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Il dilemma: analisi formale e informale (7)

Il dilemma: analisi formale e informale (7)

Apr 17

 
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2.2. Replicare a un dilemma

Il dilemma è un tipo di ragionamento talmente potente da poter mettere all’angolo un avversario dialettico nel corso di un dibattito o una disputa. Esso però deve essere maneggiato con attenzione, perché risulta efficace solo a certe condizioni, che raramente si presentano in concomitanza. Difatti, trattandosi di un tipo di ragionamento argomentativo, il dilemma non esibisce una necessità logica stringente, ma è passibile di discussione. Pertanto, molto spesso è possibile ribattervi, se disponiamo degli strumenti adeguati per farlo.
 

2.2.1. Possibili modalità di replica

Un primo modo per resistere a un dilemma è metterne in questione la validità, ossia analizzarne la forma e rilevare se una o più regole d’inferenza siano state violate. Nel caso di un dilemma costruttivo, ad esempio, si potrebbe mostrare che la regola del modus ponens è disattesa, se il nostro interlocutore commette la fallacia dell’affermazione del conseguente. Nel caso di un dilemma distruttivo, invece, si potrebbe rilevare che la regola del modus tollens è violata, qualora il nostro interlocutore inciampasse nella fallacia di negazione dell’antecedente.

Tuttavia, esistono tre strategie informali che permettono di evitare la conclusione del dilemma senza sfidarne la validità formale. Queste vie di fuga dialettiche consistono nel “passare tra le corna del dilemma”, nell’“afferrare il dilemma per le corna” e nel “formulare un controdilemma”. Le prime due strategie prendono il nome dal fatto che le opzioni proposte in un dilemma sono chiamate anche “corna” del dilemma. Le tre possibili scappatoie non sono esclusive o alternative, ma con alcuni accorgimenti possono essere applicate due o più allo stesso dilemma. Chiariremo ciascuna di esse applicandole al seguente classico esempio dilemmatico [8].

Nell’antica Grecia, un giovane ateniese espresse il desiderio d’intraprendere la vita politica ai suoi genitori. La madre però – evidentemente piuttosto abile nell’arte retorica – cercò di dissuaderlo dal suo proposito, formulando il seguente dilemma:

«Una volta entrato in politica, o dirai la verità o non dirai la verità. Se dirai la verità, sarai detestato dalla gente. Se non dirai la verità, sarai detestato dagli dei. Dunque, una volta entrato in politica, o sarai odiato dagli esseri umani o sarai odiato dalle divinità. In entrambi i casi, avrai qualcuno contro di te».

L’argomento utilizzato dalla madre è un dilemma costruttivo valido, poiché entrambi i modus ponens sono applicati correttamente. Pertanto, data la sua validità, non è possibile attaccarlo da un punto di vista formale. Vediamo allora se e come il giovane ateniese avrebbe potuto rigettare il dilemma materno mediante una o più delle tre possibili strategie informali. In questo modo, avremo l’opportunità di illustrarle una per una.
 

2.2.2. Passare tra le corna del dilemma

Passare tra le corna del dilemma significa rifiutare l’enunciato disgiuntivo che costituisce la premessa maggiore. Più precisamente, tale strategia non consiste nel provare che la conclusione sia falsa, ma semplicemente nell’evitarla, mostrando che l’argomento non fornisce un fondamento adeguato per accettare la verità della conclusione. A questo scopo, si può mostrare che la premessa disgiuntiva è (1) una disgiunzione falsa oppure (2) una falsa disgiunzione.

(1) L’enunciato disgiuntivo della premessa è falso se entrambi gli enunciati disgiunti sono falsi. Ogniqualvolta un enunciato di una disgiunzione non è il contraddittorio dell’altro, può darsi che la disgiunzione sia falsa. (2) La disgiunzione della premessa maggiore è una falsa disgiunzione quando (a) l’enunciato disgiuntivo non contempla tutto lo spettro di possibilità, ossia le alternative possibili non sono solo due; oppure quando (b) l’enunciato disgiuntivo non ha natura escludente ma includente, ossia la “o” della disgiunzione non è un aut ma un vel.

Tornando all’esempio classico di dilemma, davanti al ragionamento della madre, il ragazzo ateniese avrebbe potuto passare tra le corna del dilemma, rifiutando la scelta obbligata tra le due sole opzioni proposte dalla madre, ossia mostrando che la disgiunzione propone una falsa alternativa. Ad esempio, avrebbe potuto constatare che qualcuno non sempre afferma solo la verità né sempre solo la falsità: può capitare, invece, che qualcuno sia a volte veritiero e a volte menzognero oppure che le sue affermazioni siano in parte vere e in parte false.
 

2.2.3. Afferrare il dilemma per le corna

In alcuni casi, la strategia di passare tra le corna del dilemma diventa impraticabile, perché la premessa disgiuntiva è inattaccabile, come quando, ad esempio, essa esaurisce tutte le possibilità. In questi casi, è possibile tentare il secondo metodo per sfuggire alla conclusione di un dilemma, ossia afferrarlo per le corna. Tale metodo consiste nel rifiutare l’enunciato congiuntivo che costituisce la premessa minore.

