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Nietzsche, Bergson, Husserl, Heidegger, Deleuze: sul divenire eracliteo (20)

Nietzsche, Bergson, Husserl, Heidegger, Deleuze: sul divenire eracliteo (20)

Feb 10

 

 

Articolo precedente: Nietzsche, Bergson, Husserl, Heidegger, Deleuze: sul divenire eracliteo (19)

 

20. Heidegger: lezioni su Eraclito

 

Heidegger tiene due corsi su Eraclito, uno nel 1943 e l’altro nel 1944. Il primo corso ricerca l’origine del pensiero greco rivolgendosi ad Eraclito in quanto filosofo pre-metafisico e pensatore dell’Essere. La seconda lezione, invece, riguarda il tema della logica come scienza del logos. Il primo corso comincia con la presentazione di due aneddoti famosi su Eraclito: nel primo Eraclito si riscalda presso un forno, degli efesi lo guardano e si stupiscono di trovarlo in quel luogo, al che Eraclito osserva che anche in quel posto abitano gli dei; nel secondo Eraclito si trova a giocare a dadi con dei bambini davanti al tempio di Artemide, degli efesi si stupiscono di trovarlo indaffarato in simili attività infantili ed Eraclito osserva che ciò è sempre meglio che parlar di politica con loro. Heidegger spiega che in ognuna di queste vicende il pensatore viene trovato indaffarato nella sua quotidianità; i soggetti speravano di coglierlo proprio nel momento di maggiore fecondità della sua attività pensante, invece rimangono sorpresi di trovarlo in situazioni che non si confanno all’immagine che hanno del pensatore.

L’analisi di Heidegger su Eraclito si concentra sui vari frammenti citati durante le lezioni, dei quali compie una vera analisi quasi filologica. Ogni frammento viene da lui tradotto cercando di trasmettere quello che poteva essere il vero significato di certi termini greci antichi che il filosofo adopera. Tuttavia tutta la lettura heideggeriana di Eraclito non nasconde una certa soggettività o prospettiva unica propria di Heidegger, il quale legge Eraclito come pensatore pre-metafisico a partire da una sua concezione della metafisica come rovesciamento del rapporto tra essere ed ente. Il tentativo di comprendere Eraclito quindi è il tentativo di comprendere il pensiero greco dell’Essere prima che esso subisca la svolta metafisica con Platone. Heidegger si è sempre posto come obbiettivo il ritorno al pensiero dell’Essere e del suo senso; l’analisi di Eraclito dovrà quindi essere un’analisi di questo elemento fondamentale. Eraclito è il pensatore dell’Essere e il pensatore del logos, ma il logos è l’Essere.

Heidegger non condivide assolutamente la visione nietzscheana di Eraclito. Mentre Nietzsche fa di Eraclito il pensatore dionisiaco per eccellenza, Heidegger vede invece il pensiero apollineo in Eraclito. La dea di Eraclito, afferma Heidegger, è Artemide: la dea della lira e dell’arco, la dea della vita e della morte, dunque la dea degli opposti. Artemide non compare solo nel secondo aneddoto, ma anche in un frammento eracliteo da me già citato. Artemide, sorella gemella di Apollo, è dea della caccia e della fertilità. Ad Efeso si ergeva il tempio della dea Artemide, considerato in passato una delle sette meraviglie del mondo. Proprio davanti a quel tempio Eraclito giocava a dadi.

Heidegger incomincia l’analisi del pensiero di Eraclito dal frammento 16, secondo la numerazione di Hermann Diels. Il frammento dice:

Di fronte a ciò che mai tramonta, come potrebbe nascondersi qualcuno? [5]

Ciò che mai può tramontare viene identificato da Heidegger con ciò che eternamente sorge. Ma il sorgere e il tramontare non sono altro che aspetti di un solo processo e per questo Eraclito li identifica, dicendo che il nascimento ama nascondersi. Avviene qui una specie di identificazione degli opposti che sembra violare palesemente la logica. Sembra che Eraclito voglia affermare una contraddizione, ma, a veder meglio, dal punto di vista del processo il sorgere è già un tramontare. In questo movimento, nonostante il conflitto di tutti gli opposti e di ogni cosa, gli opposti si uniscono. La concezione eraclitea del sorgere e del tramontare viene illustrata da Heidegger tramite l’immagine suggestiva del fuoco che divampa in una grande fiammata, il quale nel momento in cui sorge rilascia il suo potente bagliore, ma già comincia a tornare nell’oscurità per poi scomparire del tutto. Heidegger legge il sorgere eracliteo come il dischiudersi: l’apertura della radura luminosa (Lichtung). Questo processo richiama quello dello svelamento e del velamento che si dà nella scoperta dell’ente secondo Heidegger. In questa concezione heideggeriana la verità diventa interpretazione e noi stessi siamo nella verità, dato che il disvelamento è lo stesso movimento dell’Esserci che scopre l’ente.

Nel secondo corso Heidegger si concentra sul concetto di logica in Eraclito, intendendo per logica la scienza del logos. In questo caso Heidegger cita l’unico e famoso passaggio di Eraclito sul logos:

Per chi non ascolta me, bensì l’espressione, sapienza è riconoscere che tutte le cose sono una sola. [56]

Colli traduce logos con espressione. La logica si rapporta al logos come oggetto della sua scienza. Logos vuol dire molte cose: ragione, verbo, discorso. Tuttavia, sottolinea Heidegger, la logica non è solo relativa al linguaggio: vi sono una logica del linguaggio e una logica delle cose. Queste due forme di logica sembrano presupporsi a vicenda: le cose devono avere una logica, ma la logica delle cose non può essere colta senza il pensiero. Quando il logos è pensato come pensiero e linguaggio si sta pensando il logos come specificità umana, ovvero dell’uomo razionale. Questa nozione di logos in realtà andrebbe riportata ad una tradizione post-eraclietea, agli sviluppi di Platone ed Aristotele. Invece il logos di Eraclito è inserito direttamente nelle cose. Il logos è la logica delle cose, in base alla quale tutti gli opposti nel loro apparente conflitto sarebbero la stessa cosa, sarebbero Uno. Questo è il significato del frammento di Eraclito: chi ascolta non me, bensì il logos sapienza è che ogni cosa è Uno.

Heidegger nella lezione riscopre un antico concetto di logica quasi dimenticato, una logica che non è solo del linguaggio ma è inscritta direttamente nell’ente ed è il movimento stesso dell’ente.

 

Note

[55] Colli, Giorgio (a cura di), La sapienza greca. Eraclito (vol. III), Adelphi, Milano, 2006, p. 95.

[56] Colli, Giorgio (a cura di), La sapienza greca. Eraclito (vol. III), Adelphi, Milano, 2006, p. 21.

 

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