Temi e protagonisti della filosofia

Fare filosofia è argomentare (4)

Fare filosofia è argomentare (4)

Mar 23

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Disputa filosofica
Parte prima

La filosofia è essenzialmente e irrimediabilmente controversiale. Lo è nel senso qualunquistico per cui non c’è tesi che un qualche filosofo non abbia sostenuto e non c’è sciocchezza che non sia stata pronunciata da qualche filosofo (se ne lamentavano Cicerone e Cartesio); ma anche nel senso più pregnante per cui ad ogni argomento se ne può opporre uno contrario: la storia della filosofia è ricostruibile come una sequenza di concetti polari, una serie ininterrotta di controversie, di teorie rivali e di pensatori in contrasto tra di loro.

Tutta la storia del pensiero scientifico e filosofico è in effetti ricostruibile come storia del rapporto (e del conflitto) tra retorica e logica, due forme di discorso e di sapere a cui si possono ricondurre una varietà di altre opposizioni invalse: episteme/doxa, teoria/pratica, verità/verosimiglianza, esprit de géométrie/esprit de finesse, “cultura letteraria” e “cultura scientifica”, convinzione/persuasione, argomentazione/dimostrazione.

Il pensare per coppie di opposti (come realtà e apparenza, verità e falsità, sofferenza e felicità, vita e morte, corpo e mente, significativo e privo di significato…) è una modalità tipica del pensare teoricamente orientato e svolge funzione di organizzazione all’interno del nostro sapere [1].

Il gusto dei Greci per le competizioni atletiche trovava il suo riscontro nel gusto per il confronto intellettuale e la disputa, una pratica suscettibile di due opposti giudizi: la disputa come attività privilegiata di formazione intellettuale, strumento di scoperta della verità delle cose e degli errori di ragionamento, oppure la disputa come attività giocosa o come fenomeno deplorevole, che maschera la verità e dissemina il dubbio.

La disputa fu per secoli il principale strumento di insegnamento e di valutazione: una pratica d’interazione didattica che un tempo fu vitale, poi decaduta col decadere della retorica, e che oggi è recuperabile, col recupero della retorica.

L’intento è quello di far rivivere l’antica arte della disputatio in utramque partem, di cui pare si sia perso il senso e il gusto; farla rivivere in un contesto tutelato e didattico, in cui non ci sia nulla di immediato da guadagnare e che quindi lasci tanta imparzialità da osservare, e tanta equanimità da dipingere, le cose e gli interlocutori come sono di fatto. Si vorrebbe riscoprire il diritto, il dovere e anche il piacere dell’argomentare e del dibattere; e riproporre le regole della controversia, magari educata e corretta (almeno fin dove sia possibile definirne regole e limiti) o del dibattito tout court, non tanto per conseguire una irenistica tolleranza pluralistica, ma per acquisire un senso critico che ci renda intolleranti, insofferenti ed intransigenti, nei confronti dei discorsi infondati, altrui e nostri.

In questo spirito sarebbe possibile tentare di riproporre la logica materiale, quella che oggi, purtroppo, non si insegna più. E di conseguenza la capacità di valutare i ragionamenti, gli argomenti, che sono l’unico strumento, se escludiamo il bastone, per affermare le nostre idee e le nostre proposte.

Sarebbe possibile e auspicabile tornare alla logica che, significativamente, si chiamava maggiore (o critica, quella che cerca l’accordo tra universo linguistico e realtà extralinguistica, centrata sulla verità materiale) oltre e più di quella detta minore (o dialettica, quella che bada solo alla coerenza interna del discorso, centrata sulla validità formale), alla logica come arte di ragionare bene. Dove per «bene » si intende bontà formale e bontà materiale, rettitudine e giustezza, coerenza intrinseca e corrispondenza estrinseca [2].

 

Note

[1] Cfr. A. Cattani, Forme dell’argomentare. Il ragionamento tra logica e retorica, Edizioni GB, Padova, 19942, pp. 31-32, dove sono declinate schematicamente le caratteristiche dei due ambiti, quello argomentativo quello dimostrativo.

[2] La logica maggiore o critica era definita come la parte della filosofia che studia l’attitudine degli atti della ragione a conseguire la verità (gnoseologia). I suoi problemi erano: 1. Che cos’è la verità? Si può raggiungere la verità?; 2. Che cos’è la certezza? Si può ottenere la certezza?; 3. La possibilità della certezza contro lo scetticismo; 4. Criteri per raggiungere la certezza circa la realtà esterna (criteriologia). Sono evidentemente i problemi tipici della scolastica, con tutte le sue deplorate, ma preziose distinzioni: verità ontologica o delle cose rispetto al modello mentale dell’artefice divino o umano; verità morale o di ciò che si dice rispetto a quel che si pensa, senza simulazioni o dissimulazioni; verità logica o della conoscenza, quella del giudizio corretto.

 

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