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Il viaggio in Tibet di Ippolito Desideri (2)

Il viaggio in Tibet di Ippolito Desideri (2)

Ago 25

 
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La figura di Ippolito Desideri (1)

Ippolito Desideri (Pistoia, 21 dicembre 1684 – Roma, 14 aprile 1733) fu il primo esploratore di lingua italiana a indagare e a conoscere la lingua, la cultura e le credenze del Tibet. Prese nota di ciò che vide riportandolo nella celeberrima Relazione ed in altre opere svelate centocinquant’anni dopo la sua morte. I suoi scritti infatti, realizzati in un’epoca non ancora pronta alla sua apertura mentale, furono volutamente nascosti per un secolo e mezzo. Siamo agli inizi del 1700 ed il suo metodo d’indagine, strutturalmente sviluppatosi in ambito teologico, si distingue per curiosità, apertura, umiltà e finezza intellettuale. Ecco perché il potenziale della sua ricerca non verrà compreso dai suoi contemporanei. Come affermerà nel 1943 il tibetologo Giuseppe Tucci:

L’opera di Desideri fu in anticipo sui tempi. I segreti delle speculazioni del buddhismo Mahāyāna che cominciarono ad essere rivelati dall’erudizione orientalistica degli ultimi anni del secolo scorso, sono già chiari nelle scolastiche architetture logiche della sua relazione. Chi ha detto meglio del Desideri che il buddhismo malgrado i suoi ideali è una religione senza dio personale? [1]

I suoi scritti furono ignorati, sottostimati e perfino diffamati o riportati con grandi errori. Se l’opera del gesuita pistoiese fosse stata conosciuta avrebbe cambiato il corso degli studi orientali e, secondo Fosco Maraini, oggi «parleremmo dell’autore come d’un Marco Polo, d’un Cristoforo Colombo dello spirito» [2].

Dalle opere, non è facile ricostruire la sfera personale del missionario pistoiese: è riservato, non parla mai di sé. Da lui non sappiamo nulla della famiglia, dei suoi studi, dei suoi sentimenti. Conferma una volta sola la vocazione missionaria: apprendiamo che si sentiva «da un interno impulso chiamato alle Missioni alle Indie», accenno inserito nella parte iniziale della seconda stesura de La relazione. Come descritto da Gian Carlo Roscioni, è la coniugazione dello spirito eroico di avventura con l’ansia di ricerca interiore per «rinnovare, insieme con se stesso, il mondo» [3]. In lui infatti si scopre una curiosità fuori dal comune, che lo fa essere uno scopritore, un pioniere fra i viaggiatori ancor prima che un inviato di Propaganda Fide. Non tiene conto dei disagi e dei pericoli, si imbarca verso i luoghi remoti anelati in cui molto c’è da apprendere. Le prime scoperte ed intuizioni saranno perciò di ordine geografico.

Scrive del Kashmir e «degli uomini da carico che vanno a prendere e portare tali lane molto bianche, lunghe e finissime, comprate a vilissimo prezzo» [4]. È il primo europeo a visitare e descrivere il monte Kailāś ed il lago Manasarovar. Intorno al Kailāś identifica lo snodo idrografico in cui hanno origine i più importanti fiumi del subcontinente indiano: l’Indo nella valle di Leh, il Sutlej affluente dell’Indo, il Karṇālī che attraverso il Gaghara si immetterà nel Gange e lo Yarlung Tsangpo che diventerà poi il Brahmaputra [5].

È incredibile la lucidità ed acutezza di ragionamento nella precisa descrizione dell’effetto dell’altitudine sulla respirazione e sul conseguente malessere, accusato nell’attraversamento del Thung-la a 5480 metri sulla via del ritorno attraverso il Nepal. Respingendo le leggende secondo cui il mal di montagna deriva da malefiche o demoniache esalazioni del terreno (avvalorate da altri viaggiatori anche nel secolo successivo al suo), chiarisce che il malessere invece dipende dalla «gran sottigliezza ed acutezza dell’aria» ed all’interno dei rifugi «l’aria vien più sottigliata dal fuoco che si fa per sollievo al freddo e per cuocer» [6]. È una straordinaria anticipazione della scoperta dell’ossigeno e dei processi di combustione e respirazione che saranno definitivamente chiariti da Lavoisier mezzo secolo più tardi [7].

La notevole modernità della trattazione desideriana è dimostrata dal ricorso a fonti autorevoli sul Tibet (da Marco Polo ad Athanasius Kircher), con le puntuali notazioni al riguardo. Diventa perciò condivisibile – come sostenne Giotto Dainelli – che

Padre Desideri da Pistoia segna il termine di un lungo periodo, che ha i suoi inizi nella lontana antichità, e segna anche il principio dei progressi moderni della conoscenza. [8]

Concetti e criteri di falsificabilità o verificabilità possono essere riscontrati in nuce in alcuni aspetti dell’indagine desideriana. Interessante è la viva testimonianza di cosa significasse viaggiare a quell’epoca: all’interno della descrizione del passaggio della linea equatoriale sfata l’idea che i malesseri fossero da essa causati. Li imputa invece ai «penetranti calori» per la mancanza dei venti.

