L’Inno a Zeus (<*Dyeus) di Cleante
L’Inno a Zeus (<*Dyeus) di Cleante
Dic 26Tra gl’immortali illustre, dai più nomi,
onnipotente sempre,
Giove, della natura creatore,
tu che governi il tutto con la legge,
salve, ché fasto a tutti i mortali è
porgere a te il saluto:
della tua gente infatti siamo, avendo
avuto in sorte l’imitazione
della parola, soli tra i mortali
quanti vivono e camminano sulla
terra, onde inneggerò a te e canterò
sempre la tua potenza.
Ecco: te tutto questo cosmo, torno
alla terra volvente,
segue laddove porti e volentieri
in tuo potere sta;
tale ministro tieni nelle mani
invitte, il biforcuto, fiammeggiante,
sempre vivente fulmine: difatti
sotto il suo colpo tutte
le opere di natura son compiute;
dirigi grazie a lui l’universale
legame, che si diffonde
dappertutto, mischiandosi alle grandi
luci e alle piccole.
Perciò tu, essendo tanto grande, sei
supremo re dell’universo intero.
Opera alcuna non avviene sulla terra
senza di te, dio,
né lungo la divina volta eterea
né dentro il mare, tranne
quanto i cattivi fan per la stoltezza
loro; però tu pur gli eccessi sai
rimetter nella norma e ordinare
il disordine e t’è amico il nemico.
Infatti così hai reso armoniosi
in un tutti i valori con i mali,
di modo che ci fosse un sol legame
con tutto sempre essente,
dal quale in fuga se ne vanno quanti
di tra i mortali sono malvagi,
disgraziati, i quali, pur bramando
il possesso di beni sempre, né
vedon del dio la comune legge
né l’odono; seguendola con senno
avrebbero invece una vita degna.
Essi però si slancian dissennati
verso l’un male o l’altro,
alcuni avendo lacerante sete
di gloria, ed altri volti verso il
lucro disordinato, ed altri ancora
verso il lasciarsi andare e le piacevoli
opere corporee.
Desiderano il bene, ma si portan
di qua e di là brigando assai perché
tutto l’opposto avvenga.
Ma Giove, donator di tutto, cinto
di nere nubi, dal lucente fulmine,
l’imperizia penosa dagli uomini
storna, tu padre spargila lontano
dall’anima e a questa
da’ d’attingere a quella conoscenza,
nella quale fidando tu governi
il tutto con giustizia,
di modo che, onorati,
possiamo ricambiarti con onore,
di continuo inneggiando all’opre tue,
come convien a chi
è mortale, giacché né per gli uomini
né per gli dei un’altra maggior grazia
c’è che l’eterna legge universale
con giustizia lodare.