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Una introduzione al dibattito sulle proprietà (2)

Una introduzione al dibattito sulle proprietà (2)

Gen 11

Articolo precedente: Una introduzione al dibattito sulle proprietà (1)

 

Realismo e Nominalismo (1)

Ciò che rende problematico definire e classificare le proprietà è il loro essere uno e molti allo stesso tempo. Sellars introduce il problema proprio in questi termini.

[…] il problema degli universali in senso moderno (ossia il problema dello status di entità come le qualità, le relazioni, le sorte, i generi e le classi in quanto distinte dalle loro esemplificazioni e dai loro membri) è il problema «dell’uno e dei molti» [1].

Nonostante vi siano molte tonalità di verde e molti enti verdi per indicare questa proprietà facciamo uso di un solo aggettivo: ‘verde’, e consideriamo il verde presente in tutti gli enti che lo esemplificano. Da un punto di vista ontologico, se si considera il Verde un’unica proprietà, sarà necessario spiegare in che modo quest’ente singolo possa trovarsi in tutti gli enti verdi contemporaneamente. Da un punto di vista linguistico, invece, se si considera l’aggettivo ‘verde’ o il predicato ‘essere verde’, sarà necessario spiegare in che modo un termine possa avere un significato univoco pur riferendosi contemporaneamente a più sfumature dello stesso colore.

La soluzione che il Realismo offre a questi problemi risale a Platone [2], ed è stata difesa recentemente da Russell (1912). Il tratto caratteristico di questa proposta consiste nel considerare gli universali come enti realmente esistenti, in questo modo alla proprietà verde corrisponderà un ente universale: il Verde [3], esistente in un qualche luogo. Russell ha cautamente riformulato questa tesi pronunciandosi a favore di una sussistenza degli universali.

Ciò che molti diversi pensieri della bianchezza hanno in comune è il loro oggetto, e questo oggetto è diverso da tutti quei pensieri. Gli universali non sono dunque pensieri, benché quando sono conosciuti siano gli oggetti dei pensieri […] Così esistono i pensieri e i sentimenti, le menti e gli oggetti fisici. Ma gli universali non esistono in questo senso; diremo che essi sussistono o sono, dove «essere» si contrappone a «esistere» in quanto fuori dal tempo. Il mondo degli universali può dunque definirsi anche come il mondo dell’essere […] [4]

Un Realismo così formulato ritiene la sussistenza degli universali indipendente da – e precedente a – l’esistenza degli enti che lo esemplificano. L’universale in quanto ente eterno e immutabile esisterebbe da prima degli enti in cui compare e si parla in questo caso di un Realismo ante-rem. L’universale Verde ad esempio sussisterebbe anche qualora il mondo fosse privo di oggetti verdi.

Chi ritiene il realismo così formulato una proposta convincente sulle proprietà, può facilmente definire aggettivi e predicati indicando universali come riferimento. Il significato di un aggettivo come ‘verde’ altro non sarebbe in questo caso che l’universale Verde [5]. Da un punto di vista ontologico invece, il Realismo spiegherà la presenza contemporanea di un universale in molti enti o tramite esemplificazione o tramite possesso. Nel primo caso, il particolare ente verde verrà considerato un esempio dell’universale, una sua copia imperfetta; nel secondo, si riterrà invece che il particolare ente verde possegga la proprietà universale. Russell in particolare si esprime a favore di questa seconda possibilità.

Prendiamo ad esempio l’universale bianchezza. Se crediamo nell’esistenza di questo universale, diremo che le cose sono bianche perché possiedono la qualità della bianchezza [6].

Tra i diversi problemi che il Realismo ante-rem deve affrontare ne considereremo due senza tuttavia approfondirli. Il primo problema consiste nel dimostrare in che modo enti come gli universali possano esistere [7], il secondo consiste nel chiarire quale tipo di rapporti possano instaurarsi tra enti particolari e gli universali; in che modo infatti potrebbe un ente particolare possedere o esemplificare un universale che gli è ontologicamente così diverso? [8]

 

Note

[1] Sellars W., (1963), pag. 357.

[2] Il termine usato da Platone è Eidos, ovvero forma. Questo termine geometrico stava a indicare enti esistenti nel mondo iperuraneo, modelli eterni e immutabili delle proprietà presenti nel mondo reale.

[3] In questi articoli utilizzerò la lettera maiuscola per riferirmi agli universali.

[4] Russell B., (1912), pag. 336-337.

[5] Da segnalare però come questa soluzione comporti un immenso proliferare di universali, a ogni sfumatura di ogni colore infatti dovrà corrispondere un diverso universale.

[6] Russell B., (1912), pag. 334.

[7] Certamente Russell non porrebbe il problema in questi termini dato che egli sostiene la sussistenza e non l’esistenza degli universali. Ciò nondimeno si pone per il realismo ante-rem la necessità di mostrare come enti universali possano appartenere a un presunto mondo dell’essere.

[8] Platone stesso tentò nel Parmenide di fornire risposte a questi problemi non riuscendoci del tutto. Per il testo di Platone e le aporie del testo un riferimento può essere l’introduzione al testo di Ferrari F. indicata in bibliografia come Ferrari (2004).

 

Bibliografia

  • Ferrari F., a cura di, (2004), Platone, Parmenide, Rizzoli, Milano;
  • Russell B., (1912), Le proprietà come entità universali, tratto da Il mondo degli universali, all’interno di Metafisica classici contemporanei;
  • Sellars W., (1963), Le proprietà come costrutti linguistici, tratto da Le entità astratte, all’interno di Metafisica classici contemporanei.

 

Articolo successivo: Una introduzione al dibattito sulle proprietà (3)

 

 


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