Note sull’origine storica della filosofia
Note sull’origine storica della filosofia
Set 16[ad#Ret Big]
They say the Nile used to run from East to West
They say the Nile used to run from East to West
(The Killers, “Spaceman”)
Vi ricordate Charlton Heston nel film I dieci comandamenti? Con barba lunga, tunica e sandaloni, il famoso attore interpretava un perfetto “Mosè hollywoodiano”. Nel II secolo d.C. qualcuno pensò qualcosa d’analogo per Platone: il neopitagorico Numenio d’Apamea lo considerava una specie di “Mosè atticizzante”. E non fu il primo né l’unico: l’opinione di Numenio, infatti, costituiva solo il culmine di una tradizione più antica, risalente forse ai filosofi giudaici d’Alessandria del I sec. a.C., secondo la quale i maggiori filosofi greci avrebbero attinto da dottrine babilonesi ed ebraiche, egizie e indiane, il nocciolo dei propri insegnamenti. In breve, la filosofia sarebbe giunta ai Greci dall’Oriente.
Non sono mancati storici e filosofi moderni che hanno tentato di confermare questa tradizione con le loro ricerche. Oggi, però, la maggior parte degli studiosi ritiene che la filosofia sia un fenomeno tipicamente greco, non derivato o mutuato da altre civiltà contemporanee o precedenti. Richiamandosi alla critica di fine Ottocento, nella loro Storia della filosofia (1997, vol.1, pp. 3-5) D. Antiseri e G. Reale riassumono alcune «prove veramente schiaccianti» (l’espressione è loro) contro la tesi della derivazione della filosofia greca dall’Oriente. Le riporto di seguito, integrandole con alcune osservazioni dalla Storia della filosofia di N. Abbagnano (2006, vol. I, pp. 3-5).
- È documentato che i Greci entrarono in contatto con popoli orientali in possesso di sapienze mitiche e religiose, oltre che di conoscenze matematiche e scientifiche. Tuttavia, non è accertato che tali popoli possedessero un metodo d’indagine basato esclusivamente sul ragionamento, quale è appunto la filosofia.
- Sebbene sia noto che filosofi come Pitagora, Democrito e Platone abbiano viaggiato in Oriente, specialmente in Egitto, apprendendo nozioni di aritmetica, geometria e astronomia, nelle proprie opere nessun filosofo o storico greco dell’epoca classica accenna a una derivazione orientale della filosofia.
- Non sappiamo se i Greci conoscessero o utilizzassero scritti orientali o loro traduzioni, da cui trarre le loro dottrine filosofiche, né ci risulta che prima di Alessandro Magno siano confluiti in Grecia i saperi orientali.
- Data la vaghezza delle indicazioni cronologiche su origine e sviluppo delle dottrine sapienziali d’Oriente, è molto difficile, se non impossibile, stabilire una priorità temporale di queste rispetto alle corrispondenti dottrine filosofiche greche.
- Anche ammesso che alcune idee e dottrine dei filosofi greci derivino da precisi antecedenti delle sapienze orientali (ma non ci sono prove in proposito), ciò non implica che la filosofia stessa giunga dall’Oriente.
Provo una certa simpatia verso l’idea che la filosofia sia un fenomeno genuinamente greco, ma non sono capace di valutare se le prove elencate siano davvero preponderanti, tanto da seppellire la tesi della provenienza orientale della filosofia. Sicuramente ciò richiederebbe competenze non banali di storia della filosofia. (Peraltro ho il sospetto che una domanda come: «La filosofia deriva dall’Oriente?» sia imprecisa, mal formulata, o magari un falso problema.) Tuttavia, mi permetto di sollevare un modesto dubbio sulla “decisività” di tali prove, almeno per come le espongono Abbagnano, Antiseri e Reale.
A conti fatti, ciascuna di esse sembra riconducibile al seguente ragionamento: «Poiché non ci sono prove per stabilire la derivazione della filosofia dall’Oriente, allora la filosofia non deriva dall’Oriente». Ebbene, se è così, ciascuna di esse somiglia troppo a una fallacia: l’argomento ad ignorantiam. Difatti, se non ci sono prove a favore di una tesi, non si può affermare quella tesi, ma nemmeno il suo opposto: al massimo, sarebbe ragionevole sospendere il giudizio. Per dirla con un motto di C. Sagan: «L’assenza di prove non è la prova di un’assenza».
