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Esercizi con i dilemmi (2)

Esercizi con i dilemmi (2)

Mag 15

 
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Esercizio 2: il dilemma del califfo

Dopo aver esposto e discusso un dilemma ricostruito sulla base della finzione fantascientifica, torniamo coi piedi sulla Terra. Il secondo dilemma che affronteremo non è costruito da me, ma lo traggo dalla letteratura medievale di area mediorientale relativa alla storia della biblioteca più famosa dell’antichità. Nel corso del VII secolo, durante la campagna musulmana d’Egitto, la città di Alessandria fu conquistata dall’esercito del califfo Omar ibn al-Khattab, il quale, secondo alcune fonti arabe molto più tarde, avrebbe ordinato la distruzione della biblioteca cittadina [2].

Interrogato da un suo generale su che cosa avrebbero dovuto fare dei libri della biblioteca, il califfo avrebbe risposto con queste parole, passate alla storia con il nome di “dilemma di Omar”: «Per quanto riguarda i libri di cui hai fatto menzione: se in essi è contenuto ciò che concorda con il libro di Dio, nel libro di Dio si trova ciò che è sufficiente senza quel materiale; d’altra parte, se in essi ci fosse ciò che contraddice il libro di Dio, questo materiale non ci serve in alcun modo, pertanto ordina di toglierli di mezzo» [3]. È ragionevole supporre che, essendo di fede musulmana, quando il califfo parla di “libro di Dio”, si riferisca al testo sacro per i musulmani, ossia il Corano.

Alcuni ricercatori di epoca successiva hanno espresso scetticismo circa la versione dei fatti, secondo cui il califfo avrebbe ordinato la dispersione del patrimonio librario di Alessandria [4]. In questa sede, non mi interessa giudicare la legittimità delle loro riserve, l’attendibilità delle fonti o l’autenticità delle citazioni – un compito difficile, che lascio volentieri alla competenza di filologi e storici. Piuttosto, ci concentreremo sulle parole stesse, indipendentemente da chi le abbia proferite. A mio avviso, le possiamo rielaborare in un flusso di premesse e conclusioni, organizzabili in due argomenti: un dilemma vero e proprio e un argomento ausiliario. Una precisazione: quando scriverò ‘i libri della biblioteca di Alessandria concordano (o non concordano) con il Corano’ intenderò ‘il contenuto dei libri della biblioteca di Alessandria concorda (o non concorda) con il contenuto del Corano’.
 

1. Dilemma

[P1] O i libri della biblioteca di Alessandria concordano con il Corano o non concordano con esso.
[P2] Se i libri della biblioteca di Alessandria concordano con il Corano, allora quei libri sono superflui.
[P3] Se i libri della biblioteca di Alessandria non concordano con il Corano, allora quei libri sono inutili.
[C1] O i libri della biblioteca di Alessandria sono superflui o sono inutili.

2. Argomento ausiliario

[P4] Se i libri della biblioteca di Alessandria sono superflui o inutili, allora devono essere eliminati.
[C2] I libri della biblioteca di Alessandria devono essere eliminati.
 

Anche in questo caso, prima di procedere con la lettura, vi invito a esercitarvi un po’ sul dilemma, provando a rispondere alle seguenti domande.

  • Di che tipo di dilemma si tratta? È un dilemma formalmente valido o invalido?
  • È possibile controbattere al dilemma passando tra le sue corna? E come?
  • È possibile replicare al dilemma afferrandolo per le corna? E come?
  • È possibile ribattere al dilemma formulando un controdilemma? E quale?

Se avete tentato di rispondere, provate a confrontarle con i miei suggerimenti di risposta. Possiamo notare che il dilemma di Omar è un dilemma costruttivo, perché esprime la seguente forma: “O p o ¬ p. Se p allora r. Se ¬ p allora s. Dunque r o s”. Più precisamente, utilizzando la nostra classificazione, possiamo qualificarlo come un dilemma costruttivo esclusivo divergente. Poiché si tratta di una forma valida di ragionamento, il dilemma risulta inappuntabile sotto l’aspetto formale. D’altra parte, se lo esaminiamo dal punto di vista informale, constatiamo che possono essere sollevati alcuni rilievi.

Cominciamo passando tra le corna del dilemma, cioè criticando la premessa disgiuntiva: «O i libri della biblioteca di Alessandria concordano con il Corano o non concordano con esso». Ora, a mio avviso, tale affermazione appare così netta da risultare difficilmente condivisibile. Difatti, in generale, non è sempre detto che il contenuto di uno o più libri concordi in tutto con il contenuto di un altro libro, né d’altra parte che il contenuto discordi in tutto. In effetti, è più probabile che il contenuto di uno o più libri sia in parte concorde con il contenuto di un altro libro e in parte discorde. Pertanto, nel caso concreto della biblioteca alessandrina, non pare realistico affermare che il contenuto di tutti i suoi libri concordi totalmente con il Corano o che il contenuto di tutti i suoi libri discordi totalmente con il Corano. Piuttosto, forse alcuni libri vi concorderanno del tutto e altri vi discorderanno del tutto, ma probabilmente la stragrande maggioranza di essi concorderà con il Corano per alcune parti e vi discorderà per altre.

