti sono sensibili come gli oggetti transeunti del mondo ma eterne come le sostanze sovrasensibili; 3) sono sostanze le forme naturali come i viventi; di tutte queste sostanze individuali e sensibili sono sostanze anche gli elementi che le compongono.

2) Seguiamo ora una citazione sul secondo significato di sostanza:

In un altro senso <si dice sostanza> ciò che sia causa dell’essere, immanente alle cose del genere suddetto, ossia tutte quelle che non si dicono di un sostrato, come l’anima per il vivente.

Sostanza è la forma immanente che causa, plasmando la materia, la determinazione di un individuo sensibile. L’anima è la determinazione fondamentale di ogni vivente, è la sua forma, e per Aristotele è assolutamente incarnata nel vivente quando il vivente è in atto, ossia quando vive , e affinché viva, il vivente è animato.

3) Terzo significato di sostanza:

Inoltre, <sono dette sostanze> tutte quelle parti che sono immanenti alle cose del genere suddetto, le determinano, significano un certo questo e, se vengono soppresse, si sopprime l’intero: per esempio, se si sopprime la superficie si sopprime il corpo, come sostengono alcuni, se si sopprime la linea, si sopprime la superficie.

Qui, secondo Zanatta, sembra che Aristotele voglia richiamare una dottrina di stampo platonico o pitagorico quando scrive “secondo alcuni”, infatti per Aristotele i numeri non sono sostanze. La tesi di Aristotele che dobbiamo rilevare in questo punto è che essendo la sostanza ciò su cui ineriscono gli accidenti e di cui si predicano le specie e i generi degli individui, qualora questa venisse a mancare (perdesse cioè la sua caratteristica anche etimologica di “stare-sotto” col significato di: fare da base, sostenere) allora neanche gli altri (gli accidenti) avrebbero possibilità di sussistere.

4) Segue il quarto significato di sostanza:

Inoltre, <è detta sostanza> la quiddità, la cui nozione costituisce la definizione: anch’essa è detta sostanza di ciascuna cosa.

Nozione molto importante, fra i significati di sostanza figura anche la Quiddità cioè, lo ricordiamo, il riepilogo gerarchico che discende dalla Categoria in questione, di genere in sottogenere, e di genere in specie, e così via, fino alla cosa specifica in questione e fornisce, diciamo, una definizione estesa e completa ed estende il significato tecnico di Definizione come genere prossimo e differenza specifica.

Aristotele quindi tira le fila di questi quattro significati e specifica le due caratteristiche fondamentali della sostanza che li riguardano tutti:

Ebbene, ne risulta che la sostanza si dice secondo due modi: <a> il sostrato ultimo, <b> ciò che sia un certo questo e separabile. E tale è la forma, ossia la specie di ciascuna cosa.

Abbiamo trattato dell’Essere e della Sostanza, temi che per la loro importanza saranno considerati in modo esteso in altri libri della Metafisica e che l’attraversano interamente innervandola. Nel libro Delta questi temi sono solamente richiamati e quindi i significati che ne troviamo qui non sono da considerarsi errati ma solo parziali come introduzione ad una trattazione che via via sarà più sistematica e metterà in luce le connessioni fra vari temi. Abbiamo visto che fra i significati di Essere per sé vi sono le figure delle categorie e prima fra queste la sostanza, questo per dire che l’Essere è in primo luogo Sostanza. Si evince subito l’aspetto pratico dello stagirita quando parlando di questi temi scrive qualcosa come “la predicazione […]”: un riferimento a quella che odiernamente vine chiamata filosofia del linguaggio; per niente fuori luogo in Aristotele se ci ricordiamo che lui è il padre della logica classica, suo è il quadrato aristotelico delle opposizioni, la formalizzazione del sillogismo per il ragionamento induttivo oltre alle speculazioni sulla logica deduttiva, e la prima trattazione pervenutaci delle figure valide del sillogismo. Vi è un chiaro orientamento sulla formazione della conoscenza e del pensiero attraverso un uso corretto e formalizzato del linguaggio. Anche in ambito ontologico, potremmo dire, quando Aristotele si riferisce all’Ente dice che uno dei significati dell’Essere per sé è ciò che è veramente, ciò che è vero ed esiste, sia come enunciato vero, sia come ente oggettivo (ad esempio “Mario” o “questo tavolo su cui sto scrivendo”), sia come possibilità oggettiva (qualcosa che è in potenza ma non in atto e che razionalmente può passare all’atto). Seguendo questo percorso interpretativo introduco la nozione di sinolo, celeberrima e fondamentale nella filosofia aristotelica. La forma non è mai un qualcosa che esiste di per sé in modo separato, il genere esiste sempre negli individui che lo compongono; il sinolo è l’insieme di forma e materia, scindibile solo gnoseologicamente nelle due parti. La sostanza quindi è qualcosa di concreto e negli individui vi è il riferimento predicativo ultimo, infatti mentre il genere si dice (predica) degli individui, l’individuo non si predica di qualcos’altro ma di quest’ultimo si predicano gli accidenti. Ma nella sostanza ‘individuale vi è anche la forma che è il genere, la definizione e la quiddità.

Nell’ultima citazione  vengono messe insieme la “forma” con il “sostrato ultimo” riferimenti che non sembrano andare alla materia indeterminata in senso originario perché sembra che in tutto il passaggio sulla sostanza Aristotele si sia riferito alla sostanza individuale, quella degli individui, la cui materia differisce, soprattutto se consideriamo “un certo questo” determinato e la cui forma non è una forma in generale (che per Aristotele non esiste poiché sarebbe il caos) ma una forma determinata, la forma del “questo” specifico individuo esistente. La soluzione di questo passo ci è sfuggita nei secoli, il ragionamento dell’autore svilito in chissà quante traduzioni. Oppure la soluzione può essere quella proposta da Zanatta: il significato di sostanza che lega tutti  e quattro i significati nell’accezione di unità di forma (forma, definizione, causa formale, quiddità) e materia (materia prossima, materia remota, causa materiale come materia prima indeterminata cioè come sostrato passivo della forma), essendo questa determinata sensibile o sovrasensibile, è la forma dell’Uno. Sembra ancora una volta un gioco di parole ma la Sostanza è l’Ente in primo luogo, il quale è coestensivo con l’Uno; l’unione di forma e materia negli individui esistenti è una unità.


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