L’invermirsi e rendersi talvolta molto puzzolente l’acqua, insegna l’esperienza che non proviene dal passaggio della linea ma talvolta dalla qualità dei vasi; qualche volta dallo star lungo tempo in basso chiusa e senza esalo e molte volte dalla qualità stessa dell’acqua. [9]

Ed ancora parla delle tartarughe che anche per lui sono state unico sostentamento per alcuni giorni di navigazione:

Di tali tartarughe se ne presero circa cinquanta che ci bastarono per più di tre settimane. Ogni giorno dopo pranzo se ne ammazzavano due e queste bastavano a dar per un giorno intero a mangiar copiosissimamente a tutta la nave cioè a più di cento sessanta persone senza mangiar altra cosa fuor di esse, eccettuato il pane o il biscotto. [10]

Ciò che sorprende è l’intuizione ecologica che si può scorgere all’interno della sua descrizione:

In altri tempi v’era gran copia di sterminatissime tartarughe sì di mare come di terra […] ma avendone fatto per molti anni un grandissimo sciatto, si stenta adesso moltissimo a trovarne alcuna. [11]

Di estremo interesse è il modo in cui ci presenta le tartarughe di mare, del tutto uguali a quelle di terra, salvo per «le mani piatte e larghe e ciò serve loro per esser più adatte al notar del mare» [12]. Balza all’occhio il termine “adatte” che ci proietta alle Galapagos. Ma la teoria evolutiva di Charles Darwin arriverà un secolo abbondante dopo le intuizioni di Desideri.
 

Note

[1] TUCCI 1943, pp. 215-231. Giuseppe Vincenzo Tucci (Macerata, 5 giugno 1894 – San Polo dei Cavalieri, 5 aprile 1984) è stato un orientalista, esploratore e storico delle religioni italiano. Autore di circa 360 pubblicazioni, tra articoli scientifici, libri ed opere divulgative, condusse diverse spedizioni archeologiche in Tibet, India, Afghanistan ed Iran. Durante la sua vita, era unanimemente considerato il più grande tibetologo del mondo.

[2] MARAINI 1984. Fosco Maraini (1912 – 2004) orientalista, etnoantropologo, alpinista scrittore e filosofo. Autore di importanti opere sul Giappone e di Segreto Tibet.

[3] ROSCIONI 2001, p.34.

[4] MITN 1952-56, II, pp. 161, 168.

[5] Si veda S. Hedin, Southern Tibet (nota 10 p. 278). Talvolta, dimenticando Desideri, il veterinario ed esploratore inglese William Moorcroft (1770-1825) viene considerato il primo europeo giunto nella zona del Kailas. Egli in realtà fu soltanto il primo a rivelarne l’esistenza all’occidente in quanto la Relazione di Desideri era sepolta negli archivi.

[6] MITN 1952-56, VII, pp. 3-4.

[7] Antoine-Laurent Lavoisier (Parigi, 26 agosto 1743 – Parigi, 8 maggio 1794) è stato un chimico, biologo, filosofo ed economista francese. Fu uno dei più importanti personaggi della storia della scienza: enunciò la prima versione della legge di conservazione della massa, riconobbe e battezzò l’ossigeno (1778) e l’idrogeno (1783), confutò la teoria del flogisto ed aiutò a riformare la nomenclatura chimica. È universalmente riconosciuto come il “padre della chimica”. È stato anche il primo a scoprire la stretta relazione esistente fra combustione e respirazione polmonare mettendo in rilievo il ruolo svolto dall’aria in ambedue i processi.

[8] DAINELLI 1929, pp. 101-109.

[9] MITN 1952-56, V, p. 127.

[10] MITN 1952-56, VII, p. 90.

[11] MITN 1952-56, VII, p. 86.

[12] MITN 1952-56, VII, p. 89.
 

Bibliografia

DAINELLI 1929
Dainelli G., Italiani nel Caracorum, in «Nuova Antologia», 1 maggio 1929, p. 1371.

MARAINI 1984
Maraini F., Quel gesuita che scriveva in tibetano, in «La Nazione», 16 dicembre 1984, p. 3.

MITN 1952-56
L. Petech (a cura di), I missionari italiani nel Tibet e nel Nepal, Libreria dello Stato, Roma (vol. II de «Il Nuovo Ramusio» suddiviso in 7 tomi. Raccolta di viaggi, testi e documenti relativi ai rapporti tra l’Europa e l’Oriente, a cura dell’IsMEO).

ROSCIONI 2001
Roscioni G. C., Il desiderio delle Inde. Storie, sogni e fughe di giovani gesuiti italiani, Einaudi, Torino 2001.

TUCCI 1943
Tucci G., Le missioni cattoliche e il Tibet, in C. Costantini, P. D’Elia e altri (a cura di), Le missioni cattoliche e la cultura dell’Oriente, IsMEO, Roma 1943, pp. 225-229.
 
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