Ora, per respingere un enunciato congiuntivo è sufficiente respingere uno degli enunciati congiunti. Pertanto, poiché l’enunciato congiuntivo di un dilemma è composto da due enunciati condizionali, rifiutarlo implica mostrare che almeno uno dei due enunciati condizionali è falso. Da ciò deriva che afferrare un dilemma per le corna vuol dire contestarne le conseguenze delineate.

Ebbene, il giovane ateniese avrebbe potuto afferrare il dilemma materno per le corna, tentando di esibire la falsità di almeno un enunciato condizionale. Ad esempio, avrebbe potuto negare che affermare la verità susciti l’odio o il disprezzo della gente, sostenendo al contrario che affermare la verità porta a guadagnare affidabilità, credibilità o rispettabilità. Oppure il ragazzo avrebbe potuto obiettare che affermare il falso potrebbe non comportare il biasimo delle divinità qualora si menta inconsapevolmente o si menta consapevolmente ma “a fin di bene”.
 

2.2.4. Formulare un controdilemma

Mentre le prime due strategie consentono di ribattere a un dilemma rifiutandone la premessa maggiore o la premessa minore, contestare un dilemma tramite un controdilemma significa formularne un secondo la cui conclusione è opposta a quella del primo. Qualsiasi controdilemma può servire a questo scopo, ma la sua efficacia è maggiore se esso contiene quasi gli stessi enunciati di cui è composto il dilemma da rigettare.

In generale, un controdilemma mira a rovesciare le corna del dilemma di partenza, puntandole contro l’avversario dialettico che le aveva elaborate a nostro svantaggio. Non si tratta di una confutazione dell’argomento dilemmatico, ma di un modo per dirigere l’attenzione su un aspetto diverso della stessa situazione. Per questo motivo, la formulazione di un controdilemma è una mossa retoricamente abile ed elegante, perché permette di derivare una conclusione contraria quasi dalle stesse premesse, sebbene non sia argomentativamente stringente.

Per comprendere meglio la costituzione e la portata di questa tattica, torniamo all’esempio classico del giovane ateniese che, secondo la tradizione, avrebbe ribattuto al dilemma della madre proprio formulando il seguente controdilemma:

«Una volta entrato in politica, o dirò la verità o non dirò la verità. Se dirò la verità, sarò apprezzato dagli dei. Se non dirò la verità, sarò apprezzato dal popolo. Quindi, una volta entrato in politica, o sarò gradito alla gente o sarò gradito alle divinità. In entrambi i casi, avrò qualcuno dalla mia parte».

Se analizziamo il dilemma materno e il controdilemma del figlio, notiamo che le rispettive conclusioni non sono contraddittorie ma sono compatibili, perché possono essere entrambe vere. Difatti, dal primo argomento si conclude che il figlio sarà odiato dagli uomini o dagli dei, mentre dal secondo che il figlio sarà amato dagli dei o dagli uomini. Pertanto, il controdilemma non ha realizzato alcuna confutazione del dilemma di partenza, ma è servito soltanto per stabilire una conclusione differente basata sul riconoscimento degli stessi fatti.

In conclusione, nel corso di un dibattito, una disputa o una controversia, se lo scopo di un dilemma è mettere il contendente dialettico in una condizione di difficoltà per garantirsi una posizione favorevole o addirittura vincente, la funzione del controdilemma è quella di riequilibrare tale situazione a proprio vantaggio, producendo una fase di stallo dalla quale si può uscire tentando nuove strategie argomentative [9].
 

Note

[8] L’esempio è ripreso e trattato ampiamente da Boniolo e Vidali [2011, pp. 109-110], Copi, Cohen e MacMahon [2013, p. 291] e Gilardoni [2008, p. 80].

[9] Una delle controversie più note, discusse e divertenti nella letteratura tecnica su dilemmi e controdilemmi è quella intercorsa in tribunale tra l’abile sofista Protagora, che attacca formulando un astuto dilemma, e il suo degno discepolo Euatlo, che si difende replicando con un ingegnoso controdilemma. Tuttavia, sia in virtù della sua complessità, sia in ragione delle ampie e dettagliate analisi che ha ricevuto, non l’abbiamo trattata in questo articolo introduttivo. Per approfondirla, si vedano Boniolo e Vidali [2011, pp. 110-112] e Copi, Cohen e McMahon [2013, pp. 291-292].
 

Bibliografia

  • G. Boniolo e P. Vidali [2011], Strumenti per ragionare. Logica e teoria dell’argomentazione, Bruno Mondadori;
  • I.M. Copi, C. Cohen e K. McMahon [2013], Introduction to Logic, Pearson;
  • A. Gilardoni [2008], Logica e argomentazione. Un prontuario, Mimesis.

 
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