Il dilemma: analisi formale e informale (5)
Il dilemma: analisi formale e informale (5)
Apr 03
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1.3. Osservazioni
Dopo aver esaminato gli schemi generali delle due forme di dilemma, possiamo svolgere un paio di osservazioni. Nella prima avanziamo la proposta che i dilemmi possano essere considerati casi particolari di una struttura argomentativa più generale. Nella seconda abbozziamo una classificazione dei dilemmi a grana più fine rispetto alla distinzione tra dilemmi costruttivi e distruttivi.
1.3.1. Polilemma
Finora abbiamo parlato di dilemma perché, nelle strutture considerate, la premessa maggiore è costituita da due (di-) enunciati (-lemma), ossia le opzioni in gioco sono solo due. Tuttavia, esistono casi in cui la premessa maggiore può essere costituita da tre o più enunciati disgiunti: in questo caso, si parlerà di “trilemma”, “tetralemma”, e così via. Più in generale, qualora la premessa maggiore sia costituita da una disgiunzione con molteplici enunciati, possiamo parlare di “polilemmi”. Pertanto, in un certo senso, il dilemma stesso può essere trattato come un caso particolare di polilemma [5].
Benché non siano frequentissimi, queste forme sono anch’esse presenti in filosofia: ne possiamo rintracciare, ad esempio, nella filosofia di Epicuro di Samo (un quadrilemma che dubita della concezione teistica tradizionale della divinità), di John Stuart Mill (un trilemma contro la soppressione della libertà di espressione), di Hans Albert (un trilemma sull’impossibilità di stabilire qualche verità certa), e di altri ancora.
1.3.2. Classificazione
Possiamo abbozzare una ulteriore classificazione dei dilemmi fondata sul tipo di premesse. Nei casi in cui la premessa maggiore sia posta in forma di disgiunzione inclusiva (ossia “p ∨ q”), dove gli enunciati disgiunti possono essere entrambi veri ma non entrambi falsi, i dilemmi possono essere qualificati come “dilemmi inclusivi”. Nei casi in cui, invece, la premessa maggiore sia posta in forma di disgiunzione esclusiva (ossia “p ∨ ¬ p”), dove gli enunciati disgiunti non possono essere entrambi veri o entrambi falsi, i dilemmi possono essere caratterizzarti come “dilemmi esclusivi”.
Un altro tipo di classificazione dipende dal tipo di premessa minore. Se la premessa minore contempla quattro enunciati semplici diversi, abbiamo un “dilemma divergente”, poiché la conclusione è una disgiunzione i cui enunciati disgiunti sono differenti (ad esempio, r ∨ s, con r ≠ s). Se entrambi gli enunciati conseguenti (nel caso dei dilemmi costruttivi) o antecedenti (nel caso dei dilemmi distruttivi) sono identici, abbiamo un “dilemma convergente”, dato che i due enunciati condizionali conducono verso un unico enunciato, che si ripresenta da solo nella conclusione [6].
In breve, attenendoci all’esame dei dilemmi svolti in precedenza, potremmo combinare le sei categorie considerate, strutturando così dilemmi costruttivi (COS) o distruttivi (DIS), che possono essere inclusivi (INC) o esclusivi (ESC), che a loro volta possono essere divergenti (DIV) o convergenti (CON). In somma, possiamo distinguere otto tipi di dilemma, riassunti nella seguente tavola:
Note
[5] Ai polilemmi si accenna brevemente in Iacona [2005, p. 150]. In nessun manuale o volume consultato per la stesura di questo articolo si trova un’esposizione estesa dei polilemmi.
[6] I termini ‘convergente’ e ‘divergente’ per qualificare questi tipi particolari di dilemma sono di mia formulazione e non si trovano nella letteratura utilizzata per redarre questo articolo. Tuttavia, i dilemmi che qui chiamiamo “convergenti” e “divergenti” sono denominati rispettivamente “semplici” e “complessi” da Copi, Cohen e McMahon [2013, p. 289].
Bibliografia
- I.M. Copi, C. Cohen e K. McMahon [2013], Introduction to Logic, Pearson;
- A. Iacona [2005], L’argomentazione, Einaudi.
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