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Nietzsche, Bergson, Husserl, Heidegger, Deleuze: sul divenire eracliteo (9)

Nietzsche, Bergson, Husserl, Heidegger, Deleuze: sul divenire eracliteo (9)

Dic 24

 

 

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9. Bergson: il problema della simultaneità

 

Un concetto di simultaneità statica, intendendo con ciò una specie di presente immobile, come le famose simultaneità che secondo Bergson noi contiamo nel pendolo, comporterebbe un tempo unico ed universale. Possiamo immaginare diversi individui che compiono azioni diverse allo stesso tempo: questa sarebbe una simultaneità statica, essa comporterebbe uno stesso tempo o tempo unico in cui tutte quelle azioni avvengono. Se invece negassimo questa simultaneità, proprio affermando, come ho già detto, che quel presente contraddice il tempo, otterremmo la negazione automatica dell’esistenza di un solo tempo e di conseguenza l’affermazione dell’esistenza di più tempi. Basta solo questo ragionamento a portare all’idea dell’esistenza di più tempi senza formule matematiche, senza la relatività di Einstein, solamente facendo uso di un argomento logico-filosofico. Lo stesso Bergson, quando afferma che noi duriamo e che quello che vediamo non sono che dei processi, negando il tempo omogeneo, quindi il tempo universale, arriva ad affermare che vi sono più tempi, in un certo senso. Bergson leggeva Einstein, ma alla stessa conclusione si può arrivare per una via diversa da quella fisica. Questo fatto, tuttavia, lascia ancora aperto un problema: quello della simultaneità.

Com’è che ci appare che più cose avvengono allo stesso tempo? Bergson distingue la simultaneità nell’istante e la simultaneità di flusso. Si parla di istanti solo quando ci si riferisce al tempo spazializzato, se invece ci volgiamo alla durata la simultaneità è di flusso. Dice Bergson che la durata è “continuazione di ciò che non è più in ciò che è”, è un puro flusso. Due durate possono coesistere perché hanno lo stesso ritmo. La simultaneità di flusso, dice Bergson, si può comprendere quando pensiamo a flussi esteriori che occupano la medesima durata della nostra: in quel caso abbiamo a che fare con una simultaneità di flusso. Bergson afferma che se percepiamo tre eventi distinti possiamo convertirli in uno solo, giacché la nostra attenzione può abbracciare tutti quei flussi in uno solo nel nostro, nel qual caso si dà appunto una simultaneità di flusso. L’altro tipo di simultaneità dovrebbe presupporre un punto di arresto della durata. Ciò è impossibile, dal momento che il corso del tempo non si arresta mai. Bergson spiega che coerentemente con la loro teoria i sostenitori della Relatività del tempo parlano di simultaneità di flusso, tuttavia quando si parla del famoso spazio-tempo, non si fa altro che considerare il tempo come quarta dimensione dello spazio, il che vorrebbe dire spazializzare di nuovo il tempo. La fisica, la matematica e la geometria non possono fare a meno di pensare un tempo e uno spazio omogenei, ma questo non è che una convenzione utile a quelle materie. Ciò non significa che esse hanno torto, significa che si tratta di un altro punto di vista sulla realtà. Se invece consideriamo la durata reale, le cose stanno in modo assai diverso.

 

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