Nel caso specifico, la mancanza d’elementi decisivi a favore dell’origine orientale della filosofia, non è un elemento decisivo contro di essa. Pertanto, le cinque prove (ma, a questo punto, forse sarebbe meglio chiamarle “indizi”) segnalerebbero al più che la credenza della derivazione orientale della filosofia greca è infondata. Ed è proprio questa la conclusione che mi sembra prudente trarre dai cinque indizi sopraesposti: allo stato attuale della ricerca storico-filosofica, non abbiamo ragione di credere che la filosofia greca derivi dall’Oriente. Una conclusione che, lungi dal chiudere la questione, lascia aperta la possibilità di continuare la ricerca.
MA in fin dei conti cosa cambia ? Sono d’accordo nel ritenerlo un falso problema
Caro Seigen, in effetti non saprei dire precisamente che cosa cambia, ma mi azzarderei a dire che qualcosa potrebbe cambiare, almeno per qualcuno. Difatti, per chi praticasse (un certo tipo di) filosofia potrebbe essere indifferente sapere dove essa abbia avuto origine, proprio come un giardiniere potrebbe eseguire in modo eccellente il proprio mestiere senza sapere alcunché della storia del giardinaggio. Forse però la questione dell’origine della filosofia diventa interessante – o magari addirittura importante – per uno storico della filosofia.
La riproposizione delle quattro impresentabili prove sulla negazione dell’origine orientale della filosofia può essere affrontata almeno secondo tre approcci: 1. quello logico, che tu, con estrema semplicità hai applicato e che è sicuramente valido ma a me non basta; 2. quello che passa per una semplice costatazione di incompetenze, infatti il trittico Abbagnano-Antiseri-Reale ha una competenza, nelle – così dette – filosofie orientali, paragonabile ad un elefante di fronte ai topi (!). Ma, seppur anche questo approccio è giusto, non basta, perché rischia di liquidare il problema; 3. un approccio storico interno alla filosofia occidentale che sappia però andare oltre i lavori già realizzati, prendendo da un lato in considerazione le storiografie filosofiche e dall’altra una consapevolezza effettiva delle civiltà “orientali”. Tu hai giustamente e dottamente citato Numenio di Apamea, ma avresti potuto citare altri autori compresi tra il II sec. d. C. e i primissimi decenni del XIX sec. Dico ciò per rendere chiara una cosa sempre taciuta nei manuali: la tesi dell’origine orientale è stata per un lunghissimo periodo una tesi ovvia, come l’attuale unicità della filosofia greca. Questa seconda tesi ha anch’essa una storia ben precisa, che erroneamente viene fatta risalire a Hegel, ma che affonda le sue radici almeno nel Seicento, restando marginale fino a Hegel, ma rafforzandosi già nel secondo Illuminismo.
Il secondo approccio, la liquidazione per arrogante incompetenza di chi ha formulato le tesi, è stata mia per anni. Ora, in un processo di maturazione, sto realizzando il terzo approccio, più serio e produttivo, in un dottorato. Questo anche per rispondere a chi simpaticamente ha detto: ma a chi importa? Non è un “falso problema”! Perché, qui gli analitici più intransigenti ed antistorici mi odieranno, un problema che ha millenni di storia non è mai “storicamente falso”, in quanto è esistito, indipendentemente dalle risposte. Scusate la lunghezza, ma il post mi ha positivamente provicato.
Caro asè, pretendere di trattare conclusivamente una tesi “corposa” come quella dell’origine orientale della filosofia, vuoi in poche righe introduttive di manuale, vuoi nel post di un blog, sia per affermarla sia per confutarla, è un progetto ambizioso – e un tantino imprudente. Senz’altro una tesi di dottorato è un luogo più opportuno per affrontare la questione, che richiede conoscenze storiche e culturali notevoli. Perciò buona ricerca! – e, se ti va, tienici aggiornati sui suoi esiti.
Salve,
sto lavorando a una tesi sulla questione. Ho apprezzato il tuo commento Asè e la penso come te: mi daresti qualche indicazione più precisa? Una bibliografia di riferimento?
Grazie.
Una questione davvero interessante che, anche se irrilevante per alcuni, è cruciale per molti altri aspetti. Riconoscere una non autenticità della nascita della filosofia nell’antica Grecia cambierebbe quelle che sono le conoscenze attuali, trasformate in dogmi della sapienza. Ma la filosofia non tende proprio ad abbattere quei dogmi che cerchiamo di intrufolare a tutti i costi per sentirci più sicuri e meno persi? E il filosofo non è, o dovrebbe essere, colui che trova la sua serenità proprio nell’abbattere con razionalità e curiosità questi paradigmi?