Procediamo prendendo il dilemma per le corna, cioè criticando le premesse condizionali: «Se i libri della biblioteca di Alessandria concordano con il Corano, allora quei libri sono superflui» e «Se i libri della biblioteca di Alessandria non concordano con il Corano, allora quei libri sono inutili». Ora, entrambe le premesse presuppongono una certa superiorità del Corano – assunto come “unità di misura” – su qualunque libro della biblioteca alessandrina. Tuttavia, tale presupposizione funziona solo all’interno di un certo sistema di credenze, che non siamo tenuti a condividere. D’altra parte, qualora condividessimo quel sistema di credenze, potremmo affermare che, se il contenuto di uno o più libri concorda con il Corano, non è necessariamente superfluo, perché il fatto di essere stato composto da autori di epoche e culture diverse potrebbe aiutare a corroborare il contenuto del Corano. Oppure potremmo asserire che, se il contenuto di uno o più libri non concorda con il Corano, non è necessariamente inutile, poiché potrebbe servire come esempio in negativo o come promemoria di errori da evitare, contribuendo alla valorizzazione del Corano.

In conclusione, basandoci proprio su questa critica, elaboriamo un controdilemma, tentando di rovesciare – o comunque modificare – la prospettiva espressa nella conclusione del dilemma: «O i libri della biblioteca di Alessandria sono superflui o sono inutili». Ecco un controdilemma possibile:

[P1′] O i libri della biblioteca di Alessandria concordano con il Corano o non concordano con il Corano.
[P2′] Se i libri della biblioteca di Alessandria concordano con il Corano, allora essi ne corroborano il contenuto.
[P3′] Se i libri della biblioteca di Alessandria non concordano con il Corano, allora essi ne valorizzano il contenuto.
[C1′] O i libri della biblioteca di Alessandria corroborano il contenuto del Corano o lo valorizzano.

Il controdilemma non refuta il dilemma di partenza, ma ne attenua l’impatto mutandone la prospettiva: mentre la conclusione del dilemma poteva essere espressione di una mentalità autoritaria e oscurantista, la conclusione del controdilemma invita a una condotta più tollerante e illuminata. Non si nega, infatti, che entro un certo sistema di credenze, un libro sacro possa essere considerato più importante o necessario di tutti gli altri libri, ma si suggerisce che la scarsa o nulla rilevanza di tali libri (se commisurati al libro sacro) potrebbe non bastare a giustificarne la distruzione. Al contrario, proprio la loro “secondarietà” o “inferiorità” potrebbe garantirne la conservazione: se si accettasse che qualunque libro che corrobori o valorizzi il contenuto del Corano debba essere salvaguardato, allora in base al controdilemma tutti i libri della biblioteca di Alessandria dovrebbero essere preservati. Ammesso e non concesso che il califfo Omar ne sia stato uno dei distruttori, forse sia la sua memoria presso i posteri sia i posteri stessi avrebbero potuto trarre grande beneficio da questo più mite consiglio.

Con quest’ultima osservazione, abbiamo terminato anche il secondo esercizio. Come abbiamo visto, i dilemmi sono argomenti piuttosto complessi, che non si trovano soltanto nella letteratura filosofica ma in molti altri contesti, dal cinema fantascientifico alla storia mediorientale. Talvolta tutti gli enunciati che compongono i dilemmi nei quali ci imbattiamo sono ben costruiti, ben organizzati ed espliciti, permettendoci così un’immediata valutazione dell’argomento (come nel dilemma del califfo Omar). Molto più spesso, però, una o più premesse o la conclusione del dilemma sono mal costruite, disorganizzate o implicite e devono essere ricostruite, organizzate o esplicitate, prima di poter valutare la bontà dell’argomento (come nel nostro dilemma fantascientifico). In entrambi i casi, non importa che il dilemma sia ben formulato o no: avremo comunque un’occasione per rafforzare le nostre abilità argomentative con l’esercizio. Avete notato che anche questo è un dilemma?
 

Note

[2] In via preliminare, per conoscere le vicissitudini della biblioteca di Alessandria, è utile la consultazione della voce Library of Alexandria nella versione inglese di Wikipedia.

[3] Traduzione dal testo originale in latino nell’articolo Bar Hebraeus, Abd al-Latif, and the destruction of the library of Alexandria, pubblicato sul blog di Roger Pearse, 11 settembre 2010 (www.roger-pearse.com/weblog/2010/09/11/bar-hebraeus-abd-al-latif-and-the-destruction-of-the-library-of-alexandria).

[4] Per approfondire lo stato dell’arte circa gli studi sulla distruzione della biblioteca di Alessandria, è utile la consultazione della voce Destruction of the Library of Alexandria nella versione inglese di Wikipedia.
 


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